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Nord Sardegna, Gena, unica struttura socio riabilitativa per persone con disabilità nel territorio

La richiesta di una mamma per la realizzazione di strutture simili anche in Gallura

Nord Sardegna, Gena, unica struttura socio riabilitativa per persone con disabilità nel territorio
Nord Sardegna, Gena, unica struttura socio riabilitativa per persone con disabilità nel territorio
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 04 February 2024 alle 09:00

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Nord Sardegna. La GENA (Gesù Nazareno) è una struttura socio riabilitativa per persone con disabilità, situata a Sassari. La mission dell’organismo è quella di erogare prestazioni riabilitative sanitarie e socio-sanitarie dirette al recupero funzionale e sociale di soggetti affetti da disabilità psichica. L’opera nasce dall’iniziativa di una mamma, Maria Serra, nel lontano 1953 che, avendo un figlio con una grave disabilità, trova un modo per far sì che lui ed altri che soffrivano degli stessi disagi iniziassero ad avere una vita piena, dignitosa e ricca d’amore. La donna accolse così inizialmente nella sua casa bambini e ragazzi con le medesime problematiche del figlio. Tuttavia, volendo fare di più, diede vita alla GENA: una struttura per dare alloggio, assistenza, riabilitazione, istruzione, formazione professionale e lavoro ai giovani con disabilità psichica.

A distanza di più di mezzo secolo, l’Opera fa ancora tesoro del carisma originario della fondatrice, continuando il suo lavoro nel rispetto di una moderna visione della riabilitazione e dell’accoglienza e ricercando continuamente nuove metodologie e strategie per garantire ad ogni ospite un intervento globale che includa aspetti fisici, psichici, sociali e spirituali, con impronta a carattere umanizzante, qualità di trattamento e rispetto dei diritti della persona.

Attualmente, la struttura è composta da 4 padiglioni e ospita 2 tipologie di pazienti: persone con ritardo mentale e persone affette dallo spettro autistico. Ospiti provenienti da tutta la Sardegna (essendo in tutta la regione solo due le strutture in questione: la Gena a Sassari e il Centro A18 a Cagliari), segnalati dai servizi sociali comunali o attraverso CSM. Al momento gli ospiti residenziali nel reparto socio riabilitativo sono circa 75 e 12 affetti da spettro autistico. I pazienti che invece vengono seguiti non a tempo pieno sono circa una cinquantina. Le modalità di intervento e di trattamento dei pazienti si distinguono infatti in servizi residenziali e giornalieri. L’età varia dai 18 ai 60 anni.

Ciò che Gena offre ai suoi utenti è una riabilitazione attraverso educatori che preparano il piano terapeutico per ogni singolo paziente con l’obiettivo, se possibile, di un reinserimento sociale e lavorativo o, comunque, per lo sviluppo della maggiore autonomia possibile. Inoltre, esiste la possibilità per i pazienti di fare diverse attività ludiche e sport (ippica, ping-pong, calcio, nuoto, paraolimpiche, ecc.) e frequentare laboratori (cucina, ceramica, lingue, informatica, musica e altri). La struttura è dotata di varie figure professionali, come direttore sanitario, tecnici riabilitazione, OSS, infermieri, educatori, psichiatri, psicologi, fisiatri, ecc.

Il Dott. Salvatore Piras, direttore generale della struttura, commenta: “L’attenzione al paziente della Gena è unica. Siamo motivati dalla grande Umanità che serve in questi casi e pensiamo che un coinvolgimento empatico ed emotivo sia necessario nel nostro lavoro. Dal primo giorno che ho visto la struttura sono rimasto colpito: vivendo lì dentro ho avuto l’occasione per capire cosa sia realmente la sofferenza e quanto i nostri pazienti abbiano bisogno di aiuto. Molti di loro al di fuori della GENA non hanno una famiglia o qualcuno che si prenda cura di loro e noi rappresentiamo l’unica isola felice dove possono stare. Le liste d’attesa si aggirano sulle 60 persone, in quanto i servizi pubblici sono inesistenti. La nostra struttura si è ritrovata a dover prendere sotto la sua ala anche pazienti psichiatrici perché sul territorio non esistono strutture alternative, ma abbiamo bisogno di sopravvivere. Ci viene erogata solo una retta da parte della Regione, di cui l’importo è fermo dal 2011, nonostante il costo della vita sia aumentato in maniera esponenziale. Stiamo combattendo una battaglia affinché questi supporti vengano adeguati al reale costo della vita odierna. Aggiornare le tariffe risulta non necessario, ma indispensabile, pena, alla lunga, la chiusura forzata della struttura.

L’esigenza di altre strutture come la Gena sul territorio, soprattutto nella zona della Gallura, è fortemente sentita da molte famiglie locali. Di seguito, la testimonianza di G.S., una mamma di un ragazzo affetto dallo spettro autistico:

“In qualità di mamma e di persona molto sensibile ai problemi di quanti affrontano una vita "diversa" anche seppur sempre speciale, mi trovo a dover sottolineare il grande vuoto esistente tra istituzioni e famiglie, a partire dalle istituzioni nazionali che, nonostante vogliano fornire aiuti e sostegno, in realtà lasciano quasi soli i genitori, i quali, si trovano a dover sostenere disagi e problematiche varie, purtroppo spesso anche gravi. A catena gli enti preposti e le varie associazioni sono carenti nel fornire aiuto specifico, talvolta per mancanza di comunicazione. Anche la nostra esperienza personale, partita dalla ASL n.2 di Olbia, ci ha condotti da Gena per pura casualità. E con tutte le mamme con cui ho avuto occasione di parlare, nessuna sapeva dell'esistenza di una tale struttura così funzionale e indispensabile per chi ha un ragazzo speciale in famiglia; come per esempio noi, legati al mondo dell'autismo da oltre 20 anni. Nonostante mi senta in dovere di ringraziare quanti fino ad oggi ci abbiano sostenuto e aiutato, resta il fatto che il territorio gallurese, al pari della zona nord ovest della Sardegna, avrebbe assoluta necessità di una struttura simile. Non ho dati precisi a livello di numeri, ma so che sono davvero tanti gli ex bambini scolastici con sostegno che una volta terminate le scuole superiori (per quanti hanno potuto frequentarle e concludere il percorso) restano, per così dire, in balia del caso relativamente a cure e aiuti, per lo più forniti da amici e familiari che, seppur fondamentali, si rivelano insufficienti per la gestione di dinamiche ed evoluzioni delle più disparate diagnosi psico/motorie. Spero sempre che quanti abbiano la possibilità concreta di esaminare e programmare a livello politico ed economico queste problematiche, inizino a prendere esempio dalle realtà ottime come la Gena, per portare avanti anche a Olbia, o comunque nel territorio gallurese, progetti simili”.