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Da Tempio al Myllennium Awards 2025: la regista Ester Tessuti stupisce Roma

È sardo il corto "2080" che conquista il Myllennium Awards 2025

Da Tempio al Myllennium Awards 2025: la regista Ester Tessuti stupisce Roma
Da Tempio al Myllennium Awards 2025: la regista Ester Tessuti stupisce Roma
Laura Scarpellini

Pubblicato il 25 September 2025 alle 13:10

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Tempio Pausania. Ester Tessuti diplomata in Cinema presso RUFA sale sul gradino più alto del podio del MyFrame Award ai Myllennium Awards 2025 con il cortometraggio “2080”, realizzato durante il suo terzo anno di studi e supervisionato dal docente Alessio Maria Federici. Il riconoscimento che comprende 10.000 euro in denaro insieme ad altri 10.000 euro in servizi di post-produzione offerti da Leone Film Group e la proiezione al Marateale 2025 – Premio Internazionale Basilicata, di fatto la consacra quale  giovane regista capace di guardare ben oltre le convenzioni. “2080” vuole essere una riflessione distopica ed intima che la giovane film maker originaria di Tempio Pausania mette a segno sul tema identità e visibilità nell’era digitale. Protagonista del corto è  una anziana influencer, effimera regina dei like, che fa i conti con  l’abisso quando la fama la piata in asso. Sarà proprio la scelta della protagonista una delle sfide più ardue per la giovane Ester Tessuti.

Qual è stato il momento decisivo quando avete capito che il cortometraggio «2080» poteva diventare un progetto competitivo a livello internazionale, incontrando il MYFrame Award al MYllennium Award 2025?
"Il Myllennium Award è stato il primo concorso a cui ho partecipato con 2080, quindi non mi sarei mai aspettata un risultato simile. Proprio per questo è stato speciale: è un premio diverso dagli altri, nato per dare spazio ai giovani e spronarli a mettersi in gioco. Non è solo un riconoscimento, ma un concreto incoraggiamento a seguire il proprio sogno".


«2080» racconta la storia di un’anziana influencer in un mondo tech-obsessed. Da dove nasce l’idea originale e quali sono le tematiche chiave che avete voluto esplorare?
"L’idea è nata da una paura personale. Dopo interi pomeriggi passati sui social, mi sono immaginata anziana, con una vita consumata dietro a uno schermo. Così è nata Elisabetta: una donna che non ha mai lasciato la sua casa, dove un sistema domotico le parla in continuazione e un’App chiamata DTH, le segnala i followers deceduti e le permette di partecipare a funerali virtuali. In un mondo sempre più distaccato dall’umanità e dalla realtà, la sua esistenza diventa l’emblema di come si possa arrivare a perdere la propria vita dietro ai social, rinunciando all’identità e al contatto con ciò che è autentico".


Il suo percorso è partito dalle aule RUFA. In che modo l’esperienza accademica ha influenzato lo stile narrativo e la forma cinematografica di «2080»?
"La RUFA mi ha dato strumenti tecnici e teorici per sperimentare, ma soprattutto il contesto giusto per crescere. Con professori e compagni ho potuto lavorare sulla sceneggiatura, capire come rendere credibile un futuro distopico senza troppi fondi a disposizione, concentrandomi sulla costruzione dei personaggi e sull'interpretazione di Elisabetta, un’anziana nata negli anni 2000. Ho sperimentato soluzioni creative, utilizzando grafiche e immagini generate con l'AI per rendere ancora più immersiva l’atmosfera del 2080 e trasmettere la solitudine del personaggio in un mondo
dominato dai social e dalla tecnologia".


Ha ricevuto 10.000 euro in denaro, servizi di post-produzione e proiezioni internazionali. In che modo intendi investire o utilizzare questi riconoscimenti per i tuoi progetti futuri,soprattutto a Roma?
"Il premio sarà investito interamente in un nuovo cortometraggio. Sia i fondi che i servizi di postproduzione andranno in un progetto nuovo, più ambizioso, che mi permetta di crescere e di alzare ancora di più l’asticella".


Guardando avanti, quali passi pratici stai facendo per entrare nei set capitolini e quali tipi di collaborazioni cerchi con case di produzione, registi o attori per espandere la tua presenza nel cinema indipendente?
"Mi piacerebbe molto entrare a lavorare sui set dei grandi film come assistente alla regia, anche se non è sempre facile perchè non esiste una strada giusta. Richiede incontri, tentativi e molta determinazione. Sto costruendo la mia rete passo dopo passo, anche grazie ai rapporti nati in RUFA con ragazzi che condividono le mie ambizioni, ma anche grazie a festival passati a cui ho partecipato con "03:47", il mio secondo cortometraggio. Oltre a 2080, ho anche un docu-film, "La Lepre", ambientato in Sardegna, che racconta una tragedia famigliare e intervista il popolo sardo, dai più giovani agli anziani, sui temi dell’amore, della morte e del lutto. È pronto ad uscire e spero possa farmi incontrare altre persone con la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare, perché il cinema indipendente richiede coraggio, passione e collaborazioni autentiche".