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Pubblicato il 22 December 2020 alle 22:09
Olbia, 22 dicembre 2020- Si sta diffondendo in Sardegna la sciagurata convinzione secondo la quale (s)vendere la storia della Civiltà Nuragica secondo la favolistica fantarcheologica (i Nuragici-Shardana dominatori dell'intero mondo antico, la Sardegna nuragica identificata con l'inesistente Atlantide ecc.) farebbe fare un salto di quantità (la qualità evidentemente non interessa) all'afflusso di turisti nell'Isola, perché - si sa - le favole hanno sempre venduto più della realtà, dall'Iliade al Signore degli Anelli.
La nostra società condanna moralmente gli/le escort perché per denaro vendono il loro corpo. Solo il loro corpo. Che dire allora di chi per denaro baratta la lealtà, la legalità, le amicizie, gli affetti, l'onestà intellettuale, la verità, ecc., in una parola: l'anima? E cos'altro è svendere la storia antica della propria terra per ciò che non è? Non è anche quello vendersi parte dell'anima, un pezzo di anima frantumata a seconda delle convenienze, un'anima fatta a pezzi come gli Horcrux del Lord Voldemort di Harry Potter?
E svenderla poi per cosa? "Per un pugno di dollari" o "Per qualche dollaro in più"? Diciamoci la verità, il Re è nudo: il turismo esclusivamente culturale, di chi si muove solo o principalmente per fruire di beni culturali come a Firenze, Roma, Pompei, Venezia ecc., in Sardegna non esiste. I turisti vengono qui per le spiagge; la visita dei siti archeologici è un corollario, un' opzione secondaria (non raramente grazie al maltempo o perché di strada tra una meta balneare e l'altra, ecc.). Quasi nessuno, sul piano di una qualche rilevanza statistica ed economica, varca il mare appositamente per nuraghi e domus de janas (e non "de jeans", secondo uno strabiliante refuso - diamo per scontato che sia tale - di un testo recentemente attribuito ad un assessore regionale in un sito di informazione on line).
Crediamo sul serio che cinesi, statunitensi, russi ecc. sbarcheranno a milioni proprio apposta per visitare l'ennesima Atlantide? I siti che, sull'intero pianeta, sono stati via via identificati con il leggendario continente inventato dalla fantasia di Platone sono ormai più di cento, ma non perciò hanno visto affluire masse di turisti: qualcuno dei lettori ha mai preso un aereo per andare a vedere una di queste Atlantidi?
Ma anche ponendoci in un'ottica di marketing tanto approssimativa da ignorare la verità scientifica, o tanto spregiudicata da stravolgerla con disonestà intellettuale, la domanda è: siamo certi che banalizzare l'unica isola degli unici nuraghi (con buona pace di chi li vede sparsi sull'intero globo fino all'Isola di Pasqua) come una delle cento Atlantidi sia un buon servizio reso alla Sardegna e all'assoluta originalità della Civiltà Nuragica? E crediamo sul serio che spagnoli, francesi, tedeschi ecc. sbarcheranno a milioni sull'Isola per il solo fatto che 3.300 anni fa era abitata da un popolo che avrebbe dominato l'intera area euro mediterranea, del quale però in questi assurdi termini non hanno mai sentito parlare, perché così lo (mal)tratta solo la propaganda locale?
Inoltre, in base a quali principi e quale coerenza, finché il piagnisteo sardista condannava eticamente la dominazione della Sardegna da parte di Roma (un colossale fraintendimento di prospettiva storica, culturale e antropologica), i conquistatori romani erano demonizzati ed ora invece, quando sono i Nuragici-Shardana ad essere erroneamente o falsamente spacciati per dominatori del mondo antico, chi conquistava è messo sugli altari, come recita un noto spot istituzionale per il quale la Sardegna è "Terra di eroi e giganti, di nuraghi...di conquistatori e dominatori..."?
Ciò premesso in via generale, veniamo alla cronaca.
L'Amministrazione Regionale intende allestire una campagna di promozione mediatica del patrimonio archeologico sardo, infelicemente denominata "Archeologika 2021" (con l'inutile vezzo di una k della quale non si capisce il motivo), per proporre l'Isola come meta di turismo culturale per dodici mesi. Ben venga, purchè sia fatta salva, per quanto spettacolarizzata, la correttezza dell'informazione scientifica. Tra gli archeologi circola un quesito: questa campagna promozionale andrà ad attestarsi su una linea di narrazione favolistica? Il sospetto sorge nel leggere, tra i nomi dei testimonial ai quali verrà affidata la campagna, quello del conduttore di una trasmissione televisiva ben nota per aver diffuso per troppi anni a piene mani la peggiore pseudo-scienza, anche sulla Sardegna antica, e quello dell'unico geologo che parli di uno tsunami che avrebbe seppellito di fango marino i nuraghi della parte meridionale dell'Isola, ma che, guarda un po', è assente dal censimento di questi eventi redatto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/tsunami-mar-mediterraneo-mappa/).
Del comitato scientifico della campagna promozionale fanno parte tre illustri docenti universitari, a proposito dei quali viene in mente il titolo di un bel film di Lina Wertmüller: "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?". Riusciranno i nostri tre eroi a far ritrovare la correttezza scientifica qualora dovesse misteriosamente scomparire dalla campagna promozionale? Riusciranno i nostri tre eroi a far capire che la narrazione della verità scientifica può essere più accattivante delle favole? Certo la fatica è maggiore; con le leggende si raggiungono più facilmente vette di diffusione e di popolarità ma, attenzione, anche di ridicolo se vengono barattate come verità. Ma abbiamo piena fiducia nei nostri tre moschettieri, che in quel contesto rappresentano tutti noi archeologi, e quindi i sospetti che nutriamo, io e molti colleghi con me, sono sicuramente infondati. Infatti non possiamo e non vogliamo credere che quest'operazione, per la quale si spenderà denaro dei contribuenti e che vede il concorso e la benedizione del Ministro (in persona) per i Beni e le Attività Culturali, delle Soprintendenze sarde, della Regione Sardegna e di tre reputati docenti universitari, possa arrivare a calpestare con narrazioni favolistiche prive di fondamento la storia antica dell'Isola e la dignità dei suoi abitanti di ieri e di oggi, facendo ridere di essa e di essi il mondo intero. Non possiamo e non vogliamo credere che si venderà un pezzo della nostra anima per un pugno di dollari o per qualche dollaro in più.
Auguriamo perciò buon lavoro a chi si accinge all'impresa, che seguiremo con vigile speranza.
Rubens D’Oriano, archeologo
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