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Olbia: area cani divisa per peso, ma il regolamento citato non ne parla

Previste sanzioni per i trasgressori

Olbia: area cani divisa per peso, ma il regolamento citato non ne parla
Olbia: area cani divisa per peso, ma il regolamento citato non ne parla
Olbia.it

Pubblicato il 03 July 2025 alle 08:47

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Olbia. Che l'area cani del Comune di Olbia sia una sorta di anomalia è ormai risaputo, ma che siano previste multe per una fattispecie che non viene menzionata da nessuna parte è l'apoteosi del no-sense.

Questa è infatti l'ultima novità partorita dall'amministrazione Nizzi: una nuova regola stabilisce che una parte dell'area cani è destinata ai quattrozampe che vanno da "0 a 10 chili" e l'altra parte per tutti gli altri cani dai 10 chili in su.

L'area sgambamento del Fausto Noce è l'unica in tutto il territorio comunale e, ovviamente, non può servire la totalità dei proprietari di cani. Il servizio è frequentato assiduamente da una quarantina di olbiesi, molti dei quali residenti nelle immediate vicinanze. Questa piccola comunità, soprattutto da quando l'area è stata divisa in due, si è sempre autogestita: i cani grandi e/o "problematici" (un pitbull non è un golden retriver, un border collie non è un pincher) tutti da una parte, il resto della ciurma nell'altra metà. Questa autogestione ha permesso a questa piccola comunità di fruire dell'area in relativa tranquillità e in sicurezza e ciò, ovviamente, ha permesso la creazione di amicizie tra umani e tra cani.

In questo equlibrio è così entrata a gamba tesa l'amministrazione che, evidentemente, sembra ignorare l'esistenza dei cani di taglia media e medio-piccola (pensate ai cani di 12/14 kg: non sono certo dei giganti) che - se si dà retta a quei cartelli - devono ora condividere ora lo spazio con molossi, cecoslovacchi e altri cani molto più grandi con i quali possono anche non andare d'accordo e che forse neanche conoscono.

Si tratta di una regola calata dall'alto che non considera il contesto. Si dirà che "se c'è un regolamento va rispettato", ma il punto è proprio questo.

Partiamo da cosa dice il cartello: "Area roservata ai cani. In questa area possono entrare i cani di taglia piccola - da zero a 10 kg. Obbligo di raccogliere gli escrementi e di gettarli negli appositi contenitori. I trasgressori saranno puniti a norma di legge. Art. 24 lettera J Regolamento comunale di Olbia approvato con delibera 32/2010".

Partiamo dalla data: è un regolamento approvato nel 2010, quindi vecchio di 15 anni. All'epoca, l'area cani non esisteva in modo formale, la formalità e la recinzione sono arrivate molti anni più tardi. 

L'articolo 24 si intitola "Interventi vietati" e la lettera J prescrive che è vietato "introdurre cani ed altri animali fuori dalle aree ove ciò sia espressamente autorizzato".

La lettera J non è chiaramente pensata per la regolamentazione interna delle aree cani, ma per punire chi fa passeggiare il cane nelle aree non autorizzate espressamente (praticamente tutte le poche aree verdi comunali, esclusa l'area cani del Fausto Noce).

Di base, saremmo di fronte a una interpretazione particolarmente larga della norma in questione. La verità è che la città di Olbia dovrebbe maturare politicamente parecchio su questo fronte.

Al di là dell'annosa questione della cronica mancanza di verde diffuso, quel poco che c'è non prevede la fruibilità da parte dei cittadini olbiesi accompagnati dai cani: a conti fatti si tratta di una discriminazione, anche se le multe staccate per questo motivo probabilmente si contano sulle dita di una mano.

La verità è che ogni quartiere dovrebbe essere dotato non solo di una piazza in cui far cuocere le uova sul granito (le famose bistecchiere senza ombra che tanto piacciono alle amministrazioni di ogni colore), ma dovrebbe avere un'area verde degna di questo nome, un'area giochi per bambini e bambine altrettanto degna, e parimenti un'area cani ombreggiata e fruibile. Se proprio vogliamo essere giusti, moltiplicamo per due tutto questo: i nostri sono quartieri popolosi.

Pensare che per 60.000 e rotti abitanti basti un'area cani soltanto, per di più regolata con interpretazioni larghe di un regolamento vecchio di 15 anni, non ha alcun senso né pratico né politico. Di base, è come se le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo - questa è la stessa dal 2016 - non abbiano mai conosciuto la realtà della città che hanno amministrato.