Sunday, 09 November 2025
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Pubblicato il 09 November 2025 alle 19:00
Olbia. Il 16 settembre è morto Sergio Frau, il giornalista che propose di vedere nella Sardegna nuragica l'inesistente Atlantide frutto della fantasia di Platone, ed è subito partita la sua beatificazione a reti unificate. Massimo rispetto di fronte alla morte, ma quell'idea resta pur sempre una colossale sciocchezza condita di palesi manipolazioni argomentative. In estrema sintesi: secondo Frau le Colonne d'Ercole, quale simbolo del confine occidentale del Mondo conosciuto dai Greci e oltre le quali il filosofo immaginava Atlantide, sarebbero da porre a quell'epoca allo Stretto di Sicilia, tra questa e la Tunisia, e perciò la mitica isola sarebbe la Sardegna.
La prova regina della veridicità della favola e dell'identificazione Atlantide=Sardegna sarebbe il fatto che molti insediamenti nuragici del sud dell'Isola sarebbero stati sepolti dal fango di uno tsunami che corrisponderebbe alla catastrofe che, nel mito inventato da Platone, sprofondò Atlantide nel mare.
Per ricordare Frau, l'Associazione Nurnet, che raccoglie appassionati di archeologia sarda pre e protostorica, innalza nella propria pagina FaKeBook un peana ai (presunti) meriti del defunto.
L'elogio ricorda il documento col quale un numerosissimo gruppo di studiosi opposero decisivi argomenti alle fantasie di Frau e lo commenta, riferendosi ai firmatari, con uno sgrammaticato “che Dio gli perdoni forma e metodo” (corretto sarebbe stato “che Dio perdoni loro...”). Nessuna scorrettezza né di forma né di metodo, bensì un intervento moralmente doveroso per informare l'opinione pubblica che si trattava dell'ennesima sciocchezza priva di qualsiasi fondamento scientifico, benché strombazzata con gran fracasso grazie ai rapporti di Frau con una corazzata mediatica come “la Repubblica”.
Leggiamo poi che il libro di Frau “portò una grande attenzione sull'archeologia preistorica e nuragica della Sardegna”. Attenzione a prezzo di ridicole favole. Grazie, ma anche no!
Secondo Nurnet Frau “contribuì in maniera decisiva a spostare le Colonne da Gibilterra allo Stretto di Sicilia, ponendo la nostra isola nella posizione del mito di Atlantide”. Sarebbe finalmente l'ora di leggerlo - una buona volta per tutte e per intero ! - questo benedetto testo di Platone e si troveranno queste inappellabili parole: “l'estremità dell'Isola verso le Colonne di Eracle, di fronte alla regione oggi chiamata Gadirica”. Agli studiosi è ben nota l'inequivocabile identificazione dell'antica Gadir con Cadice, che...ops... non si affaccia sul Mediterraneo bensì sull'Atlantico, perciò il filosofo poneva Atlantide indubitabilmente nel pieno di quell'oceano e affermare che il racconto parla di un'isola oltre lo Stretto di Sicilia significa solo tre cose: o non si è mai letto il testo per intero o si ignora dove sia l'antica Gadir o...giudichi il lettore quali possano essere le alternative, perché io ne vedo solo un'altra. Molti altri argomenti si possono opporre all'assurda idea che la fine del Mondo noto ai Greci all'epoca di Platone, ma anche molto prima, fosse tra Sicilia e Tunisia, ma mi limito a tre. Con lo Stretto di Messina, inoltre presidiato dalle città greche di Reghion (Reggio, circa 730 a. C.) e Zancle (Messina, circa 750 a. C.), come la mettiamo?! E con la ceramica micenea delle coste tirreniche e con la fondazione greca di Cuma (circa 750 a. C.) o di Marsiglia (circa 600 a. C.)? Certo ben capisco che ciò possa risultare ignoto ai troppi sardi che pongono attenzione alla sola preistoria e protostoria della Sardegna e non tengono in nessun conto la storia posteriore, soprattutto se non inerente all'Isola, perché ciò che non è sardo pre e protostorico semplicemente o non esiste o non merita. Va poi ricordato che le cartine geografiche che Frau invocava per dimostrare (secondo lui) che il braccio di mare Tunisia-Sicilia fosse molto più stretto di oggi, così da corrispondere alla descrizione di Platone, tracciano la linea di costa del...ops...16.000 (sedicimila!) a. C. Un'altra colossale svista?
Il fatto che l'Unesco e l'Accademia dei Lincei abbiano dato fugacemente sponda a Frau non sposta di una virgola che Atlantide la inventò Platone – la Sardegna nuragica in nulla corrisponde alla descrizione che il filosofo ne dà (leggetela!) - le Colonne d'Ercole non sono mai state allo Stretto di Sicilia – lo tsunami è una bufala sesquipedale, e infatti gli esponenti di quei consessi ben si sono guardati dal riprendere in sede scientifica le fantasie di Frau.
Così prosegue la sviolinata di Nurnet: Frau “riportò la Sardegna antica in posizione centrale nella storia del Mediterraneo. Anche i più recenti e attuali studi, sembrano confermare i suoi sforzi intellettuali”. Attribuire al giornalista le conquiste ben precedenti dei molti archeologi che già indicavano il ruolo della Sardegna nuragica sempre più in quel senso – ma ovviamente in termini seri e non favolistici - , spacciando così implicitamente Frau come il vate che illuminò la via e al quale essi poi si sono accodati, tradisce una conoscenza molto approssimativa della bibliografia scientifica, cosa per altro ben comprensibile da parte di chi archeologo non è.
L'estensore del testo poi ammette che sullo tsunami invece “ebbi amichevolmente da discutere con lui” (la bufala era troppo grossa persino per Nurnet, le cui pagine pure non ne disdegnano di non meno ridicole, come la partecipazione di Shardana-Nuragici alla nascita di Roma) definendolo “la parte più controversa” delle idee di Frau. Nessuna controversia in ambito scientifico ma un puro e semplice rigetto totale e universale, ovviamente anche da parte dei geologi; l'unico di essi che ne straparla, farneticando di un'onda di 500 (cinquecento!) metri di altezza, è un ben noto volto televisivo, e ben si sa che in quel contesto l'audience conta molto più di tutto il resto.
Secondo Nurnet, infine, Frau “non sarà dimenticato perché ha lasciato un significativo segno”. Su ciò siamo perfettamente d'accordo. Anche quelli pessimi, purtroppo, lo sono. Lascia il pessimo segno di chi ha riempito di troppe sciocchezze la testa di troppi sardi, con il massiccio contributo dei corifei che gli hanno fatto il controcanto e ancora lo fanno, come in questo caso. E purtroppo non sarà dimenticato perché le favole hanno sempre venduto più della realtà, dall'Epopea di Gilgamesh a Harry Potter, soprattutto in Sardegna, ove soddisfano e blandiscono un forsennato fanatismo pseudo-identitario che vuole che gli attuali abitanti siano i discendenti diretti, incontaminati, puri e duri di genti di 3500-3000 anni fa dominatrici dell'intero mondo antico, e chi è venuto dopo ne inquina la primigenia purezza, estraneo e nemico o, addirittura, nemmeno è esistito (il riferimento ai Fenici non è casuale).
È facile prevedere per l'immediato futuro, da parte anche di tanti altri soggetti, l'ulteriore beatificazione di Frau a social unificati quale profetico grande luminare (ciò anche da parte di qualche studioso cerchiobottista che ambisce alla facile popolarità nei social come un qualsiasi 14enne), salvatore della patria sarda dalle grinfie dei biechi archeologi che nascondono ai sardi il glorioso passato dei loro padri, novello Robin Hood che restituisce ai poveri (i sardi) il denaro (la gloria) che lo Sceriffo di Nottingham (gli archeologi) ha sottratto loro (“loro” e non “gli”, perché si riferisce a un plurale).
Potremmo intitolargli...che so...l'aeroporto di Cagliari, sfregiato per mesi da una mostra sulle sue fantasie, scandalosamente pagata con denaro pubblico così come l'edizione di Sorgono. D'altronde abbiamo intitolato Malpensa a Berlusconi...
P.S. Non stupisce che al coro degli elogi si sia diligentemente accodata anche Maria Antonietta Mongiu, dalle pagine de “L'Unione Sarda”, ove afferma di aver difeso il libro di Frau su Atlantide “da chi raccoglieva firme perché fosse ritirato”. Qualora si alluda al documento già citato (alternative non ne vedo molte), col quale gli studiosi veri e seri doverosamente si opposero alle favole di Frau, niente di più sbagliato: era pura opposizione di argomenti senza nessuna ombra di censura. In tal caso l'autrice dell'articolo ricorda molto male, ma ciò può facilmente accadere alla nostra (mia e sua) età.
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