Wednesday, 12 November 2025
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Pubblicato il 12 November 2025 alle 18:00
Olbia. Nella cornice intima della Little Gallery, la galleria d’arte di Olbia ormai nota per essere la più piccola d’Italia, prende corpo una mostra che invita a guardare oltre la superficie: Alessandro Sini presenta “Fuga, Il paradosso della gabbia”, una personale curata da Daniela Cittadini.
Qui l’acquerello diventa strumento di identità visiva per una riflessione che combina osservazione naturalistica e pensiero filosofico sull’umano. Una “gabbia” che non è solo confine, ma invito alla ricerca di una via di fuga.
L’esposizione privilegia acquerelli che rivelano l’anatomia degli animali del bosco con una precisione quasi scientifica: piume, curve del corpo, texture della pelle, giochi di luce. Tuttavia, la cura attentissima della resa naturalistica non è mero descrittivismo: è un veicolo per interrogare la fragilità del mondo vivente e la sua vulnerabilità di fronte al costruito umano. In questo gioco di contrasti, Sini costruisce una “gabbia” visiva che, paradossalmente, sollecita la fuga. Il titolo allude a una doppia memoria: da una parte una chiusura, dall’altra una partitura: come un fugato bachiano, le linee si intrecciano, si rincorrono, si sviluppano in una tessitura sonora che sembra sospesa tra ordine e frattura. Ogni acquerello diventa un minuto di musica visiva, dove temi e controtemi si riuniscono senza mai annullarsi.
Se la gabbia è una metafora del costrutto umano – sistemi, regole, limiti imposti – la fuga diventa una riflessione su libertà, trasformazione e resilienza. La mostra invita a decifrare non solo le forme animalsche ma anche le forme mentali che ci imprigionano e, al contempo, quelle che ci spingono a cercare vie di senso.
Curata dalla direzione artistica di Daniela Cittadini, la mostra sfrutta al massimo lo spazio contenuto della Little Gallery: luce, silenzio e un percorso espositivo che invita il visitatore a soffermarsi, a osservare con pazienza, a “ascoltare” le pause tra una pnnellata e l’altra. "Nella mostra si è voluto fare un discorso che accosta la musica ad un discorso filosofico dell’arte - esordisce la curatrice Cittadini al nostro inconto - che tratta il periodo dal barocco fino al razionalismo e con questa chiave di lettura tramite accostamento dell’opera in termini estetici alla fuga , raccontare questi bellissimi acquerelli. “ È una scelta poetica, quella di un ambiente raccolto, per accogliere riflessioni ampie sul rapporto tra specie e civiltà.
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