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Olbia, ecco Antonella Careddu: l'olbiese che giocava in serie A

Olbia, ecco Antonella Careddu: l'olbiese che giocava in serie A
Olbia, ecco Antonella Careddu: l'olbiese che giocava in serie A
Laura Scarpellini

Pubblicato il 21 June 2019 alle 19:58

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Olbia, 21 giugno 2019 - Durante le ultime settimane anche qui ad Olbia c'è un nuovo argomento nei bar in cui aleggia sempre lo spirito del calcio: le imprese della nostra nazionale di calcio femminile, impegnate nei Mondiali.

In effetti dopo che la rappresentanza maschile è stata tagliata fuori da questa grande giostra calcistica, ora non resta che "ripiegare" sulle imprese epiche del nostro calcio femminile. Ne sa qualche cosa a tal riguardo Antonella Careddu, olbiese con una vita dedicata ad inseguire il suo sogno calcistico.

"Ho conosciuto solo il pallone come gioco infantile e mi è sembrata la cosa più naturale possibile. Sono stata la disperazione di mia madre che mi sapeva a rincorrere un pallone di cuoio in ogni momento libero, tornando a casa con le ginocchia sbucciate. Qui ad Olbia negli anni '70 e '80, il calcio femminile aveva un forte seguito e tante ragazze come me, sognavano un futuro in serie A." Antonella ha una solarità che la rende subito simpatica, e un feeling con lo sport in genere che le consente di cimentarsi in diverse discipline, riscuotendo ad Olbia e non solo, dimostrazioni di grande stima e affetto.

"Nel '93, dopo aver militando per anni nell'Olbia e in diverse squadre sarde, sempre con grandi soddisfazioni, ho iniziato a tirare su la squadra femminile dell'Olbia calcio fino a portarla nel 2013 in serie A. Sono volati 20 anni con prima campionati in serie C, poi in serie B e finalmente nella A e A1". Continua il suo racconto dove lo sport si fonde con la sua vita personale, diventando un tutt'uno: " Una delle mie più grandi soddisfazioni è stata quella di riuscire a portare la Nazionale femminile di calcio, con la grandissima Carolina Morace, a giocare qui a pochi passi da Olbia, nello stadio di Arzachena e Abbiadori, richiamando oltre 3500 tifosi".

Quando Antonella ha poi preso l'amara decisione di tirarsi fuori dal "circo calcistico femminile", non ha di certo cessato di amarlo con l'immutato fervore degli esordi.

"Non posso non ricordare di quando da piccolina sognavo di avere gli scarpini ai piedi anzichè le " Superga", e mi bastava posizionare dei sassolini sotto la suola per simularne i tacchetti da gara.Purtroppo alla fine ci si deve scontrare con mille difficoltà e con la mancanza di guardare lontano anche da parte delle istituzioni".

La sua è quella generazione che ha combattuto le vere battaglie per conquistare quel rispetto e quella dignità che si deve alle donne quando si cimentano in discipline che per antonomasia, sono ad appannaggio del genere maschile. E a quanto pare ancora molta strada è da percorrere in tal senso.

Grande soddisfazione quindi nel seguire ai giorni nostri una nazionale rosa che arriva dove i compagni uomini hanno fallito, quindi da sfruttare il momento mediatico sotto i riflettori, che potrebbe servire per una maggiore considerazione mediatica. Ma vale la pena ricordare che in ambito domestico, specialmente qui in Sardegna poi, c'è ancora molto da fare per il calcio femminile. Ora poi che la Fic impone alle società calcistiche maschili, di avere un comparto femminile con lo stesso nome e risalto iservato a quello maschile, speriamo che le cose possano prendere un nuovo corso.

Grazie ad Antonella Careddu che con la sua grinta leonina è riuscita a raggiungere traguardi di prestigio dentro e fuori dal campo, sia per se stessa che per la sua Olbia.

Quando si nasce "attaccante egoista", la strada del successo è tracciata per sempre!