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Olbia, quartiere San Simplicio: la prima periferia della città

Tra storia, tradizione e degrado

Olbia, quartiere San Simplicio: la prima periferia della città
Olbia, quartiere San Simplicio: la prima periferia della città
Angela Galiberti

Pubblicato il 01 February 2021 alle 06:00

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Olbia. Il quartiere di San Simplicio è uno dei rioni storici della città, ma è stato anche la prima vera periferia quando Olbia era poco più di un paesino scampato alla malaria. Una doppia valenza, quella di “quartiere storico” e di “prima periferia”, che il rione vive sulla sua pelle ancora oggi nonostante siano passati 81 anni dal 1940. Nelle foto aeree scattate durante la seconda guerra mondiale, Olbia è poco più di un piccolo agglomerato urbano proteso verso il mare, ben lontano dalle paludi bonificate e dai canali di regimentazione realizzati negli anni '20. La prima periferia olbiese è proprio San Simplicio: si sviluppa oltre la ferrovia, accanto alla basilica. E' formato da quelle casette basse e da quelle strade strette che oggi ritroviamo ancora in questa zona: tra il '40 e il '45 il quartiere di San Simplicio, prima periferia olbiese, si ferma circa meno quasi in via Toscana. Oltre vi è il fiume Gadduresu e una rigogliosa campagna che nel giro di pochi decenni – ne sono bastati circa 30 – viene occipata da quell'enorme periferia urbanistica (di nome e di struttura) che oggi prende il nome di Zona Baratta, Orgosoleddu, via Barcellona, Zona Ospedale, zona Bandinu, Isticcadeddu e Poltu Quadu. Insomma, San Simplicio è stata l'avanguardia della Olbia che conosciamo oggi, il primo “piedino” verso un futuro che all'epoca non si poteva immaginare. Questa sua caratteristica primigenia è, per fortuna/purtroppo, ancora ben visibile nelle sue architetture, nella sua struttura viaria, ma anche nello stato di abbandono in cui versa. Il quartiere di San Simplicio è, di fatto ancora oggi, la periferia della città: abbandonata a se stessa, crocevia di miseria e di nobiltà, stretta a metà tra il voler essere un bel quartiere vivibile a misura di persona e una zona problematica in cui la mano forte dello Stato è dovuta intervenire più e più volte a causa di episodi di criminalità di vario tipo (dallo spaccio di stupefacenti ai furti, passando per lo sfruttamento della prostituzione con tutto ciò che ne consegue in termini di umanità che circola nei luoghi in cui le ragazze vengono prostituite). Il quartiere si è organizzato, si è fatto portavoce di se stesso, spontaneamente usa i social come strumento di comunicazione delle criticità che ogni tanto vengono risolte. Manca ancora oggi, però, un progetto complessivo di riqualificazione che porti dignità urbana: la bellezza non sta solo negli appalti milionari, ma anche in opere semplici come i marciapiedi, la regimentazione delle acque piovane, la riqualificazione delle facciate. Non basta aver portato a nuova vita la basilica con il suo sagrato, serve qualcosa in più: più visione, più coraggio, più strumenti e forse più attenzione alla vivibilità dei quartieri – del resto, la maggioranza degli olbiesi vive “oltre” la ferrovia e non nel centro storico matrice. San Simplicio, se escludiamo l'area della basilica, ha una sola piccola piazza (Piazza Brigata Sassari) e non ha un'area verde (a parte il Parco Fausto Noce, ma questo serve un bacino d'utenza di 60.000 persone). I marciapiedi sono pietosi e di vecchia concezione (e pieni zeppi di barriere architettoniche). Complici i moltissimi ruderi e le tante aree degradate che lo circondano (si pensi ai vecchi stabili abbandonati nei pressi del passaggio a livello), San Simplicio è un ricettacolo di marginalità sociali così marcato da far cambiare volto al quartiere durante le ore notturne. Di giorno, invece, i cittadini segnalano continuamente abbandono incontrollato di spazzatura, per non parlare degli atti vandalici nell'area della basilica. San Simplicio è un quartiere dalle grandi potenzialità, architettoniche e sociali, che ancora non è stato valorizzato come merita: la speranza è che la nuova Stazione ferroviaria porti nuovo slancio, nuova economia e nuovo interesse da parte del Comune.