Wednesday, 30 April 2025
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Pubblicato il 10 July 2022 alle 06:00
Olbia. Il quartiere di San Simplicio non è un quartiere qualsiasi: anche se oggi lo percepiamo come "centro", esso è stato la prima periferia di Olbia. Il nucleo primigenio di questo rione è stato costruito intorno agli anni '40, quando Olbia era poco più di un paesello. Intorno al '45, questo quartiere si ferma intorno a via Toscana: trenta anni dopo, la stessa struttura urbanistica (casette basse, marciapiedi microscopici e zero verde pubblico) viene replicata in via Barcellona, in Zona Baratta, la zona dei licei, a Orgosoleddu, Zona Ospedale.
E' San Simplicio a dare l'imprinting urbanistico a Olbia ed è da San Simplicio che il Comune di Olbia, con il progetto "Qualità dell'abitare", desidera contrastare il degrado. Sul come e sul quando si potrà scrivere a lungo, soprattutto quando si potrà ragionare sui progetti definitivi. Quel che è emerso durante una passeggiata, rigorosamente a piedi, fatta durante un'assolata mattina di luglio (venerdì scorso) è che non basterà semplicemente riqualificare qualche struttura degradata.
Camminare a piedi consente di apprezzare ciò che si ha intorno e di notare in maniera più profonda ciò che non va. San Simplicio è un quartiere che ha un'enorme potenzialità sia per la sua posizione sia per l'umanità che lo popola. Un'umanità ricca, laboriosa, che conosce quelle viuzze meglio degli amministratori che ci amministrano. Un'umanità che spesso si sporca le mani per prima e che non attende l'intervento di qualche "ente superiore". Si tratta di persone che, fin dove possono, fanno davvero il meglio per il loro quartiere.
Se Piazza Brigata Sassari è un gioiellino e viene tenuta costantemente pulita, lo stesso non si può dire del resto del quartiere. San Simplicio - nonostante gli appelli, nonostante l'intervento del Comitato di quartiere e dei residenti, nonostante le segnalazioni alla De Vizia - è veramente un quartiere sporco.
Via Brigata Sassari è una sorta di discarica a puntate: ogni giorno qualcuno di non meglio precisato abbandona buste di spazzatura come se fossero le mollichine di Hansel e Gretel.
A queste buste si aggiungono tutta un'altra serie di rifiuti che vengono abbandonati in ogni dove: dalla lattina alla bottiglia di vetro, passando per i mozziconi di sigaretta e i flyer pubblicitari.
Se si guarda con attenzione per terra, inoltre, si percepisce che lo sporco è stratisficato e il tutto è agevolato dalla condizioni in cui versano strade e marciapiedi: dire che sono "mal messi" è dire poco, non rende bene l'idea.
I marciapiedi sembrano essere lì dal prima della seconda guerra mondiale: sconnessi, con altezze differenti, con le mattonelle rotte e spesso con le voragini. Oltre a rappresentare un chiaro segno di incuria (le infrastrutture, dopo un po', mostrano i segni del tempo), marciapiedi messi così male rappresentano una barriera architettonica per tutti coloro che hanno mobilità ridotta. Aggiungiamo anche che prendere una storta da "normodotato" non è che sia un'ipotesi così peregrina, ecco perché la manutenzione ordinaria è importante: costa meno di quella straordinaria e permette alle infrastrutture di durare a lungo.
Stesso discorso per le strade: un susseguirsi continuo di buche e voragini senza soluzione di continuità. E dire che siamo a un passo dal centro e che queste strade si affacciano in Corso Vittorio Veneto.
Oltre alla sporcizia "fisica", c'è anche quella odorigena: insieme ai profumi che escono dalle case (per esempio, il buon profumo di un sugo al pomodoro), ci sono gli olezzi. Olezzi di spazzatura organica che si decompone in qualche busta abbandonata sul marciapiede e olezzi di urina (umana e qualche volta canina). Questi odori poco piacevoli non sono diffusi in tutto il quartiere, ma si concentrano dove vengono abbandonati i rifiuti e in prossimità delle tante costruzioni fatiscenti presenti.
Già, le costruzioni abbandonate fatiscenti: oggetto del famoso, celebre e celeberrimo progetto milionario "Qualità dell'abitare". In attesa di questa riqualificazione, sulla quale sospendiamo per ora il giudizio, purtroppo non si può non constatare che queste costruzioni - che hanno un certo fascino decadente e sicuramente una storia da raccontare - rendono la passeggiata nel quartiere un pugnalata nel cuore.
A San Simplicio però non c'è solo degrado: c'è anche della poesia, e c'è persino la vita che cerca di trionfare sull'abbandono.
Poco sopra abbiamo elogiato i residenti del quartiere e il perché è molto semplice: bisogna passeggiare per il quartiere per comprenderlo. Chi abita queste casette basse, e le ama, tratta il proprio "metro" di pertinenza con amore e dedizione - anche come difesa contro l'inciviltà.
Ci sono case completamente ricoperte di fiori che sbucano dalle inferriate. Ci sono riqualificazioni fatte a regola d'arte con colori e finiture di grande gusto cromatico. Ci sono persino dei tratti completamente coperti da vegetazione che vive in foriere che diventano barriere contro i parcheggi selvaggi. Non manca persino una pianta di fico che, imperterrita, cerca di crescere facendosi spazio tra il marciapiede e una casa: un po' come dire "ehi sindaco, qua c'è anche bisogno di verde pubblico!".
Ci sono i negozietti di quartiere che regalano vita, servizi indispensabili e spaccati di quotidianità perduta. Ci sono cittadini che hanno deciso di realizzare dei b&b proprio in questo quartiere: una scelta che è più di una scommessa economica già vinta, è un vero atto di cuore. C'è il mutuo aiuto, c'è il senso di comunità che non deve andare perso, bensì rafforzato. Il punto di forza di questo quartiere è certamente chi ci vive. Coinvolgere i cittadini sarà la chiave di volta per il successo della futura riqualificazione.
Non abbiamo ancora finito il nostro viaggio, però. Ci preme sottolineare ancora due cose. Il degrado non risparmia solo la parte più degradata di San Simplicio: abbiamo trovato tanti rifiuti anche nella piccola area verde situata accanto all'ingresso del parcheggio coperto della basilica di San Simplicio. Un altro brutto segno.
Infine, la questione sociale perché non c'è solo un degrado "fisico". Anche se i residenti sono il punto di forza più importante del quartiere, purtroppo esistono delle questioni sociali irrisolte che vanno affrontate e non si risolvono solo con il cemento, lo stucco, i metri cubi e gli appalti.
Si tratta di tre problemi principali: lo sfruttamento della prostituzione, largamente praticato in Corso Vittorio Veneto che porta con sé un'umanità ben poco piacevole - e non ci riferiamo alle prostitute, molte delle quali vittime di tratta, ma ai "clienti" e ai "protettori"; lo spaccio di droga compiuto a ridosso del passaggio a livello e nelle zone più nascoste del quartiere; le case "affittate" a una moltitudine di persone marginalizzate che diventano, purtroppo, preda delle organizzazio criminali.
Questi problemi non si risolvono a colpi di cemento, al massimo si spostano e vanno a insediarsi altrove, ricreando le stesse dinamiche. Lo abbiamo visto con la famosa "giostrina" di Piazza Matteotti: il problema si è solo spostato di qualche metro.
I residenti di San Simplicio, che amano e coccolano San Simplicio, hanno bisogno di tre cose: di legalità, di attenzione alle problematiche che emergono dalle segnalazioni dei cittadini e di progetti seri che non abbiano solo la funzione di confermare lo status quo del cemento. Insomma, San Simplicio ha bisogno di un atto d'amore chiamato programmazione, progettazione e visione.
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