Sunday, 29 June 2025
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Pubblicato il 29 June 2025 alle 09:00
Olbia. L’epoca contemporanea si contraddistingue per velocità e immediatezza. la tecnologia ha portato progressi tali da poter definire questa l’era della connessione. Eppure, nonostante gli infiniti mezzi di comunicazione, dialogare in maniera autentica diventa ogni giorno più difficile. Sebbene infatti non manchino gli strumenti, nei rapporti interpersonali si sta perdendo la spontaneità. Questa difficoltà nel comunicare ha origini lontane. Le sue radici affondano nell’intricato e complesso terreno dell’amor proprio (assente) e del rapporto che ciascuno ha con sé stesso. D’altronde, come si può comunicare con gli altri in maniera autentica ed empatica se prima non si impara ad ascoltarsi profondamente e a dialogare amorevolmente e in modo accogliente con sé stessi? Per rispondere a questa domanda, nel nostro nuovo numero della rubrica “Pillole di benessere e crescita personale” ci siamo affidati a Paola Gallelli, esperta nel campo delle relazioni. Psicologa, life coach e formatrice, Paola, nelle sue attività, integra scienza, spiritualità, coaching e antiche saggezze per accompagnare le persone in percorsi di trasformazione interiore. Ideatrice della realtà ReConnection – Dalla Fonte alla Vita e del metodo I.Q.A, guida cammini di guarigione emotiva ed è una ferma sostenitrice del fatto che ogni difficoltà possa essere considerata un’opportunità di crescita per trasformare l’ombra in luce sia a livello personale che relazionale.
“Quando le parole diventano ponti e non muri, anche una lite può diventare un’occasione di rinascita – afferma l’esperta e spiega - In ogni relazione umana, la comunicazione è la strada che tiene uniti i cuori. È ciò che dà forma alla connessione, che trasforma l’incontro tra le persone in qualcosa di vivo e duraturo”. Quando ci si ama, infatti, non basta volersi bene: bisogna anche imparare a parlarsi. E soprattutto, bisogna farlo nei momenti in cui è più difficile. È proprio lì, nella tensione, nei silenzi carichi o negli sguardi evitati, che la comunicazione autentica può segnare la differenza tra l’avvicinarsi o l’allontanarsi.
Continua Paola: “Siamo umani, fatti di emozioni, storia e fragilità. Può capitare di perdere la pazienza, di alzare la voce, di ferire involontariamente. Può accadere che una giornata pesante sfoci in una discussione, o che parole mai dette diventino accuse. Ma ciò che conta davvero non è evitare lo scontro, bensì non permettere che quel momento lasci una ferita aperta. Ogni parola non detta, ogni abbraccio trattenuto, può diventare un mattone che si aggiunge agli altri fino a edificare lentamente un muro invalicabile tra due persone. E quei muri, una volta eretti, sono difficili da abbattere”.
Nell’esperienza di Paola, sebbene in molti credano che litigare significhi che qualcosa non funziona, spesso la realtà è tutt’altra: si discute quando ci si tiene, quando si è coinvolti, quando si vuole crescere insieme. Il confronto infatti, anche se può fare male, può essere un atto d’amore. “Una coppia che si confronta mostra di essere viva. A patto che, dopo, ci sia voglia di ricucire, di comprendere, di evolvere – chiarifica la dott.ssa Gallelli - Le discussioni irrisolte, che si ripetono uguali a sé stesse, diventano pesi. E col tempo, quelle piccole tensioni si trasformano in distanze. Fermarsi, respirare, fare un passo indietro: gesti semplici, eppure potentissimi, disinnescano”.
Quando le emozioni dominano, quando l’urgenza di avere ragione prende il sopravvento, si rischia di perdere l’altro di vista. Ma se si trova un attimo di lucidità, si può scegliere di ascoltare. Non per rispondere, ma per capire. Senza difendersi, senza interrompere, senza volere vincere. Solo ascoltare. Dare spazio all’altro, alla sua versione, anche se è diversa dalla nostra. “Questa è la vera forza della comunicazione – commenta ancora l’esperta - non è debolezza, è coraggio. È la capacità di mettersi in gioco, di mettere al centro la relazione. Di chiedersi: cosa conta davvero? avere ragione o restare connessi? L’ego spesso ci sussurra che cedere è perdere. Ma nella relazione autentica, cedere è scegliere. Scegliere l’altro, l’amore, la pace. A volte basta poco: uno sguardo sincero, un “mi dispiace” detto con il cuore. Gesti minuscoli, ma capaci di cambiare tutto”.
Comunicare davvero richiede impegno. Non sempre è facile. Richiede presenza, voglia di ascoltare, ma anche amore per sé stessi e per l’altro. Quando le discussioni si moltiplicano, quando si torna sempre sugli stessi temi, quando le parole feriscono più che unire, il consiglio di Paola è quello di fermarsi. Non per arrendersi, ma per comprendere. Per domandarsi cosa ci sia dietro quelle parole dure, quale bisogno inascoltato, quale ferita irrisolta. A volte, infatti, dietro una lite, c’è solo stanchezza. Altre volte, c’è qualcosa di più profondo: un desiderio di essere visti, un senso di solitudine, la paura di non valere abbastanza. Quando i conflitti non sono più episodi, ma diventano abitudine, un'altra opzione potrebbe essere quella di guardarsi dentro e di chiedere aiuto. Un terapeuta, un coach, un cammino personale possono aiutare infatti a portare alla luce ciò che da soli non si riesce a vedere. Dal punto di vista psicologico, discutere è naturale. Le emozioni, se represse, trovano comunque una via d’uscita, spesso disfunzionale. Meglio affrontarle, anche se costa.
“Dal punto di vista spirituale, la comunicazione autentica è qualcosa di sacro – continua Paola - È l’incontro di due esseri umani nella loro verità, nella loro nudità emotiva. Anche la fisica lo conferma: ogni parola, ogni pensiero è energia che si propaga. Le nostre emozioni modellano il campo relazionale. Scegliere di comunicare con verità è un atto creativo, che nutre e trasforma. Viviamo in tempi che ci spingono alla reattività, alla velocità, alla superficialità. Comunicare con autenticità richiede invece lentezza, ascolto, intenzione. È una scelta controcorrente. E per questo, preziosa. Non si tratta di evitare il conflitto, ma di abitarlo con consapevolezza. Di permettere a sé stessi e all’altro di mostrarsi per ciò che siamo, senza maschere. È lì che nasce l’intimità vera. Una relazione cresce quando, dopo uno scontro, ci si guarda negli occhi e si dice: “Sono ancora qui”. Quando la rabbia si scioglie in un sorriso, quando un silenzio viene spezzato da una parola gentile. Quando si capisce che ogni frase può essere una carezza o una ferita, e si sceglie con cura”.
In definitiva possiamo affermare che la comunicazione autentica non è solo una tecnica, ma un gesto d’amore. Presenza. Una scelta quotidiana. E, in fondo, è il dono più grande che possiamo fare a chi amiamo: farci vedere, anche nelle nostre fragilità, e restare. Conclude la dott.ssa: “La cosa più importante che possiamo imparare è amare e lasciarci amare”.
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