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Cronaca

Olbia, Fabio Flenda: da pilota Air Italy a medico in trincea

Olbia, Fabio Flenda: da pilota Air Italy a medico in trincea
Olbia, Fabio Flenda: da pilota Air Italy a medico in trincea
Angela Galiberti

Pubblicato il 26 April 2020 alle 13:32

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Olbia, 26 aprile 2020 - Non abita a Olbia da un po' di tempo, ma il legame con la Sardegna non si è mai spezzato e in ogni caso, in città, è un nome conosciuto. Parliamo di Fabio Flenda, anzi dottor Fabio Flenda, ma anche comandante Air Italy e ufficiale dell'Esercito italiano, in questo momento medico volontario a Crema, uno degli epicentri dell'emergenza Coronavirus.

Il dott. Flenda è uno dei tanti dottori volontari che, invece di rimanere a casa al sicuro, hanno deciso di scendere letteralmente in trincea nella lotta contro il coronavirus nei luoghi più colpiti. Per il comandante-dottore, che ha iniziato a volare a 16 anni (ben prima di prendere la patente per l'auto) e che ha preso i brevetti di volo in contemporanea con la laurea in Medicina con 110 e lode (più una "disgressione" da ufficiale dell'Esercito), non è che la normalità di una vita spesa per il prossimo.

"Ho prestato servizio nel terremoto a L'Aquila, sono stato a Lampedusa per l'emergenza migranti - racconta Fabio Flenda -. È un anno e mezzo che non volo per le note vicende Air Italy, mi è sembrata la cosa più naturale venire qui a fare il volontario. Ho sentito una forte motivazione".

"Ho tanti amici in Sardegna che mi raccontano cosa avviene nell'Isola, ma non c'è la percezione di quello che sta succedendo davvero qua. Abbiamo famiglie completamente devastate dove su 5 persone ne è sopravvissuta solo una. Ci sono mariti che non sanno di aver perso i figli o le mogli, e viceversa. Le terapie intensive sono ancora piene: quando entrano sappiamo che ci rimarranno per lungo tempo, ma non sappiamo se riusciremo a tirarli fuori. Anche per chi sopravvive non è facile: il polmone rimane ferito e serve una lunga riabilitazione. I costi reali di questa pandemia li capiremo solo nel tempo", spiega Flenda.

Il medico-ufficiale-pilota sta prestando servizio all'Ospedale Maggiore di Crema: uno dei territori più colpiti dall'emergenza Covid-19. Il suo reparto, ora, è una Pneumologia per la riabilitazione dei pazienti positivi e ospita, in una parte, anche chi aspetta l'esito del tampone. Si tratta di una unità separata dall'Ospedale vero e proprio, è una sorta di prolungamento esterno del nosocomio realizzato a pochi metri dal Pronto Soccorso. In gergo si tratta di un "ospedale da campo".

"Il timore è che ci sia un secondo picco in un posto dove non c'è stato - continua il medico -. Paghiamo anni di tagli, non eravamo pronti. Il sistema sanitario lombardo, che è uno dei migliori, è stato messo a dura prova. Avendo visto ciò che è successo in Lombardia, le altre regioni si possono preparare, ma la preparazione presuppone un investimento. Nessuno ha mai pensato a una cosa del genere. A pagare il prezzo maggiore sono stati i medici di base, la prima linea. Per come la penso io, oggi potremo risolvere questo problema solo con delle squadre Covid appositamente formate e bardate di tutto punto, non si può più aspettare".

Il comandante non lesina critiche nemmeno per la comunicazione. "Capisco il non dover far preoccupare le persone, ma non si doveva dire che il Covid-19 è un'influenza. Non lo è, è altro. Sarebbe stato più corretto dire che non lo si conosceva - dice -. Il virus è come una chiave criptata: muta in continuazione il suo antigene per cercare la chiave giusta per entrare nelle cellule e lo fa finché non la trova. Ci siamo accorti che fa cose che prima non avevamo capito, ora possiamo curare prima e meglio i pazienti che ne sono colpiti".

La scienza è anche questo: un percorso in divenire anche nelle emergenze. Per quanto riguarda la Sardegna, Fabio Flenda teme che le ripercussioni economiche possano essere gravi. "Ho vissuto 20 anni in Sardegna, la conosco bene e conosco tante persone che ci vivono e lavorano - spiega -. La Sardegna pagherà un prezzo altissimo perché vive di turismo, di stagionalità e in questo momento è tutto fermo. Probabilmente salteranno anche le low cost, c'è tutto il sistema da ripensare".

E intanto la Sardegna attende di capire quando potrà ripartire.