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Il mondo artistico dell’olbiese Italo Fancello: il fotografo che rendeva vive le pietre 

Penultimo di dieci figli Italo Benedetto Fancello nacque a Terranova Pausania il 21 marzo del 1938

Il mondo artistico dell’olbiese Italo Fancello: il fotografo che rendeva vive le pietre 
Il mondo artistico dell’olbiese Italo Fancello: il fotografo che rendeva vive le pietre 
Patrizia Anziani

Pubblicato il 16 September 2023 alle 11:30

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Olbia. “L’attesa attenua le passioni mediocri e aumenta quelle più grandi”, potrebbe racchiudersi in questo aforisma del filosofo e scrittore francese Franҫois de la Rochefoucauld (1613-1680) l’essenza della passione più grande di Italo Benedetto Fancello, noto fotografo professionista olbiese recentemente scomparso all’età di 85 anni dopo una vita vissuta intensamente tra famiglia, lavoro e la sua amata fotografia.

Italo Fancello, così era meglio conosciuto dagli olbiesi, fin dai giovanili esordi della sua attività aveva fatto propria non solo la tecnica fotografica, ma anche la capacità di saper aspettare, cogliere l’attimo migliore, perché l’attesa, mai disgiunta dal silenzio e la concentrazione, per lui era sempre stata una condizione necessaria per saper scegliere con cura le luci e le ombre, i colori, le sensazioni, quelle particolari e inimitabili atmosfere per esprimere al meglio il proprio indiscusso talento dietro l’obbiettivo.

Penultimo di dieci figli, Italo Benedetto Fancello nacque a Terranova Pausania il 21 marzo del 1938 da Gerolama e Bachisio. Quest’ultimo indimenticabile ed apprezzato artista di origine dorgalese, nonché ingegnoso fotografo e lungimirante inventore (leggi qui), ha senza dubbio lasciato un segno indelebile nel percorso artistico e professionale del figlio.  Cresciuto com’era a stretto contatto con i segreti della stampa fotografica, Italo ben presto affiancò il padre portando avanti con lui l’attività del primo laboratorio e studio fotografico Fancello, aperto già dal 1920 ed ubicato sempre in Corso Umberto, non molto distante dalla centrale Piazza Regina Margherita.

 

Una volta acquisita la licenza nel 1962 Italo decise di mettersi in proprio con il nuovo laboratorio Foto Color Fancello sempre ubicato in Corso Umberto. Nel corso degli anni, segnati dal felice matrimonio con la sua amata Angela Mulas dalla quale ha avuto tre figli, Italo Benedetto Fancello ha meticolosamente preservato il talento artistico e la competenza del padre dedicando tutta la sua vita lavorativa al mondo della fotografia.

 Vincitore di concorsi nazionali ed internazionali, riconoscimenti ricevuti sempre fuori dai confini dell'isola, - ricordiamo il primo premio speciale vinto nel 1983 al Concorso internazionale Città di Boretto riservato ai soli professionisti con l'opera dal titolo “Scultura di un fulmine” - il fotografo olbiese non ha mai smesso di ricercare gli angoli più inediti della frastagliata ed aspra natura gallurese traendo ispirazione per le sue particolari produzioni fotografiche.

 

Una professione portata avanti con impegno al servizio della sua numerosa clientela tra lavoro in camera oscura per lo sviluppo delle fotografie, richieste di servizio per matrimoni e una miriade di suoi personali e mai banali fotogrammi, frutto di affinata tecnica scevra da quegli artificiosi accorgimenti della post-produzione tanto cara, se non addirittura indispensabile, a molti fotografi contemporanei.

Italo Fancello, di animo mite e riservato era un purista sempre alla ricerca di emozioni da documentare con quella certa padronanza di linguaggio della cronaca. Un connubio di vita quotidiana immortalata con alcuni interessanti reportage e foto artistiche che ritraggono volti, ma anche luoghi, monumenti, spazi urbani e la natura della sua amata Gallura dove anche le rocce da lui ritratte sembrano avere un alito di vita.  Dalle nude pietre come d’incanto prendono vita sguardi di memoria nuragica, animali e mostri, volti plasmati da fulmini o vento e poi la natura selvaggia, angoli incontaminati, il mare. Italo Fancello amava molto il mare.

“Aveva una sua barchetta e quando poteva usciva in mare da solo o con gli amici. Portava sempre con sé la macchina fotografica. Quando individuava un particolare soggetto da fotografare, per esempio una roccia, ritornava sul posto più volte fino a quando non trovava la luce adatta.  A volte attendeva diverse ore prima di scattare la foto. La particolare roccia del “Il guerriero” si trova sull’Isola di Molara, ma lui con la sua barchetta e la sua macchina fotografica, se particolarmente ispirato, si spingeva fino a Cala Gonone”, così racconta il figlio Marco, che sulle orme del nonno e del padre oggi porta avanti con altrettanto impegno la sua attività fotografica immerso nel suo studio in Corso Umberto n° 189 di Olbia.   

 

La mostra sulle rocce, con il suggestivo “guerriero” (vedi foto di copertina), nel 1985 aveva vinto il primo premio al concorso “Città di Viterbo” portando con sé tutta l’anima e la singolarità della Gallura con i suoi affascinanti speroni di pietra, i costoni tormentati dal vento, le sue inarrivabili guglie.

 

Italo Fancello si è spento lo scorso 17 agosto circondato dall’affetto della sua amatissima moglie Angela, i figli Lisa, Marco con Stefania, Loredana con Riccardo, i nipoti Samuele con Veronica, la piccola Lara e i parenti tutti. Domani, 17 settembre 2023, alle ore 09:30 presso la Basilica di San Simplicio in Olbia verrà celebrata la Santa Messa di ringraziamento e trigesimo.

 

Galleria fotografica.

II giovane fotografo Italo Fancello mentre lavora in camera oscura.  

"Scultura di un fulmine", Italo Fancello 983. 

Marco e Italo Fancello nello studio fotografico di Corso Umberto a Olbia. Accanto a loro la foto di Gerolama e Bachisio Fancello e l'antica macchina fotografica usata da quest'ultimo. 

La Basilica minore di San Simplicio in Olbia, foto di Italo Fancello.

In copertina "Il guerriero", Italo Fancello 1983.