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Turismo, la disperazione degli stagionali: "noi, dimenticati dallo Stato"

La situazione di questo importantissimo segmento di lavoratori: sono quarantamila solo in Gallura

Turismo, la disperazione degli stagionali:
Turismo, la disperazione degli stagionali:
Camilla Pisani

Pubblicato il 22 April 2021 alle 06:00

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Sono decine di migliaia, e sono al lumicino delle forze: i lavoratori stagionali, fermi ormai da un anno, sembrano essere gli ultimi, i dimenticati del settore turistico; fatto quantomai grave in una regione che ne conta centomila, di cui quarantamila solo in Gallura. La professione del lavoratore stagionale e, storicamente, sempre stata sottovalutata, retrocessa al ruolo di lavoretto “di passaggio”: una visione molto lontana dalla realtà, visto che per la maggior parte, gli stagionali sono figure professionali specializzate, che investono tempo e denaro nell’aggiornamento delle loro competenze, e che scelgono questo percorso come vocazione lavorativa. “Purtroppo i primi ad essersi sempre sottovalutati sono stati proprio quei lavoratori che, ritenendo questo mestiere qualcosa di temporaneo in attesa d’altro, non hanno creduto fosse importante essere tutelati e ascoltati come categoria. Questo accade, in parte, a causa di un certo tipo di mentalità che vede il posto fisso come l’unico obiettivo possibile, svalutando la flessibilità o magari confondendola con la precarietà; ma guardando i dati, è evidente che il mercato richieda sempre più un lavoro flessibile. La svolta in negativo è stata la decurtazione della NASPI da parte del governo Renzi, all’indomani della quale siamo nati noi ANLS, un po’ per protesta ma soprattutto per creare le condizioni di farci ascoltare; questa organizzazione sta creando, a livello governativo, qualche barlume di consapevolezza e ascolto, infatti il governo Draghi ci ha chiesto delle referenze per il sottosegretario al Turismo, cosa anni fa impensabile. Con fatica stiamo creandoci il nostro spazio, lottando contro il senso di generale sconforto e quasi indifferenza nei confronti della lotta sociale e politica, che si registra a livello nazionale da qualche anno a questa parte. L’impressione è che la gente non creda più alla reale possibilità di un cambiamento, e tenda a subire in maniera passiva le imposizioni dall’alto, senza mettere in modo né spirito critico né la pretesa sacrosanta dei diritti, che va di pari passo con il dovere di lavorare sodo” spiega Valerio Garau, responsabile di Anls Sardegna. Alla sfiducia generata dalla crisi, si aggiunge lo spettro incombente della pandemia, che di fatto sta producendo una nuova povertà fatta di famiglie che, da mesi, non percepiscono né reddito né ammortizzatori sociali: “sono undicimila le persone che lavorano nel turismo e che sono residenti nell’isola, che hanno presentato domanda per ottenere l’indennità riferita ai mesi di maggio, giugno, luglio e agosto 2020, per una cifra massima di 4mila euro). Il fatto inaccettabile sta nel fatto di aver emesso un bando largamente incomprensibile, che ha condannato moltissimi lavoratori ad un’errata compilazione; l’Aspal, l’ente che si occupa di esaminare le richieste, ha cominciato a farlo con le prime liste alla fine di febbraio, rendendo poi noti i nomi degli aventi diritto e di quelli ingiustamente esclusi. Su 3800 domande, più di mille sono state respinte, proprio a causa della poca chiarezza del bando, in cui i criteri di appartenenza ad una fascia piuttosto che ad un’altra risultavano francamente nebulosi anche ad un addetto ai lavori, figuriamoci per chi magari non è informatizzato, per non parlare della possibilità di ravvedimento, durata una manciata di giorni. L’altra beffa sta nel venire a conoscenza che, se hai ricevuto dallo Stato altri bonus in precedenza, risulti comunque scartato, fatto gravissimo se consideriamo che si tratta di persone che non hanno più avuto modo di lavorare da settembre del 2019 e che hanno ricevuto indennità statali solo per un periodo limitato. Questa sistematica sottovalutazione della gravissima crisi che sta investendo decine di migliaia di famiglie è un’urgenza da sistemare e risolvere al più presto, anche perché secondo le previsioni, la ripresa del settore non sarà cosa immediata, ma richiederà anni” dichiara Garau. La figura dello stagionale non può essere presa in considerazione come una pedina ininfluente nella grande e complessa scacchiera del turismo: i professionisti  del settore rappresentano la chiave dell’accoglienza in Sardegna, ed a loro va restituita una dignità ed una tutela finora bistrattate, innanzitutto garantendo misure di sostegno economico, evitando che le competenze invidiabili acquisite nel corso del tempo si disgreghino e si perdano irrimediabilmente.