Wednesday, 30 April 2025
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Pubblicato il 30 April 2025 alle 09:47
Cagliari. Un nuovo fronte si apre nella lunga e controversa questione dell’eolico in Sardegna. Dopo mesi di tensioni, denunce pubbliche e mobilitazioni civiche contro i mega-impianti off-shore lungo le coste dell’isola, arriva ora un nuovo elemento destinato ad alimentare il dibattito: la trasformazione del porto canale di Cagliari in un hub logistico per l’assemblaggio e la spedizione di impianti eolici.
Secondo quanto riportato da L’Unione Sarda, la società Nuova Icom, attiva nel settore dell’energia marina e già legata a Saipem, ha chiesto la concessione di 250 metri di banchina per realizzare un deposito e area operativa dedicata alle torri eoliche. Il progetto ha già ricevuto il primo via libera da parte dell’Autorità del Mare di Sardegna, che intende modificare il piano regolatore portuale per adattarlo alla nuova destinazione d’uso.
La risposta della Uiltrasporti Sardegna è stata immediata e decisa. Il sindacato ha definito “inaccettabile” la proposta, soprattutto perché presentata a fine mandato del presidente dell’Authority, Massimo Deiana. "Ci sembra un colpo di coda non opportuno — si legge nella nota —. Le banchine sarebbero destinate ad attività non portuali che possono essere esercitate in altre aree, senza alcuna connotazione di interesse pubblico". Il sindacato teme inoltre che questa scelta possa compromettere definitivamente il rilancio del traffico containerizzato, penalizzando il lavoro e il futuro di centinaia di operatori portuali.
La questione va ben oltre la gestione di uno scalo. Si inserisce infatti in un contesto più ampio in cui la Sardegna viene progressivamente trasformata in polo di produzione e logistica dell’energia eolica per l’intero bacino del Mediterraneo. A Olbia, come già denunciato, sono in discussione progetti eolici off-shore davanti a Capo Figari e Tavolara, mentre nel sud dell’isola si profilano parchi industriali off-shore di proporzioni colossali. Le contestazioni riguardano sia l’impatto paesaggistico e ambientale sia la scarsità di ricadute economiche positive per le comunità locali.
"La Sardegna è stata scelta come base logistica e produttiva per le rinnovabili non per una strategia concertata col territorio, ma per la sua condizione di marginalità politica", denunciano da tempo comitati e amministrazioni locali. E ora, con il possibile stravolgimento del porto industriale di Cagliari, si aggiunge anche il timore che lo sviluppo dell’eolico sacrifichi interi comparti economici — come il traffico marittimo commerciale — sull’altare della “transizione ecologica” a vantaggio di pochi gruppi industriali.
A far crescere ulteriormente la tensione è il sospetto, evidenziato dalla stessa Uiltrasporti, che la Nuova Icom abbia già disatteso alcuni obblighi occupazionali stabiliti nella recente concessione ottenuta ai sensi dell’articolo 16. "Ha ridotto l’organico e trasferito il personale ad altre aziende", accusa il sindacato, che chiede ora un intervento urgente da parte del Ministero dei Trasporti e della presidente della Regione Alessandra Todde.
Il futuro del porto canale di Cagliari si deciderà nei prossimi mesi, ma la partita è tutt’altro che tecnica: riguarda il modello di sviluppo dell’isola, il suo rapporto con il mare e la capacità di gestire con equilibrio una transizione energetica che rischia, in assenza di partecipazione e trasparenza, di trasformarsi in un’ennesima occasione mancata o, nella peggiore delle ipotesi, la più grande speculazione ai danni del territorio e del territorio.
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