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Gallura, centrale eolica "Eolia": GrIG chiede lo stop in sede di VIA

La centrale eolica prevede l’installazione di 25 aerogeneratori alti fino a 200 metri

Gallura, centrale eolica
Gallura, centrale eolica
Olbia.it

Pubblicato il 19 November 2025 alle 12:00

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Olbia. Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha depositato oggi, 19 novembre 2025, un atto di intervento nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa al progetto della centrale eolica “Eolia”, proposta dalla società lombarda NVA 5 s.r.l.. L’impianto sarebbe localizzato nei territori comunali di Berchidda, Monti, Telti, Olbia e Padru, in piena Gallura.

Secondo l'autorevole associazione ecologista, il progetto presenta numerose criticità tali da rendere impossibile una valutazione favorevole.

La centrale eolica prevede l’installazione di 25 aerogeneratori alti fino a 200 metri, per una potenza complessiva di 150 MW, oltre a nuove linee elettriche, viabilità interna, stazioni di trasformazione e significativi sbancamenti. Gli interventi interesserebbero aree ricche di corsi d’acqua, boschi e macchia mediterranea.

Il GrIG segnala inoltre la presenza diffusa di boschi vincolati ai sensi del Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. 42/2004) e il coinvolgimento di zone ricadenti nella Rete Natura 2000, in particolare le ZSC Campo di Ozieri – Pianure fra Tula e Oschiri (ITB011113) e ZSC Monte Limbara (ITB011109).

L’impianto ricadrebbe inoltre entro la fascia dei tre chilometri dai confini di aree tutelate, fascia che – come ricorda il GrIG – impone particolari cautele in attesa della piena attuazione della normativa sulle aree non idonee alle rinnovabili (D.M. Ambiente 21 giugno 2024 e L.R. Sardegna n. 20/2024).

Una parte significativa delle zone interessate dagli interventi è stata colpita da incendi negli ultimi anni. La legge 353/2000 vieta qualunque modifica della destinazione d’uso per 15 anni e impedisce la realizzazione di attività produttive per i 10 anni successivi. Un vincolo, secondo il GrIG, completamente ignorato nel progetto.

Fra le criticità segnalate, l’associazione sottolinea: l'assenza di valutazioni sugli impatti cumulativi, obbligatorie per legge in presenza di altri progetti energetici nella stessa area; l'assenza di una fideiussione adeguata per garantire il ripristino ambientale e la copertura di eventuali danni nelle fasi di cantiere, esercizio e decommissioning.

Alla luce di questi elementi, il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere un diniego alla compatibilità ambientale dell’opera, informando anche il Ministero della Cultura, la Regione Sardegna, le Soprintendenze competenti e i Comuni coinvolti.

Nella seconda parte del comunicato, l’associazione allarga lo sguardo al fenomeno definito “speculazione energetica”, citando dati e documenti ufficiali per evidenziare – a suo dire – un rischio di trasformazione della Sardegna in una “piattaforma produttiva” per l’energia rinnovabile destinata altrove.

Secondo quanto riportato dal GrIG: in Sardegna le richieste di connessione alla rete per nuovi impianti da rinnovabili hanno raggiunto 50,14 GW, pari a 26 volte la potenza oggi installata. L’energia prodotta supererebbe di gran lunga il fabbisogno regionale e non potrebbe essere esportata, nonostante il futuro Thyrrenian Link. I costi dell’energia non assorbita ricadrebbero sulle bollette dei cittadini, attraverso i meccanismi di dispacciamento.

L’associazione richiama anche due note ufficiali della Soprintendenza speciale PNRR, che hanno evidenziato già nel 2023 e 2024 un rischio concreto di “sostituzione del patrimonio culturale e paesaggistico con impianti di taglia industriale”, ben oltre gli obiettivi europei al 2030.

Il gruppo ecologista propone una soluzione alternativa: definire a livello statale il fabbisogno energetico reale; individuare, dopo VAS e confronto con Regioni e Comuni, le aree idonee dove installare gli impianti; procedere tramite bandi pubblici.

Inoltre, richiama gli studi dell’ISPRA e del GME, che stimano una potenza installabile fra 70 e 96 GW sui tetti degli edifici italiani, senza consumo di suolo, né impatti paesaggistici.


L’appello ai cittadini: “Firmate la petizione contro la speculazione”

Il GrIG invita infine i cittadini a opporsi alle installazioni giudicate speculative e a sostenere la petizione “Sì alle energie rinnovabili, no alla speculazione energetica!”, che ha superato le 22 mila firme. “Siamo ancora in tempo per cambiare registro. In meglio”, conclude il comunicato.

Petizione: https://chng.it/MNPNNM9Q62