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Cronaca

Olbia, la vera storia dell'Alan Kurdi: quando la ragion di Stato coincide con la ragione del cuore

Olbia, la vera storia dell'Alan Kurdi: quando la ragion di Stato coincide con la ragione del cuore
Olbia, la vera storia dell'Alan Kurdi: quando la ragion di Stato coincide con la ragione del cuore
Angela Galiberti

Pubblicato il 01 October 2020 alle 16:37

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Olbia, 30 settembre 2020 - Nel bel mezzo dell'emergenza umanitaria, dettata dall'arrivo al porto di Olbia della nave Alan Kurdi con 125 persone a bordo, ve lo avevamo promesso: a bocce ferme, a emergenza finita e archiviata, saremmo andati oltre la cronaca nuda e cruda e avremmo approfondito. Così, oggi vi raccontiamo la vera storia dell'Alan Kurdi a Olbia: una storia di Stato, di uomini e donne di grande professionalità, di veti incrociati, di proteste e delle ragioni del cuore.

Una storia complessa, emotivamente forte per chi l'ha vissuta in prima persona, che ha avuto esito positivo: perché alla fine, nonostante tutto, lo Stato ha funzionato, ha deciso, si è mosso (anche pesantemente) e i 125 migranti - che, nelle intenzioni dell'associazione tedesca Sea Eye, avrebbero dovuto raggiungere Marsiglia su una bagnarola - sono stati tutti sistemati nel giro di 48 ore. Olbia ha affrontato il suo primo sbarco (e forse ultimo, chi lo sa) con velocità e maestria a dispetto di tutto e di tutti.

La vera storia dell'Alan Kurdi inizia quando questo peschereccio-carretta di appena 39 metri si incammina verso Marsiglia dopo aver salvato, tra il 19 e il 20 settembre, 125 persone al largo della Libia: quasi la metà sono minorenni, molti dei quali non accompagnati, il più piccolo ha cinque mesi. Per giorni l'equipaggio della barca dell'associazione tedesca Sea Eye chiede la possibilità di sbarcare e alla fine il 24 settembre si incammina verso Marsiglia. Le condizioni meteomarine, però, sono critiche e così lo Stato italiano decide per uno sbarco di emergenza in Sardegna: prima Arbatax, poi nel tardo pomeriggio la nave viene dirottata su Olbia.

C'è tutto il tempo per organizzare lo sbarco in sicurezza, ma le premesse non sono buone. Premesse politiche, s'intende: la Regione Sardegna (governata dal Psd'Az con una coalizione di centrodestra in cui vi è anche la Lega) alza subito la voce e fa capire che proprio non ci sta a "subire" in silenzio. Nel frattempo lo Stato - rappresentato da Prefettura di Sassari, Questura di Sassari e Direzione Marittima del Nord Sardegna - si mette in moto.

L'Alan Kurdi, nel frattempo, raggiunge il golfo di Olbia un paio d'ore prima dell'alba: non entra subito in porto, aspetta il via libera della Direzione Marittima, guidata dal comandante di Vascello Maurizio Trogu: uomo di Stato, grande esperienza alle spalle e un forte senso del dovere e di umanità. Mentre l'equipaggio della Sea Eye attende l'ok davanti a Nodu Pianu, viene organizzato lo sbarco al molo Cocciani: facile da gestire, con un'area sterile naturale, sufficientemente isolato per non creare allarme.

Intorno alle 9:30 il tanto sospirato via libera: sotto decine di occhi curiosi, arrivati a Cala Saccaia per vedere "la nave dei migranti", ecco l'Alan Kurdi - minuscola e piena come un uovo - passare accanto al faro dell'Isola Bocca, simbolo di Olbia, scortata da una pilotina e mezzi di Guardia Costiera e Finanza. Alle 10:30 tocca terra davanti al personale dell'Ats (già vestito di tutto punto) e decine di rappresentanti delle forze dell'ordine, ma l'odissea che doveva finire è appena cominciata.

Decine di giornalisti, tra cui anche noi di Olbia.it, osservano sgomenti le operazioni. Anzi, le non operazioni. Un gruppo della Lega protesta a gran voce contro l'arrivo in porto del peschereccio, altri - senza vessilli politici - gridano cose irripetibili, e poi ecco l'onorevole Zoffili con le sue dirette: unico rappresentante politico a poter varcare l'area sterile.

Qualcosa non funziona, ma verrà fuori con il contagocce solo nelle ore e nei giorni successivi: una serie di veti incrociati tra Regione e Stato blocca lo sbarco dei 125 naufraghi. Tamponi sì, tamponi no, prima sbarco poi tamponi, prima tamponi e poi sbarco e re-imbarco, e così via all'infinito. Le ore, nel frattempo, passano.

Protagonista assoluto lo Stato che, con i suoi rappresentanti, sblocca la situazione. In pole position la prefetta di Sassari, la dottoressa Maria Luisa D'Alessandro: corre da una parte all'altra della banchina, convince l'onorevole Zoffili - seduto imperterrito davanti alla nave - a spostarsi, decide di usare a piene mani i poteri che le conferisce lo Stato, riuscendo a scrivere anche in presa diretta un provvedimento d'urgenza in pochissimi minuti. Insieme a lei, il vice della Questura di Sassari, Mario Carta, concentrato sul fronte sicurezza, che non perde mai la calma né la pazienza.

Terzo attore, last but not least, la Guardia Costiera di Olbia con il direttore marittimo Maurizio Trogu in primissima linea insieme ai suoi uomini: il vero padrone di casa dello scenario, puro demanio pubblico, puro porto, puro territorio di Stato. Da buon uomo di mare, abituato a tempeste ben peggiori di questa, il Capitano di Vascello Trogu governa l'emergenza senza paura.

La Guardia Costiera di Olbia ha avuto un ruolo determinante nella risoluzione dell'emergenza. Ha indicato il primo ricovero per i primi sessanta naufraghi sbarcati dall'Alan Kurdi, ha concordato con l'Autorità Portuale l'occupazione temporanea della Sala congressi della Stazione Marittima da parte delle donne e dei bambini, ha organizzato concretamente il loro trasferimento da Cala Saccaia all'Isola Bianca con alcuni loro mezzi più uno dei Vigili del fuoco. Il tutto con il supporto di un territorio, e delle sue associazioni - in prima fila la Croce Rossa, che si è trasformato in un caldo abbraccio per queste 125 persone, mentre alcune istituzioni facevano orecchie da mercante.

Il trasferimento dei migranti negli altri centri dell'isola si è concluso domenica 27 settembre: in due giorni tutto è stato risolto, nonostante veti incrociati e latitanze eccellenti.

Ha funzionato perché di fronte al pericolo che delle vite umane possano morire non ci si può voltare dall'altra parte: se l'Alan Kurdi avesse proseguito verso Marsiglia, oggi non parleremmo di uno sbarco in terra sarda, ma di un naufragio nelle Bocche di Bonifacio.

Olbia ha salvato delle vite lo scorso fine settimana. Lo ha fatto grazie allo Stato. Di geopolitica, di politica internazionale e di immigrazione si può parlare, razionalmente, ora e senza sfoderare odio.