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Olbia, chiudono le profumerie Douglas: sit-in di protesta delle dipendenti

L'azienda lascerà senza lavoro 500 lavoratrici in tutta Italia, Sardegna compresa

Olbia, chiudono le profumerie Douglas: sit-in di protesta delle dipendenti
Olbia, chiudono le profumerie Douglas: sit-in di protesta delle dipendenti
Camilla Pisani

Pubblicato il 18 May 2021 alle 06:00

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Olbia. Quasi cinquecento donne rischiano di rimanere senza lavoro entro l’estate del 2022: e questa la nuova rotta aziendale del noto gruppo di profumerie Douglas (che di recente ha inglobato anche il gruppo Limoni e LaGardenia), oggetto in queste settimane di una vertenza nazionale a seguito della manifesta volontà di chiudere 128 punti vendita in tutta Italia, compresi i dodici sardi, di cui due si trovano ad Olbia (in via Genova e viale Aldo Moro). Motivo della decisione, una riorganizzazione interna che vedrebbe potenziato il settore e-commerce rispetto al retail tradizionale, mantenendo, sull’intero territorio nazionale, solo pochi punti vendita a fare da vetrina per lo store online. “Le lavoratrici hanno appreso la notizia delle prossime chiusure tramite la stampa, perché l’azienda non ha mandato alcun comunicato ufficiale per informarle; questo fa capire già in che termini venga valutata la forza lavoro, di cui pure l’azienda si è servita negli ultimi anni per aumentare il fatturato, usufruendo oltretutto di misure statali ed ammortizzatori sociali al solo scopo di aumentare il profitto, lasciando successivamente a piedi centinaia di donne lavoratrici” spiega Danilo Deiana, segretario generale di Filcams CGIL Gallura. Proprio nella giornata del 17, le lavoratrici sarde, supportate dalla segretaria regionale Nella Milazzo, dalla segretaria generale CGIL Gallura Luisa Di Lorenzo e dallo stesso Deiana, sono confluite ad Olbia per un sit-in di protesta davanti al municipio di Olbia: una loro delegazione è stata ricevuta dal sindaco Settimo Nizzi e dall’Assessore al Bilancio Fasolino, che avrebbero rassicurato le parti impegnandosi nel sollecitare un incontro al tavolo del MISE. “Al sit-in erano presenti anche due consiglieri regionali di opposizione, Meloni e Li Gioi, i quali hanno confermato il pieno supporto alle dipendenti, facendosi carico di contattare qualcuno al MISE; per noi risulta infatti fondamentale che la vertenza venga gestita in una sede istituzionale, trattandosi di una questione nazionale che coinvolge cinquecento lavoratrici. Oltre a questo, chiediamo che venga aperto, anche a livello regionale, un tavolo di confronto permanente relativo alla crisi del settore del commercio, di fondamentale importanza per l’intera economia, al pari del turismo. La pandemia sta segnando un momento di forte difficoltà per questo settore trainante, che necessita di una gestione e di una pianificazione ben precisa” continua Danilo Deiana. Sarebbero quaranta le donne a perdere il loro lavoro, in Sardegna: lavoratrici dalla forte specializzazione, le cui competenze sono maturate nel corso di decenni nell’ambito della cosmesi, della profumeria e del rapporto col pubblico: “parliamo di occupazione femminile che sarebbe difficilmente ricollocabile, anche per la questione dell’insularità, da non sottovalutare; inoltre si tratta di donne tra i 40 e i 50 anni, una fascia d’età complessa da gestire in relazione alla ricerca di un nuovo impiego. La cosa che amareggia è che, all’interno di un’azienda leader come Douglas, che detiene anche un certo monopolio del settore, si parli tanto di etica ma si stia compiendo un massacro simile, dettato unicamente da ragioni di ordine logistico, e non da difficoltà economiche o da punti vendita che non raggiungono i target. Dalle stime emerge infatti che diversi punti vendita in chiusura registrino delle performance ottime, non sono negozi in sofferenza. Semplicemente l’azienda, con la scusa della pandemia, sta cambiando rotta, puntando ad ottenere il massimo risultato -in termini di profitto- con la minima spesa, a discapito però delle lavoratrici, che giustamente sottolineano quanto anche questo cambiamento porterà anche la stessa azienda a privarsi di qualcosa di importante. Infatti le dipendenti Douglas non si occupano semplicemente di vendere i prodotti, ma anche di supportare ed informare il cliente nella scelta, cosa che con l’e-commerce è impossibile” racconta il segretario Filcams CGIL. La questione delle chiusure dei punti vendita Douglas è cruciale, a livello nazionale, da più punti di vista: si parla non solo di occupazione (già tema fondamentale), ma di occupazione femminile, già devastata dal periodo pandemico, e della profonda crisi generata dall’emergenza sanitaria; essenziale una presa in carico immediata da parte delle istituzioni, nella tutela delle dipendenti e delle loro famiglie.