Thursday, 01 May 2025
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Pubblicato il 09 June 2021 alle 06:00
Olbia. La riapertura del lungomare via Redipuglia - che ora dovrebbe chiamarsi "Cossiga", ma per noi rimarrà sempre Redipuglia - ha rinvigorito il morale degli olbiesi che, senza alcuna timidezza, si sono riappropriati (grazie alla riqualificazione) degli spazi prospicenti all'ansa sud del golfo interno. Una mini rivoluzione che ha creato anche molti investimenti economici in zona, segno di un'ineguagliabile voglia di vivere, lavorare e costruire. Tra chi ha provato a fare uno di questi investimenti c'è Marco Canu, olbiese, che ha aperto un noleggio dedicato alla mobilità green con monopattini, risciò, ma soprattutto sup, canoe e water bike per mini-gite sull'acqua a due passi dalla costa. Neanche il tempo di festeggiare il lungomare e la nuova attività ed ecco arrivare l'ordinanza della Capitaneria di porto a spegnere tutti gli entusiasmi: le banchine non possono essere usate come attracco, le scalette servono solo a chi inavvertitamente cade in mare, ma soprattutto non si possono usare mezzi non a motore perché l'area è considerata tutta un porto. "Sono molto deluso - ha detto Marco Canu -. Ho un'autorizzazione dell'Autorità portuale per questa attività. Mi dispiace molto perché l'idea era quella di dare un servizio alla città, soprattutto agli olbiesi e non solo ai turisti. Alla fine sposterò le cose dedicate al mare in spiaggia e continuerò con i monopattini e i risciò, ma mi dispiace molto". La storia di Marco Canu è un'occasione perfetta per parlare dei famosi "servizi" che una città di mare come Olbia potrebbe offrire a chi la visita e a chi la abita. Non abbiamo la presunzione di voler insegnare il mestiere alla Capitaneria di Porto che, giustamente, pensa alla sicurezza in mare ed è anche vero che il golfo di Olbia è un golfo vivo, dove ancora oggi c'è la piccola pesca. Però, c'è un però: da sempre Olbia ha una vocazione per la vita attiva all'aria aperta e riconquistare il rapporto con il proprio mare è stata una vera scommessa per tutti gli olbiesi (compresi gli amministratori). Avere un rapporto con il mare non significa solo "barca a motore" o "barca a vela" o anche stare in spiaggia, ma significa anche poter aver fare una serie di attività che non presuppongono un motore a scoppio e della benzina. Si pensi, per esempio, a delle gite in canoa che partono da via Redipuglia e arrivano fino a Sa Marinedda, alle foci del Padrongianus: un'attività ecologica, a bassissimo impatto ambientale, ma estremamente suggestiva. E' anche vero che, in futuro, le due anse del golfo interno potrebbero ospitare un maxi porto turistico, ma questo non avverrà in due giorni e nemmeno in due anni: perché, dunque, avere dei divieti così stringenti in un'area che ancora non è così densamente trafficata? La nostra speranza è che si apra un dialogo tra la Capitaneria di Porto, il Comune e l'Autorità portuale per provare a cercare un equilibrio che permetta una lieta convivenza tra tutte le attività del golfo, anche quelle che non prevedono un motore.
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