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Pubblicato il 26 July 2015 alle 18:17
Olbia, 26 Luglio 2015 - A casa di Fabrizio Pinna, il ragazzo olbiese colpito da una forma rarissima di atassia, è arrivato un nuovo membro familiare: è bionda, ha una coda lunga lunga e degli occhi dolcissimi che implorano carezze, grattatine e passeggiate. Lei è Kira, il cane assistente di Fabrizio, ma soprattutto è il primo cane assistente per disabili della Città di Olbia.
Come spesso accade, Francesca Cavassa e la sua famiglia si ritrovano ad essere pionieri nella lotta per i diritti delle persone diversamente abili. Diritti che non riguardano solo la 162, macchinari speciali americani e la domotica, ma anche cose all'apparenza banali come un'uscita con gli amici, il diritto al lavoro e a una vita il più possibile autonoma.
E così, il primo maggio, Francesca Cavassa e Fabrizio Pinna scoprono - oltre all'handbike - anche la pet therapy. Da qui in poi è il destino a giocare una parte importante in questa storia. Destino che porta Fabrizio nelle mani amorevoli della dottoressa Sabrina Artale dell'Associazione Internazionale Educazione Cinofila e Cani Sociali (Aieccs) di Roma. Uno stimato medico che ha deciso di dedicare metà della sua vita alla pet therapy, alla disabilità e ai cani.
Il ruolo dei cani nella vita delle persone disabili è molto particolare. Tutti conoscono il cane guida per i ciechi: il cane, in questo caso, salva la persona dagli ostacoli, ma è comunque il conduttore a guidare il cane e mai il contrario. Meno famosi sono gli "hiring dog" che avvertono il conduttore affetto da sordità che, per esempio, qualcuno sta suonando alla porta di casa. Poi ci sono i cani che riescono a predire un calo glicemico (diabete) o l'arrivo di un attacco epilettico. Allo studio è invece la loro capacità di avvertire la presenza dei tumori.
Infine ci sono i cani assistenza, come quello di Fabrizio. "Cerco di aiutare le persone con i cani - racconta Sabrina Artale -. Il cane può fare delle cose che la dsabilità non può. In questo senso migliora l'autonomia della persona. Poi c'è un altro aspetto che secondo me è ancora più importante. Le persone disabili sono generalmente abituate ad essere accudite, aiutate, sostenute. Quando il cane entra nella loro vita, imparano cosa significa prendersi cura di una creatura che dipende totalmente da loro".
La presenza del cane diventa un fattore stimolante per il disabile. In un certo senso stimola la persona a prendere le redini della propria vita in mano, conquistando così autonomia e coscienza di sè e di ciò che può realmente fare. "A Fabrizio serviva un cane sociale - continua Sabrina Artale -. Lui è una persona molto autonoma e sa fare tante cose da solo. Kira dà un supporto nei momenti in cui si può sentire stanco, magari prendendo degli oggetti che lui non riesce a prendere".
Per arrivare a Kira, Fabrizio ha dovuto "provare" altri cani. Nei primi due casi l'inserimento non è andato a buon fine e così hanno trovato una buona adozione. La terza cagnolina è, purtroppo, morta. Poi è arrivata Kira ed è stato amore a prima vista per tutti.
"All'inizio, prendevo i cani da allevamenti selezionati. Li prendevo da cuccioli e lavoravo con loro due anni - racconta la dottoressa Sabrina Artale -. Dopo due anni di lavoro, nonostante fossero cani selezionati sin dalla cucciolata, solo il 50% dei cuccioli andavano bene per l'inserimento in famiglia. La gran parte dei pionieri di questo mondo ha abbandonato la pet therapy e l'addestramento dei cani. Molte famiglie prendono il cane non capendo quanto è impegnativo. All'inizio c'è un idillio, poi l'animale viene dimenticato, non viene portato più fuori, viene trascurato, a volte lo troviamo ingrassato. Nei casi peggiori viene maltrattato. Io non voglio abbandonare questo mondo, per questo ho deciso di rivolgermi ai canili".
Sabrina Artale ha deciso di aiutare cani e persone. I cani selezionati all'interno dei canili finiscono a casa sua per dei test lunghi anche 15 giorni. Se il test non va a buon fine, il cane trova una bella adozione. Se il test è positivo, il cane continua il suo percorso per entrare in una famiglia. "Mediamente ci vogliono sei mesi di preparazione - ha detto Sabrina Artale -. Per Fabri ci ho messo diversi mesi a trovare il cane adatto. Una volta inserito in famiglia, si fa un affiancamento di 3 settimane e infine c'è un follow up".
Il cane, anche se entra a far parte di una famiglia, rimane intestato all'associazione che segue da vicino l'evolversi della sua vita all'interno del nucleo familiare. In caso di problemi o di maltrattamenti, l'associazione lo riprende con sè.
L'affiancamento di Fabri e Kira è terminato ieri. I due sono ormai una coppia inseperabile e Fabrizio sembra letteralmente rifiorito grazie alla presenza di questa bellissima cucciolona bionda. "Sono io che porto fuori il cane - dice Fabrizio con un sorriso grandissimo -. Da Kira mi aspetto tanta compagnia e un po' di aiuto". Fabrizio impartisce semplici e chiari comandi alla cagnolona, la quale esegue tutto con morbidezza e tranquillita. Fabrizio, nel dare i comandi, riesce a trasmettere allo stesso tempo affetto e decisione e il cane lo segue con assoluta fiducia.
"I cani da assistenza sono cani con una indole particolare - sottolinea Sabrina -. Hanno un forte autocontrollo, non si fanno distrarre, non saltano addosso, quando si muovono non diventano un ostacolo per la persona disabile. E' importante capire che i cani da assistenza non devono essere toccati dagli estranei, specialmente in pubblico. Il cane è impegnato ad aiutare il suo conduttore e non deve essere distratto". Ovviamente non è che sono cani "inavvicinabili", bisogna però comprendere che la loro attenzione deve rimanere sul padrone e dunque non bisogna lanciarsi in coccole e carezze come si fa per un cane "normale".
Proprio con Kira, Fabrizio è uscito a fare la sua prima passeggiata da solo: una dose massiccia di indipendenza che sicuramente farà bene all'animo e al corpo del giovane olbiese. Un animo che sembra particolarmente portato per il contatto con gli animali. "Fabrizio si è dimostrato particolarmente interessato a questo mondo ed è anche particolarmente portato - sottolinea Sabrina Artale -. Gli ho detto che potrebbe farne una professione". Ed è qui che Roma si aggancia ad Olbia: grazie alla presenza di Valentina Langiu della Zomi Agility Dog. "Nel mondo della cinofilia c'è tanta violenza e tanta coercizione - continua la dottoressa Artale -. Valentina lavora con un approccio positivo, è una brava professionista e lavora molto bene sull'agility e sulla pet therapy. Stiamo pensando di preparare Fabrizio e Kira per la Para-agility dog".
Una proposta, questa, che è piaciuta tantissimo a Fabrizio e a Valentina Langiu, con la quale il giovane olbiese sta già sperimentando l'agility. "Nel nord Sardegna è molto difficile avere un confronto su queste cose - dice Valentina Langiu, titolare con Valentina Mocci della Zomi Agility Dog -. Questa avventura Fabrizio l'ha iniziata con i miei cani. Poi abbiamo fatto agility con Kira e devo dire che vanno benissimo".
Sabrina Artale è referente della pet therapy anche per il CSEN, il Centro sportivo educativo nazionale, che organizza diverse competizioni nazionali di agility, nonché corsi e stage. Il sogno di Fabrizio è quello di diventare un istruttore cinofilo abilitato e di lavorare ad Olbia con Valentina Langiu e Valentina Mocci. Più che un sogno, trattasi di una possibilità concreta proprio grazie alla sinergia che si sta creando tra Zomi Agility Dog e Sabrina Artale. Se tutto va bene, Fabrizio e Kira parteciperanno molto presto a una competizione di para agility.
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