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lI mio amico Gustavo Giagnoni, da calciatore a allenatore

lI mio amico Gustavo Giagnoni, da calciatore a allenatore
lI mio amico Gustavo Giagnoni, da calciatore a allenatore
Settimo Momo Mugano

Pubblicato il 20 May 2018 alle 10:00

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La mia personale storia del calcio olbiese si chiude con la carriera dell’olbiese Gustavo Giagnoni che ha vissuto una fantastica favola calcistica in campo nazionale ed internazionale. La sua passione per il calcio comincia nientedimeno nel piccolo campo dell’oratorio di Tempio Pausania dove i suoi genitori lo avevano inviato convinti che il ragazzo, ottavo di una famiglia composta da tredici figli, avesse particolari inclinazioni per la carriera religiosa grazie al nonno Pietro che, campanaro ufficiale della vicina Chiesa di San Paolo, lo aveva spesso accanto a sé durante le funzioni religiose. Il giovane Gustavo, proprio nello cortilesterrato del Seminario, fu attratto da un’altra intensa passione: quella per il gioco del calcio che, praticato nell’ora di ricreazione con il consunto pallone del seminario, spesso deliziava e "ubriacava" i suoi compagni di gioco guadagnandosi anche l’attenzione e il plauso dei suoi insegnanti.

Tornato ad Olbia, per una delle rare vacanze concesse dall’Oratorio, l’aspirante seminarista confessò ai genitori di non voler assolutamente indossare la tonaca e seguire la carriera religiosa per la quale aveva esaurito, in quei lunghi mesi dell’assenza dalla famiglia, la vocazione. Il padre Basilio e la madre Assunta per sua fortuna furono d’accordo. A tredici o quattordici anni Gustavo, insieme al “fedale” mio fratello Ottavio, anziché frequentare il negozio di abbigliamento creato dal padre, iniziò a entrare nel mondo del lavoro nell’officina dei Fratelli Manunta di via Vittorio Emanuele dove ebbe come maestro il più apprezzato meccanico olbiese Michelino Spano. Ma Gustavo non aveva messo da parte la sua passione per il calcio che, invece, era cresciuta tanto da spingerlo a frequentare, da aspirante calciatore, lo stadio olbiese nel quale, in pochi mesi diede esaltanti dimostrazioni di bravura tecnica e di intelligenza tattica. Si meritò subito a 22 anni (è nato il 23 marzo del 1932) di entrare a far parte della prima squadra dell’Olbia. Indossò per un solo campionato la maglia bianca dell’Olbia che accettò il suo trasferimento alla Società Frabbrico Landini. Si trasferì alla Reggiana per disputare il campionato di IV^ serie e guadagnarsi, alla fine del torneo, la promozione in serie C. È’ l’inizio della prestigiosa carriera che lo avrebbe portato ad occupare un posto di privilegio nella storia del calcio italiano. La maglia dell’Olbia l’hanno indossata anche i due fratelli Dionisio e Piero purtroppo prematuramente scomparsi.

Basta aprire la pagina "Gustavo Giagnoni " di Google per seguire la sua lunga avventura calcistica.

Nel 1957 passò al Mantova, dove rimase per sette stagioni, conquistando tre promozioni in quattro anni, passando dalla IV^ Serie alla Serie A dove debuttò il 27 agosto 1961 a Torino ( Mantova – Juventus 1 a 1).

Con la maglia del Mantova disputò in totale oltre 300 partite ufficiali, di cui 141 nella massima serie.

In quella squadra, oltre a diventarne il Capitano fu anche, a detta di molti esperti, l’Allenatore in campo, carriera che, evidentemente, era già stata tracciata perché, nel 1968 assunse, prima la guida delle squadre del Settore Giovanile, e poi la direzione tecnica della prima squadra.

[caption id="attachment_99680" align="alignnone" width="813"] Gustavo Giangoni capitano del Mantova insieme a Gianni Rivera con la maglia del Milan[/caption]

Al fianco di Giagnoni hanno giocato calciatori di grande livello che entrarono a far parte delle nazionali dei loro paesi. Ricordiamo il centravanti Angelo Benedicto Sormani, lo svizzero Halleman e il difensore tedesco Karl-Heinz Schnellinger (in foto di copertina Sormani eSchnellinger indossano la maglia del Milan).

A difendere in quegli anni la porta de Mantova c’era un certo Dino Zoff che, da capitano della Nazionale italiana, conquistò la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna.

Ma la conquista che ha reso più felice Gustavo, come uomo e come calciatore, è stata quella di portare all’altare l’affascinante modenese Fatima Rossetti dalla quale ha avuto due, figli Basilio ( Ilio) e Daniela.

Mantova è rimasta la città dove la famiglia ha scelto di vivere tornando ogni anno nella sua Olbia per trascorrervi le grandi feste e le annuali vacanze estive nella villa acquistata a Porto Cervo. Un stagione calcistica interessante ed ecco arrivare il contratto con la società del Grande Torino. Alla guida della sua prima stagione torinese squadra granata il fallì la conquista dello scudetto nell’ultima partita di campionato a Genova, contro la Sampdoria, una partita falsata da un gol regolare annullato al Torino che consentì alla Juventus di guadagnarsi lo scudetto con un solo punto di vantaggio.

Fu proprio alla guida del Torino che Giagnoni, per i tifosi, la stampa, la televisione e la radio, divenne “Mister Colbacco”. Nato e cresciuto ad Olbia e abituato al clima mite della sua Sardegna, mal sopportava il freddo delle città del nord. Cominciò quindi a coprirsi la testa, specialmente in panchina durante le gare casalinghe, con il colbacco russo regalatogli da uno un suo tifosissimo amico. Quel colbacco divenne, poi, il suo copricapo preferito.

[caption id="attachment_99684" align="alignnone" width="800"] Gustavo Giagnoni: "Mister colbacco" (foto da Wikipedia)[/caption]

Dopo tre esaltanti campionati con la maglia granata, Giagnoni fu chiamato dal Presidente del Milan Buticchi a dirigere la squadra rosso-nera. Dopo il Milan, alla guida della quale aveva come vice- allenatore nientedimeno che Giovanni Trapattoni, “Giagno” ha guidato il Bologna, la Roma, il Pescara, l’Udinese, il Perugia, il Palermo e per due volte il Cagliari, per chiudere la sua carriera nel 1992 alla guida della Cremonese che portò alla promozione in Serie A

Io, che avevo da anni scelto di vivere a Roma, ho seguito con grande interesse e partecipazione la sua esaltante carriera, non soltanto come suo amico ed estimatore, ma da cronista sportivo collaborando da Roma ai due settimanali milanesi “Il Calcio Illustrato” e poi alla testata “Milaninter”, guidata dall’indimenticato amico Alberto Ballarin e scrivendo di calcio a Roma per il settimanale “Il Tifone”di Giuseppe Colalucci. Sono stato suo ospite a Torino alla vigilia del primo derby con la Juventus e, seduto in tribuna accanto alla moglie Fatima, pronosticai che il Toro avrebbe vinto per 2 a 1. Fu, però, la Juve a passare per prima in vantaggio e Fatima criticò il mio pronostico alla quale, lei mi è testimone, replicai: “Ho detto 2 a 1. Adesso aspettiamo i due goal del Toro. E i due goal del Toro arrivarono come da pronostico. All’attacco della squadra granata c’erano Claudio Sala, Paolino Pulici e Ciccio Graziani. Come credere che non avrebbero segnato almeno due goal ?.

Giagnoni a Torino venne amato ed osannato da una tifoseria impazzita di gioia sia per la vittoria conquistata nel primo derby contro l’odiata Juve, sia per aver sfiorato la conquista dello scudetto ma, soprattutto, per aver steso con un gancio, durante un accesissimo derby l’ala destra della Juve e della Nazionale Franco Causio.

La sua reazione alle continue provocazioni di Causio conquistò i tifosi che lo elessero a proprio idolo.

E grande fu la loro delusione quando egli decise di accettare la proposta fattagli dal presidente del Milan Buticchi di trasferirsi a Milano.

Ricordo ancora che il Presidente del Milan partecipando all’inaugurazione della villa con piscina di Gustavo, corse il pericolo di subire un brutto scherzo da parte di suoi buontemponi amici olbiesi che avevano congiurato di fargli fare un tuffo in piscina. Io, per caso, avendo appreso quel loro stupido progetto, grazie al fatto che non avevo mai dimenticato la mia lingua olbiese, misi subito in guardia Gustavo e Buticchi fu salvo.

Ebbi ancora, seguendo la squadra di Gustavo a Milano, la malaugurata idea di fare il vincente pronostico del Milan sulla Juve, partita giocata a San Siro. Anche quella volta azzeccai con precisione il risultato.. Il Milan vinse 1 a 0 ed io mi feci la fama di grande intenditore di calcio. Il terzo ed unico pronostico lo centrai quando lo andai a trovarlo a Pescara alla vigilia della gara con il Napoli. Gli dissi, prima di recarmi allo stadio, di stare tranquillo assicurandogli che la sua compagine avrebbe certamente battuto il Napoli di Ferlaino, dopo la delusione di due pareggi e di una sconfitta subite. In verità quelle tre previsioni (Torino, Milano, Pescara) furono soltanto una questione di pura fortuna. Fossi stato davvero così bravo nei pronostici sarei diventato ricchissimo giocando la mia settimanale schedina del Totocalcio che non mi regalò mai la felicità di un 13 e neppure di un 12 o un 11.

Quando Gustavo venne nella capitale per firmare il contratto di ingaggio come allenatore della Roma (1977- ‘78) andai a prenderlo all’aeroporto di Fiumicino per condurlo a casa del presidente della squadra giallo-rossa. Pochi giorni dopo trovai per lui un appartamento in via di Baldo degli Ubaldi e, l’anno seguente, quello vicino alla sede della Roma, dove lui e Fatima abitarono fino alla conclusione dello sfortunato campionato che stava per decretare la retrocessione della Roma. L’ultima partita in calendario, infatti, era il confronto con la Juventus guidata da Giovanni Trapattoni.

La Roma aveva bisogno di un punto per evitare la retrocessione e la Juve di un pareggio per vincere il campionato. Segnò prima la Juve con il difensore sardo Cuccureddu ed io, in tribuna stampa, feci mille scongiuri pensando anche che, se la Roma avesse perso la partita io non avrei avuto il coraggio di scendere negli spogliatoi a salutare Gustavo. Fu, per mia e sua fortuna, un pareggio e, prima di entrare nello spogliatoio della Roma, andai a salutare Trapattoni, che avevo conosciuto a Milanello quando Gustavo guidava il Milan. Trapattoni mi pregò di portare questo messaggio a Gustavo: “Dì al “ Giagno” che vincere questa partita mi sarebbe molto, ma molto dispiaciuto”.

L’anno successivo andai a prendere Gustavo alla stazione Termini, trascorremmo insieme la giornata e l’indomani lo accompagnai a prendere il treno per Pescara dove avrebbe firmato il contratto per il suo incarico, promettendogli, un po’ seriamente e un po’ per scherzo, che sarei dare andato a Pescara per allietarlo con la mia presenza e i miei pronostici. Come già raccontato a Pescara ci andai davvero e, dopo il positivo risultato e gli chiesi per scherzo di farmi assumere dalla dirigenza del Pescara come portafortuna.

Finita quella stagione con Gustavo ci siamo rivisti solo durante le vacanze estive ad Olbia anche se non abbiamo mai dimenticato di sentirci spesso al telefono, specialmente nei periodi di festivi di Natale, Capodanno e Pasqua. La nostra amicizia non è mai stata legata al calcio, ai suoi successi e alle sue sconfitte. Era salda in gioventù ed è ancora più salda in…vecchiaia.

@Settimo Momo Mugano

Si ringrazia Basilio Giagnoni per le foto