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Olbia incontra il violino di Jose Vargas: la rinascita di un talento

Il virtuoso cubano racconta sacrifici, gratitudine e riscatto

Olbia incontra il violino di Jose Vargas: la rinascita di un talento
Olbia incontra il violino di Jose Vargas: la rinascita di un talento
Laura Scarpellini

Pubblicato il 17 October 2025 alle 12:40

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Olbia. Ha stregato il cuore della Costa Smeralda con il suo violino, tra i profumi di salsedine e pini marittimi, anche durante l'estate che abbiamo appena archiviato. Jose Vargas ad Olbia ha trovato una casa che va oltre il concetto di semplici pareti. Cubano di nascita, artista nei sogni e ormai sardo nel quotidiano, Vargas è oggi una figura di grande rilievo nel panorama artistico sardo, capace di trasformare ogni evento in una pagina di musica, memoria e grande dignità d'animo.

La sua storia parte presto, come una nota che anticipa un intero spartito. In gioventù, Vargas si fece notare negli ambienti esclusivi della Costa Smeralda non ancora per l'elevata tecnica del violino, ma per la capacità di raccontare con la sua indiscussa capacità di ballerino, animatore e cantante, storie di passione, di speranza e di sacrificio. All’inizio la sua presenza era più tangibile nel gesto elegante del ballo, nelle posture di danza che accompagnavano i momenti di gala. Poi, come spesso accade agli artisti che hanno dentro di sé una voce profonda, la musica prese il sopravvento: le note del suo violino iniziarono a risuonare agli eventi più raffinati, a suggellare matrimoni e compleanni con una raffinatezza struggente.

La sua è una crescita che non si vede soltanto nelle altezze delle note, ma anche nei passi faticosi di chi sceglie una strada non facile. Vargas racconta, con la sobrietà di chi ha imparato a convivere con la fatica, che i primi tempi sono stati segnati da sacrifici quotidiani: lunghe sessioni di studio, prove incessanti, la pazienza di chi lavora senza clamore. Ma è stato questo lavoro, accompagnato da una ferma gratitudine, a forgiare il carattere e la cifra artistica dell’uomo e dell’esecutore.

Olbia, la terra che gli ha aperto una seconda casa, non è solo un luogo geografico: è una comunità che gli ha offerto riscatto, una realtà che gli ha dato opportunità e una scena in grado di valorizzare la sua voce. Vargas racconta con una risata piena di luce che la Sardegna gli ha dato la possibilità di vivere con agiatezza, senza perdere di vista le sue radici e la responsabilità di condividere il proprio talento. La musica per lui è un modo di raccontare il tempo: i minuti trascorsi tra le note sono stati periodi di riflessione, di gratitudine e di incontri che hanno rafforzato una visione artistica matura e profondamente umana.

Il suo repertorio è una fusione di virtuosismo tecnico e sensibilità personale: il violino diventa strumento di memoria collettiva, capace di restituire le gioie e le sfide di chi vive tra la baldanza della costa e la quiete di una terra antica. Nella sua interpretazione la musica cubana incontra le radici sarde, creando un linguaggio originale che parla di identità, di dialogo tra culture e di un nuovo racconto di opportunità: qui, in questa terra di mare la musica non è solo estetica, ma responsabilità.

Nell’intervista che accompagna questo ritratto, Vargas si concede con la sincerità di chi ha imparato a riconoscere il valore del percorso. Parla della sua infanzia, dei giorni di studio appassionato della musica, delle notti trascorse a perfezionare l’intensità del vibrato e della fiducia riposta nel proprio talento. E parla, soprattutto, della gratitudine per una terra che ha saputo accoglierlo, valorizzarlo, aiutarlo a costruire una vita non soltanto di successo, ma di significato.

La Habana e Cuba sono molto distanti dalla Sardegna. Come è arrivato qui?

"Posso dire che mi ha portato il cuore in Sardegna. Per amore ho lasciato la mia terra e davvero, senza molti soldi in tasca, è iniziato il cambiamento della mia vita. Gli inizi sono stati molto duri, con anni di grandi sacrifici e tanto lavoro come insegnante di ballo a Lula, Bitti, Orune. Qui ho vissuto circa nove anni. Mi sono fatto l'idea di quello che è l'animo vero della Sardegna e ne ho fatto tesoro. L'entroterra sardo mi ha insegnato moltissimo, anche se ho capito ben presto che la parte più commerciale è la Costa Smeralda, conosciuta in tutto il mondo". 

Quale è il suo genere musicale?                                                                                           "Mi piace cimentarmi nella musica lounge, raffinata, che abbia uno stile come dire, elegante e sobrio. Al tempo stesso mi piace spaziare in un repertorio che possa raggiungere tutti, non solo una nicchia di pubblico. Per questo spesso mi cimento in melodie come quelle di Morricone, Sinatra, ma anche colonne sonore o gli Abba, i Beatles".

Come si è evoluto il suo lavoro nel corso del tempo?

"Beh i primi tempi in Italia son stati frenetici. Come insegnante di ballo e animatore ho lavorato a Roma, Sassari, Alghero, Roma, Miami. Insomma ero sempre molto impegnato con la musica latino-americana che era da poco approdata con tanto successo. Poi ho iniziato a cimentarmi anche come cantante latino, ma ormai da tantissimi suono il violino. Posso dire che il mio passato di animatore e cantante mi è servito come trampolino di lancio per poter arrivare a comperare il mio amato strumento: il violino".

Qual è la sua visione per il tuo repertorio?
"Mi piacerebbe proporre musica melodica, soprattutto bossa nova, in luoghi eleganti dove la bellezza di una canzone resta impressa, non i tormentoni. che purtroppo sempre più spesso si è costretti ad ascoltare. Soprattutto i giovani stanno andando verso una musica molto commerciale, e snaturata".

Che tipo di locali le piacerebbe che si potessero trovare ad Olbia?
"Sicuramente dei locali dove poter ascoltare della musica  jazz, blues raffinato, non necessariamente destinati ai solo VIP. Anche le persone comuni amano un ambiente raffinato. Attualmente in giro vedo troppe serate karaoke e molte band di ragazzini che fanno solo gran rumore, che alla fine smuovono solo la parte commerciale. A Olbia non c’è un punto d’incontro elegante e raffinato, accessibile, senza dover guardare solo al periodo estivo in Costa Smeralda. E poi servono più musicisti di alto livello.

È una questione di localizzazione?
"Purtroppo sì. Dobbiamo spesso spostarci in altre città, dove c'è una visione musicale più ampia. Spero che presto anche nella mia città nasca un locale elegante, meno commerciale, dove musicisti "comuni come me" possano lavorare stabilmente con sonorità ricercate, come accade negli eventi di un certo livello, ma in forma continuativa".

C'è qualcosa che non rifarebbe più?"Sono giunto alla consapevolezza che rifarei tutto quello che ho fatto, compreso gli errori perché proprio anche grazie ad essi sono diventato l'uomo che sono oggi".