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Cronaca

Olbia, banchi volanti ed educazione dei giovani: "Siamo chiamati a riconoscere responsabilità"

Olbia, banchi volanti ed educazione dei giovani:
Olbia, banchi volanti ed educazione dei giovani:
Olbia.it

Pubblicato il 22 February 2020 alle 13:11

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Olbia, 22 febbraio 2020 - Sono trascorsi dieci giorni da quando è stata denunciata a mezzo stampa l'esistenza di un video di pochi minuti che mostra alcuni studenti dell'Istituto Tecnico Deffenu di Olbia mentre lanciano per terra registri, sedie e banchi di scuola. "Spacconate" deprecabili tra minorenni, e sicuramente isolate, in una realtà scolastica numerosa che fonda le sue radici sulla formazione dei giovani e con personale qualificato da sempre in prima linea per avviare tantissimi giovani nel mondo universitario o del lavoro. Un video girato in una classe dell'istituto, che vede protagonisti giovani studenti e che ha sicuramente generato scalpore ed indignazione in quanti non si rispecchiano affatto - come genitori, docenti, personale dell'istituto, ma innanzitutto come studenti - in quel caso immortalato. Una triste ed isolata realtà per la quale sono in corso delle indagini alle quali seguiranno pesanti sanzioni disciplinari per tutti i responsabili, come precisato dalla dirigente scolastica, Salvatorica Scuderi. Anche il Consiglio di Istituto, ovvero l'organo rappresentante assieme al preside del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, dei genitori e il direttore didattico, ha diramato un comunicato dal quale si evince la massima fermezza nell'affrontare il caso. Sono già state avviate tutte le procedure necessarie per individuare e sanzionare i pochi responsabili di un caso isolato per il quale sarebbe errato giudicare e condannare un intero sistema scolastico. Di seguito il comunicato del Consiglio di Istituto Tecnico Deffenu. "È buona norma, consuetudine e prassi consolidata da un preciso regolamento scolastico che ogni intervento educativo coinvolga solamente le persone interessate: il Consiglio di Classe (o il Consiglio d’Istituto per motivi più gravi), i genitori e l’alunno che si è reso responsabile della violazione delle regole di condotta. In questo caso, dimenticando probabilmente che si parla di ragazzi minorenni e trascurando l’urgenza educativa a cui dovrebbe mirare qualsiasi intervento da parte degli adulti, l’effetto prevalente dell’esposizione mediatica data alla vicenda è stato quello di far definire teppisti e vandali adolescenti che hanno sbagliato sì, ma la cui sanzione disciplinare è stata e sarà ulteriormente motivo di discussione e intervento da parte di chi ha la responsabilità educativa per farlo: la famiglia e la scuola. La violazione alle norme di convivenza civile e al rispetto per le persone e le cose è stata e sarà sanzionata, come è sempre avvenuto per i responsabili di violazioni delle regole di condotta, ma al solo fine educativo e riabilitativo, come parte integrante del processo di crescita dei ragazzi di cuisiamo responsabili come scuola, insieme alle famiglie. E in questo processo di crescita formativa nessuna norma educativa prevede né la gogna mediatica né l’esposizione a giudizi superficiali e definitivi su ragazzi che stanno crescendo e si stanno formando e, tanto meno, su una scuola che ha oltre 900 iscritti, tra cui la maggioranza è costituita da ragazzi meritevoli, educati e responsabili con famiglie partecipi e corresponsabili del processo formativo dei loro figli. Constatiamo che il riverbero mediatico, oltre che portare ad emettere giudizi affrettati, non tiene conto del lavoro responsabile e professionale di tutti gli operatori educativi della nostra scuola e dell’importanza che ha il nostro Istituto nel tessuto sociale e formativo del territorio. C’è un’emergenza educativa che ci coinvolge come scuola, famiglia e società ma al fine di creare un processo solidale e integrato che metta in campo ogni strategia per proteggere e curare i nostri ragazzi, formarli, renderli cittadini responsabili e consapevoli. La Scuola è solo lo specchio che riflette e filtra, spesso e purtroppo, le carenze formative di questi ragazzi che traspaiono da un’educazione non adeguata. Non siamo chiamati a fare notizia, a giudicare e condannare un intero sistema scolastico, ma a riconoscere le responsabilità che ognuno di noi deve avere come famiglia, come scuola, e come società.