Wednesday, 18 June 2025
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Pubblicato il 18 June 2025 alle 13:45
Olbia. All’altezza di Binzolas, un riccio schiacciato sull’asfalto: le spine ancora lucide nella luce dell’alba. Poco dopo il bivio per Cala Sassari, un cinghialetto di nemmeno due mesi giaceva squartato sul ciglio dell’asfalto (vedi foto). Da ieri, martedì 17 giugno, non c’è più: evidentemente è stato prelevato e portato via. La settimana scorsa era toccato a un volpacchiotto e a una tartaruga. È così, ogni giorno. Percorro questa Strada Provinciale 82, che collega Olbia a Golfo Aranci lungo uno degli istmi più suggestivi della Sardegna nord-orientale, e ogni giorno assisto alla stessa scena: una strage silenziosa. Certo, direte, non accade solo qui. Ma io questa strada percorro e questo vedo.
Un tratto breve, trafficatissimo, trasformato in un teatro quotidiano di morte. Cinghiali, volpi, tartarughe, gatti, cani randagi, gabbiani, donnole, bisce, ricci, piccioni, barbagianni, passeri, allodole, uccellini di vario genere: un elenco che si allunga giorno dopo giorno. Chi percorre la SP 82 lo sa: è difficile passare una settimana senza vedere un animale senza vita ai margini o sull’asfalto. Parlerei di decine di animali uccisi ogni mese, una stima prudente basata sulla semplice diretta osservazione. E dietro ogni corpo non c’è solo un dramma ambientale, ma anche danni economici e rischi reali per le persone: veicoli distrutti, incidenti sfiorati, polizze assicurative più care, rimborsi per danni arrecati alle auto dagli animali selvatici.
Circa cinque anni fa — lo ricordo con orrore — non meno di quattro, cinque cinghialetti erano stati sparsi come birilli qua e là sull’asfalto all’uscita del tunnel di Moriscu. Ma a quanto andava quel pazzo che guidava, a trecento orari? Non mancano i casi gravi. Pochi mesi dopo, sempre all’uscita del tunnel di Moriscu, un maiale di oltre un quintale venne travolto da una grossa berlina: l’animale morì sul colpo, l’auto distrutta, il conducente salvo per miracolo. Un episodio che poteva trasformarsi in tragedia. Ma non è un caso isolato. Circa un mese e mezzo fa, stavolta poco prima del tunnel, in direzione Golfo Aranci, una donna che si stava recando al lavoro ha investito un grosso cinghiale. L’impatto è stato così violento che la signora ha dovuto ricorrere alle cure mediche, con quindici giorni di malattia e il collare cervicale per le conseguenze dello scontro.
Durante la primavera e l’estate le tartarughe in amore tentano di attraversare la carreggiata. Le volpi giovani, inesperte, finiscono falciate. I ricci, lenti e notturni, schiacciati quasi sistematicamente dai pneumatici. E non è tutto. Dopo arrivano i gabbiani, attratti dai cadaveri come i corvi, ma con una differenza: a causa delle ali grandi e del decollo lento spesso non fanno in tempo a salvarsi, trasformandosi da spazzini in nuove vittime, travolti dalle auto che sfrecciano.
La SP 82 attraversa un istmo naturale stretto, un corridoio verde di macchia mediterranea, habitat ideale di una biodiversità che in molti ci invidiano. Eppure, lungo questo corridoio nessun cartello avvisa del pericolo. Nessun segnale ricorda che la strada è anche attraversata da vita, non solo da automobili.
La competenza della SP 82 è ora della Provincia del Nord-Est Sardegna a cui rivolgiamo il nostro appello per una maggiore opera di sensibilizzazione degli automobilisti. Occorre segnaletica chiara: cartelli che avvertano del possibile attraversamento della fauna selvatica, soprattutto nei punti più critici come l’uscita del tunnel e i tratti circondati da vegetazione. Occorrono misure integrative: non dico illuminazione mirata o riflettori notturni, ma magari piccoli sottopassaggi per gli animali più vulnerabili. E serve un monitoraggio sistematico del fenomeno, in collaborazione con i Comuni di Olbia e Golfo Aranci, per mappare i punti neri e gli incidenti.
Anche i cittadini possono fare la loro parte, segnalando alle autorità ogni animale investito, documentando con foto per aiutare a costruire un archivio che testimoni la gravità del problema. Possono scrivere alle istituzioni, sensibilizzare sui social, parlarne nelle comunità. Perché un cartello non fermerà chi corre oltre ogni limite, ma può salvare vite: quelle degli animali e, spesso, delle persone. I cinghiali, in particolare, ripeto, rappresentano un pericolo concreto e documentato. Il loro impatto può provocare incidenti gravissimi, talvolta mortali. Lo sappiamo tutti.
Chi arriva in Sardegna la cerca anche per questo: per la sua fauna, per la sua biodiversità, per l’autenticità inconfondibile del suo paesaggio. “Che belli i cinghiali!”, “Che graziose le tartarughe!”, “Che meraviglia i gabbiani!”. Salvo poi trovarli spiaccicati sull’asfalto, magari dopo averli investiti.
Sta a noi, sardi per primi, proteggere ciò che ci rende orgogliosi di essere unici. Non basta dirsi amanti della propria terra. Serve dimostrarlo con gesti concreti. Un cartello. Una richiesta. Un’azione. Perché l’istmo della SP 82 non deve restare una pista di morte. Deve tornare a essere ciò che la natura aveva previsto: un corridoio di vita.
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