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Olbia, Labint: scuola di Italiano per stranieri che valorizza la relazione

L’intervista a una delle insegnanti

Olbia, Labint: scuola di Italiano per stranieri che valorizza la relazione
Olbia, Labint: scuola di Italiano per stranieri che valorizza la relazione
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 17 December 2023 alle 06:00

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Olbia. Il Labint ODV– Laboratorio Interculturale per l’Integrazione – è un’organizzazione di volontariato no profit con la mission di favorire l’integrazione degli stranieri presenti in città mediante diverse iniziative, prima fra tutte, quella dell’insegnamento della lingua italiana.

Essendo quella del Labint una realtà unica sul territorio, abbiamo pensato di raccogliere la testimonianza di una delle insegnanti volontarie della scuola: Giovanna Pollio. Di seguito, l’intervista.

Cosa vuol dire essere un’insegnante del Labint?

“È un’esperienza unica, soprattutto dal punto di vista umano, perché si ha la possibilità di incontrare e confrontarsi con culture ed etnie diverse. Per me che insegno, costituisce un arricchimento e spero lo sia anche per chi riceve l’insegnamento. Non sono un’insegnante titolata, ma ho frequentato un corso per insegnare la lingua italiana agli stranieri e mi sono tuffata in questo mare di interculturalità che offre grandi possibilità di integrazione.”

Quante sono e com’è la composizione delle classi?

“Le classi sono in tutto 7 e contano ciascuna un massimo di 15 alunni, provenienti da Paesi e realtà differenti. Il numero degli iscritti è aumentato, rispetto allo scorso anno, in maniera esponenziale. Sono previste 2 insegnanti per classe sia per garantire lo svolgimento delle lezioni anche in caso di eventuale assenza di uno dei due, e sia per seguire in maniera quasi individuale ogni alunno, date le differenti capacità linguistiche e diversi stadi di partenza: dal livello 0, a quello pre-A1 e all’A1. Cerchiamo di formare le classi in base al test d’ingresso iniziale che serve da indicatore, ma accettiamo studenti anche a corsi già iniziati durante il resto dell’anno, perché lo spirito che vogliamo portare avanti e che deve caratterizzarci è quello dell’accoglienza.”

Quando e come si svolgono le lezioni?

“Le lezioni si tengono nelle aule del Liceo Mossa, due volte a settimana, il martedì e il giovedì e durano 2 ore ciascuna, dalle 18:00 alle 20:00. Ogni anno adottiamo libri di testo adatti per i vari livelli. Tuttavia, l’impostazione prettamente didattica non viene seguita alla lettera, in favore di un metodo più flessibile, che parta da argomenti di interesse personale e comune degli allievi, per entusiasmare e catturare il loro interesse e da lì costruire una lezione ad hoc. È importante principalmente che i ragazzi imparino a parlare la lingua italiana”.

Che ruolo assume la relazione tra insegnante e allievo nelle dinamiche di insegnamento-apprendimento?

“La relazione è fondamentale. Non è possibile stabilire nessun legame didattico, se prima non si instaura una relazione umana tra persone, basata sulla reciproca fiducia. Per stimolare i ragazzi all’apprendimento è importante che si sentano accolti, date le difficili situazioni legate all’immigrazione che spesso vivono. Io personalmente, prima di mettermi a loro disposizione nel ruolo di insegnante, cerco di mettermi in una posizione di ascolto e accoglienza, come persona. Sono ragazzi e ragazze che hanno bisogno di molta cura e di recepire che abbiamo fiducia in loro affinchè anche loro possano averla in noi. E gli elementi che possono aiutarci a instaurare una relazione personale e didattica di questo tipo sono sicuramente i gesti, i mimi e le risate.

Quali sono gli argomenti trattati a lezione che possono fare da ponte tra le diverse culture?

“Sicuramente gli aspetti più identificativi di ogni cultura, che la caratterizzano dal punto di vista etnico: la religione e la cucina. Ai ragazzi piace molto parlare della propria religione e per me è un grande spunto interculturale, oltre ad essere motivo di conversazione e occasione per farli esprimere in una nuova lingua a partire da temi sentiti a livello personale. Per quanto riguarda invece l’aspetto culinario, vi è una grande condivisione di piatti tipici e ricette e di conseguenza un ricco scambio culturale”.

Quale il punto di forza del Labint secondo te, rispetto alle altre scuole di Italiano per stranieri?

“Penso che il valore aggiunto di questa scuola sia lo spirito di umanità e accoglienza con il quale cerchiamo di creare dei legami significativi con gli allievi, non solo da un punto di vista didattico e finalizzato meramente all’apprendimento della lingua, ma anche in termini di relazione autentica basata sulla credenza profonda che la diversità sia una ricchezza da coltivare e valorizzare”.