Monday, 14 July 2025
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Pubblicato il 18 June 2025 alle 20:30
Olbia. Il silenzio che riempie le sale del Centro Trasfusionale dell'Ospedale Giovanni Paolo II racconta una storia che fa male. Negli ultimi giorni, le poltrone dove solitamente si siedono i donatori sono rimaste quasi tutte vuote, mentre dall'altra parte della città qualcuno attende una trasfusione che potrebbe non arrivare in tempo.
È l'emergenza sangue che Olbia sta vivendo in queste settimane di inizio della stagione turistica, una crisi silenziosa ma drammatica che mette a nudo una verità scomoda: quando il sangue manca, non esistono alternative. Non si può ordinare online, non si può produrre in fabbrica, non si può comprare. Arriva solo dal cuore e dalle vene di chi decide di donare un pezzo di sé per salvare un estraneo.
Dietro questa emergenza ci sono volti, storie, speranze appese a un filo sottile come quello di una flebo. Ci sono talassemici che ogni tre settimane devono recarsi in ospedale per la trasfusione che permette di continuare a vivere, di sognare il futuro. C'è chi aspetta un intervento al cuore ma che rischia di vederlo rinviato se non ci sarà sangue a sufficienza. Poi ci sono i malati di tumore, i pazienti in dialisi, anche per loro in caso di necessità ogni sacca di sangue rappresenta la possibilità di continuare a lottare.
Loro non chiedono miracoli. Chiedono solo che qualcuno, da qualche parte in città, trovi il coraggio di dire "io ci sono".
"Con l'arrivo dell'estate e il flusso dei turisti le richieste di sangue aumentano vertiginosamente e le donazioni calano", spiega Gavino Murrighile, presidente dell'Avis di Olbia. "Noi di Avis siamo sempre pronti a donare e fare la nostra parte ma proprio in estate scarseggiano anche i medici che consentono l'uscita delle emoteche".
Le parole di Murrighile fotografano una situazione paradossale: proprio quando il sangue serve di più, per l'aumento delle richieste legate al turismo estivo, tutto il sistema si trova in difficoltà. Da una parte calano le donazioni, dall'altra manca il personale medico necessario per gestire le procedure.
Nonostante le difficoltà organizzative, Murrighile non si arrende: "Ogni donazione che riusciamo a raccogliere è preziosa. Donare sangue richiede meno di un'ora, meno del tempo che serve per fare la spesa o per guardare un film. Ma quel gesto può letteralmente salvare una vita".
Non servono lauree in medicina, non servono competenze speciali, non servono nemmeno soldi. Serve solo essere in buona salute, avere tra i 18 e i 65 anni, pesare almeno 50 chili. Serve solo decidere che oggi è il giorno giusto per fare qualcosa di straordinario nella vita di uno sconosciuto.
"Quando doni il sangue", racconta Stefano, donatore da pochi anni, "esci dall'ospedale con una sensazione strana. Non hai fatto niente di eccezionale, eppure sai che da qualche parte qualcuno sta meglio grazie a te. È una sensazione che non si compra". La verità è che il sangue resta uno dei pochi miracoli che possiamo compiere con le nostre mani. È il regalo più prezioso che possiamo fare senza impoverirci, anzi, arricchendoci dentro.
Oggi, più che mai, Olbia ha bisogno di ritrovare questo spirito. Ha bisogno di cittadini che si alzino al mattino e decidano che è il giorno giusto per salvare una vita. Ha bisogno di giovani che scoprano il gusto di fare la differenza, di adulti che insegnino ai figli cosa significa prendersi cura degli altri, di anziani che continuino a credere nella solidarietà.
Il Centro Trasfusionale dell'Ospedale Giovanni Paolo II accoglie sia residenti che turisti. È aperto dal lunedì al sabato, dalle ore 8:00 alle ore 12:30. Per informazioni è possibile contattare il Centro Trasfusionale al 0789.552944. Non servono preparativi complicati o appuntamenti speciali. Serve solo il coraggio di dire "oggi tocca a me".
Perché dall'altra parte, c'è sempre qualcuno che aspetta. Qualcuno che ha bisogno non di parole, non di promesse, ma di quel gesto semplice e rivoluzionario che chiamiamo donazione.
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