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Pubblicato il 26 November 2020 alle 20:00
Olbia, 26 novembre 2020 - Da sempre rappresenta il simbolo di uno sviluppo urbanistico poco attento, ma grazie a un finanziamento ad hoc potrà finalmente essere scavato e valorizzato: parliamo del nuraghe Belveghile, quello che si trova - tristemente e suo/nostro malgrado - sotto a uno dei viadotti della circonvallazione della città di Olbia; viadotto che- chiaramente e ironicamente - porta il suo nome.
L'appalto per lo scavo archeologico è stato pubblicato dal Segretariato regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il turismo per la Sardegna: il valore del bando è di poco più di 164 mila euro, Iva esclusa. I lavori consistono in un vero e proprio scavo archeologico (che prende la gran parte dei fondi) e il successivo restauro. Gli interessati dovranno presentare domanda entro le 23:59 del 13 dicembre 2020.
"In occasione della realizzazione della Circonvallazione Ovest di Olbia, in una zona dove erano segnalati da tempo pochi resti emergenti, durante i lavori è stato ritrovato il Nuraghe Belveghile, che nel 1987 è stato interessato alla prima esplorazione archeologica ad opera della Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro. Il nuraghe a corridoio di tipo arcaico venne realizzato a ridosso di un banco di granito affiorante, integrando la roccia nelle sue strutture, sfruttandola per appoggiare gli alzati del monumento. Lo scavo venne condotto con la collaborazione dell’Impresa Grassetto Costruzioni S.p.A., che all’epoca era incaricata della realizzazione dell’infrastruttura viaria, e con il finanziamento del committente, il Consorzio per il Nucleo Industriale di Olbia, che risulta anche proprietario del terreno. Al termine delle indagini archeologiche venne costruita la strada moderna in progetto, realizzandola in viadotto sopra il Nuraghe Belveghile per permettere all’arteria di superare la zona archeologica e a quest’ultima di essere preservata nella sua integrità", si legge nella relazione tecnica firmata da dott. Francesco Carrera, arch. Patrizia Tommasetti, dott.ssa Giovanna Salis e arch. ing. Andrea Fonnesu.
Gli specialisti continuano così: "L’altezza del viadotto venne calibrata su quella massima del nuraghe, la cui parte più alta, quindi, si trova a poche decine di centimetri dal ponte in cemento armato. Il vicino villaggio, di cui vennero rintracciate alcune strutture durante lo scavo del monumento principale, è stato indagato in maniera limitata e solo per la parte che si è venuta a trovare al di sotto della campata stradale. La particolare situazione che vede il Nuraghe posto al di sotto della strada moderna, da un lato ha radicalmente mutato il contesto paesaggistico ambientale originario, ma dall’altro ha preservato le murature da gran parte degli effetti di degrado dovuti all’esposizione agli agenti atmosferici, in particolare al dilavamento e al trasporto di sostanze chimiche disciolte nell’acqua piovana. La presenza della moderna infrastruttura, quindi, crea inediti effetti sulla percezione del complesso. Critica è la situazione dell’accesso, che al momento è possibile esclusivamente attraverso l’innesto di una rampa di accesso alla circonvallazione, con evidenti problemi sia in arrivo che in partenza. La situazione del terreno, inoltre, presenta un salto di quota tra il normale piano di calpestio e il livello raggiunto dallo scavo, dislivello di non agevole superamento. La situazione è resa ancora più problematica dalla presenza di vegetazione infestante nel limite esterno dello scavo".
L'obiettivo dello scavo è quello di indagare il villaggio nuragico nella sua parte a Nord del nuraghe per poi cercare di rendere fruibile il sito. Sarà molto interessante osservare questa opera di scavo in un luogo particolare: se è vero che il viadotto ha preservato la struttura, è anche vero che oggi abbiamo una sensibilità nettamente differente.
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