Friday, 10 October 2025
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Pubblicato il 09 October 2025 alle 13:00
Olbia. Sandro Giordano, fotografo professionista originario di Roma, ha scelto Olbia come casa e fonte di ispirazione, ormai da un pò di tempo. Oltre ai suoi apprezzati shooting, ai servizi fotografici per eventi e ai ritratti, Giordano attraverso il nostro incontro offrirà uno sguardo su come la sua carriera si sia intrecciata con momenti storici e privati della scena pubblica italiana.
Nella sua attività quotidiana Giordano coniuga tecnica e sensibilità narrativa. Nato a Roma, ha costruito una reputazione solida per la capacità di raccontare storie attraverso l’immagine, affrontando con la stessa cura progetti personali, collaborazioni con marchi e sessioni per eventi. Olbia rappresenta per lui non solo una residenza, ma un punto di osservazione privilegiato da cui osservare la luce mediterranea e tradurla in scatti densi di atmosfera, a stretto contatto con la natura più selvaggia dell'Isola.
Un capitolo significativo della sua carriera riguarda i dieci anni in cui ha lavorato come fotografo di Silvio Berlusconi durante i soggiorni a Porto Rotondo nella sua Villa Certosa. In quel contesto esclusivo ha avuto l’opportunità di osservare da vicino una pagina particolarmente nota della storia recente, offrendo al Cavaliere una prospettiva visiva destinata a un libro fotografico commissionato e riservato a una cerchia ristretta di suoi amici. Le immagini hanno contribuito a definire una narrazione iconica, filtrata dall’obiettivo di Giordano e dalla sua sensibilità artistica.
L’intervista che accompagna questo ritratto permetterà al pubblico di riflettere sul rapporto tra etica professionale e curiosità visiva, sulla gestione della riservatezza nel racconto di luoghi privatissimi, e su come Olbia abbia arricchito Giordano come artista. Conosceremo i suoi progetti personali e la ricerca continua di una luce capace di restituire anima agli sguardi incontrati lungo il suo cammino.
L’incontro con Sandro Giordano promette di offrire un ritratto intimo di un fotografo capace di muoversi tra celebrity, architetture preziose e paesaggi sorprendenti, trasformando ogni scatto in una dichiarazione visiva. Forse uno spunto per i giovani che intendano porsi dietro l'obiettivo, per interpretare una propria visione di ciò che li circonda.
Qual è stato l’istante o l’episodio preciso in cui ha capito che la fotografia non sarebbe stata solo una passione, ma la sua strada professionale?
"Se vogliamo parlare di carriera, ho avuto la fortuna di iniziare, negli anni ‘70, quando la fotografia non immaginava minimamente lo sviluppo digitale. La mia carriera si è sviluppata tra camere oscure, riprese fotografiche, e tutto rigorosamente analogico. Con l’avvento della fotografia digitale negli anni 2000 noi della generazione analogica abbiamo subito una trasformazione quasi violenta, professionale, non facile da digerire. Questo è un mio parere personale, ma piano piano ci si è inseriti e oggi il digitale è diventato il nostro pane quotidiano. Per quanto riguarda la mia esperienza fotografica, c'è stato un momento ben preciso quando ho iniziato questa professione. Mi ricordo che nel 1973 durante una gita con mio zio appassionato di fotografia, egli scattò una foto che io vidi qualche giorno dopo sul Messaggero. Mio zio aveva questa macchina fotografica e disse: “Questa foto la dividiamo con la comunità di Sant’Egidio di Roma", in quanto avevano bisogno di un’immagine per parlare di una zona destinata alle persone anziane per le vacanze. E così andammo a trovare mia nonna e con quella macchina, mio zio scattò la foto. Dopo qualche giorno la vidi pubblicata sul Messaggero. Quel momento, lì, fu come se si fosse accesa una lampadina che mi rese consapevole della bellezza di quel fatto visto, e poi pubblicato.".
In dieci anni come fotografo di Silvio Berlusconi durante i soggiorni in Costa Smeralda, quale esperienza o aneddoto l'ha segnato di più, sia sul piano artistico che su quello umano?
"Per quanto riguarda l’esperienza che ho avuto con il Cavaliere Silvio Berlusconi in quegli anni, è inutile dire che ciò che mi ha gratificato tanto è riuscire a vedere e aver pubblicato le mie foto su due libri che sono stati realizzati da lui, a tiratura limitata, circa 2000 copie, e destinati per i suoi amici. È stato un incarico impegnativo in cui ho fotografato dettagliatamente i 70 ettari della tenuta di villa Certosa sia agli interni che gli esterni, nelle varie situazioni e in tutti i periodi dell’anno. Gli scatti sono stati raccolti in due pubblicazioni e trovare il mio nome tra i ringraziamenti nelle pagine finali è stato molto gratificante. Di lui ricordo la sua infinita gentilezza e accortezza nei miei confronti con continui ringraziamenti per il mio lavoro. Addirittura alcune delle mie foto son state utilizzate per abbellire le pareti delle stanze di villa Certosa. Questo insomma è stato uno dei riconoscimenti più belli del mio lavoro".
Come descriverebbe l’evoluzione del suo stile tra shooting di moda di lusso e il fotoreportage?
"Non posso dire di avere un mio stile personale, perché diciamo che il mio stile si è sviluppato grazie al mio passato professionale a Roma, collaborando con diversi fotografi. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa e questo bagaglio me lo sono portato appresso nella mia vita professionale. Ecco quindi che quando mi trovo davanti delle situazioni nuove, mi ricordo magari quel collega che mi ha dato la possibilità di poter imparare quel qualcosa che mi torna utile in quel momento. Questo mi porta molto spesso a risolvere molti problemi nel campo fotografico, perché questo bagaglio di esperienze posso descriverlo come il mio zaino dove dentro ho tutto ciò che mi serve. Un po' come il coltellino svizzero che all'occorrenza ti serve e risolve. Posso dire anche che la mia caratteristica maggiore è, quando lavoro con le persone, quelo di riuscire a capire il più possibile la loro personalità. Per cui conta molto l'empatia, perché mi piace che che loro sentano loro loro agio. Ad esempio le persone che vengono da me in studio dopo un po’ mi dicono "ma lo sai che mi sento come a casa, cioè mi hai fatto sentire veramente subito a mio agio". Questo è ciò che che mi piace molto del mio lavoro, perché quando parlo di fotografia, nel momento in cui realizzo ritratti o cose del genere, ma anche quando seguo, scatto dopo scatto, delle cerimonie, cerco di far capire subito che loro, con me, possono sentirsi a proprio agio".
Che consiglio darebbe a un giovane fotografo che vuole trasformare la passione in professione sostenibile e, guardando avanti su cosa sta lavorando ora o quali progetti la entusiasmano di più?
"Oggi è molto difficile viviamo in un’epoca, in un periodo di grande difficoltà, e non è facile capire cosa sarà il futuro imminente. Credo di non essere io la persona adatta a dare suggerimenti, forse, ma professionalmente posso soltanto consigliare di avere molta apertura mentale, collaborando il più possibile, e di scambiare il più possibile conoscenza. Solo così facendo e trasmettendo agli altri la nostra conoscenza potremo aiutare a migliorare, e anche migliorararci noi per primi, (in campo professionale) Io collaboro molto con altri colleghi in tutta Italia e sono divenuto ormai per loro un punto di riferimento qui in Sardegna. Consiglio comunque di non mollare mai perché oggi il mondo lavorativo- professionale è una vera giungla però chi sà lavorate bene, chi si propone bene, chi è onesto, chi è professionale, chi è coerente a se stesso, alla fine viene sempre premiato".
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