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Vertenza Air Italy, trattative ferme e famiglie a rischio povertà

La bomba sociale dimenticata: l'allarme di Marco Bardini

Vertenza Air Italy, trattative ferme e famiglie a rischio povertà
Vertenza Air Italy, trattative ferme e famiglie a rischio povertà
Camilla Pisani

Pubblicato il 13 January 2021 alle 06:00

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Olbia. Un presente precario, un futuro del tutto incerto: ad oggi è questa la situazione dei circa millecinquecento (1500) lavoratori Air Italy. Dopo mesi di trattative, proposte, promesse e progetti, abbiamo chiesto a Marco Bardini, ex dipendente e rappresentante regionale dell’Anpav (l’Associazione nazionale professionale assistenti di volo) di fare il punto della situazione. La compagnia è ufficialmente in liquidazione, e i liquidatori stanno procedendo nella vendita di tutti gli asset positivi, i mezzi aerei sono stati tutti restituiti e le proprietà, dalle scrivanie agli strumenti dell’hangar sono state anch’esse messe in vendita. La parabola Air Italy, insomma, si può considerare definitivamente conclusa, almeno nella forma aziendale precedente: “i lavoratori sono circa millecinquecento, di cui circa cinquecentocinquanta solo in Sardegna. Questo significa millecinquecento famiglie senza reddito, a cui è stata attribuita una cassa integrazione che sarà valida solo fino a giugno. Queste famiglie che si trovano senza reddito si trascinano dietro almeno l’equivalente di indotto, il che significa che tutte le categorie che fornivano servizi all’azienda, come ad esempio il catering, si trovano in grave sofferenza; tutti quelli che facevano affidamento sullo stipendio proveniente da Air Italy ovviamente non stanno spendendo, creando così una catena di mancanza di lavoro ben più massiccia del previsto” spiega Bardini. “La cassa integrazione è iniziata a settembre e terminerà il 30 giugno. Dal primo luglio saremo tutti licenziati e senza alcun sostegno", spiega Bardini. Fino a dicembre i dipendenti non hanno ricevuto nulla, poi è partita la Cig, ma senza il Fondo Speciale del Trasporto Aereo. "Molte di queste famiglie sono monoreddito, e versano in gravi difficoltà economiche, com’è ovvio”, commenta amaramente Bardini. La situazione pandemica non aiuta, perché come si evince dalle statistiche il traffico aereo mondiale è paralizzato, e rimarrà in questa stasi fino all’anno prossimo, dicono le previsioni. Ma tra due anni è altresì prevista la ripresa della crescita esponenziale del mercato, e in quest’ottica una compagnia d’eccellenza come l’ex Air Italy potrebbe essere il fiore all’occhiello dei trasporti: “ho lavorato in Alisarda, poi Air Italy, per oltre trent’anni e per me questa vicenda rappresenta un’afflizione di carattere non solo economico, ma anche emotivo - racconta Bardini -: posso dire di conoscere tutto dell’azienda, ogni risvolto e ogni cambiamento, perché oltre ad essere stato un dipendente appassionato sono anche un sindacalista". "Quello che mi preme sottolineare è il carattere di eccellenza di chi lavorava in azienda. Possiamo vantare infatti di avere i migliori tecnici, ricercati dalle compagnie di tutto il mondo, e di avere una storia che conta zero incidenti di volo, a differenza di altre compagnie. Valorizzare le competenze di questi lavoratori è fondamentale, perché è proprio avvalendosi della loro professionalità che si potrebbe far ripartire una compagnia aerea sarda”. Per quanto concerne questa valorizzazione, la Regione Sardegna ha siglato un accordo impegnandosi a finanziare i corsi di aggiornamento necessari a mantenere “current” le certificazioni e i brevetti, che sono indispensabili per il personale di bordo e di terra. “È profondamente ingiusto che l’azienda Air Italy sia stata utilizzata dal Qatar, di fatto, come testa d’ariete per sfondare il corridoio atlantico, nella sostanziale indifferenza delle istituzioni. Questo indiscriminato utilizzo dell’azienda ha creato una vera e propria macelleria sociale, uno tsunami di disoccupazione su cui la politica non può soprassedere - commenta ancora Bardini, che aggiunge: - come Anpav, la nostra ambizione è che la Regione, Solinas e l’assessore ai trasporti mantengano le promesse fatte e si impegnino concretamente nel progetto di realizzazione di una compagnia aerea sarda". "Il traffico aereo a breve ripartirà, e creare questa nuova struttura aziendale, reintegrando le eccellenti professionalità ora in cassa integrazione, è possibile; si potrebbe pensare ad un accordo con Alitalia, anche in considerazione del fatto che ad oggi ottenere dei mezzi aerei è molto economico. Ricordo che Solinas aveva promesso che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro, in virtù della costituzione di una nuova compagnia sarda, che avrebbe visto l’utilizzo delle risorse umane ex Air Italy, e il reintegro completo tra piloti, assistenti di volo e tecnici della parte sarda”, continua Bardini. Le richieste di Anpav partono innanzitutto dal mantenimento di questa promessa, conditio sine qua non per garantire la salvezza economica di centinaia di famiglie: “chiediamo inoltre una proroga della cassa integrazione, perché il termine a giugno non sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno economico degli ex dipendenti; proponiamo che i tre miliardi e trecento milioni concessi ad Alitalia, che oggi si chiama ITA ed è una società pubblica, vengano utilizzati per il bilancio dell’intero settore aereo italiano”. L’idea è quella di una joint venture tra Regione Sardegna e Ministero dello Sviluppo Economico e dei Trasporti, e che la nuova compagnia aerea sarda diventi una costola del gruppo ITA, tornando ad occuparsi di quello di cui si occupava precedentemente al fallimento Air Italy: trasporto da e per la Sardegna, sia per quanto riguarda le rotte di continuità territoriale, sia per quanto riguarda il trasporto turistico, sfruttando il know how, le competenze e la formazione del personale già esistente. “Il motore è ancora acceso, l’azienda c’è già, nella sua struttura interna, c’è solo da metterci la firma - spiega il rappresentante regionale Anpav - le premesse ci sono, perché l’azienda riparta nel periodo post pandemico. Chiediamo che Alitalia, avendo assorbito le rotte di continuità territoriale, assorba anche, come si fa normalmente, anche il personale, come previsto dalla clausola di garanzia presente nei cambi d’appalto. In sostanza, chiediamo di far parte di questo grande progetto ITA, o direttamente tramite la reintegrazione del personale o indirettamente, tramite il mantenimento delle promesse della Regione, costituendo una nuova compagnia sarda, che potrebbe chiamarsi di nuovo Alisarda, nome che a mio parere - in quanto sardo, in quanto ex dipendente, in quanto sindacalista - veicola perfettamente il messaggio aziendale di eccellenza del territorio”. Ad oggi, le risposte della politica latitano, e come riferiscono le associazioni sindacali, il dialogo è fermo: ma il tema è caldo, rovente, ed è certo che le rivendicazioni dei millecinquecento lavoratori licenziati e delle loro famiglie verranno al pettine: “stiamo organizzando alcune manifestazioni con l’obiettivo di riaprire il dialogo, di puntare di nuovo l’obiettivo su questo gioiello di competenze e capitale umano che va mantenuto vivo e salvaguardato” conclude Bardini. Una sfida, questa, che deve tenere conto della disperazione di chi sta perdendo tutto: starà alle parti in causa stabilire quanto mantenere flessibili i margini e quali le battaglie su cui non cedere, senza perdere di vista l’obiettivo comune tra politica e sindacati, il dovere alla tutela del lavoratore.