Monday, 17 November 2025
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Pubblicato il 05 November 2025 alle 09:00
Cagliari. Si è concluso con una condanna pesantissima uno dei processi più gravi legati a reati di pedopornografia e abusi su minori scoperti in Sardegna negli ultimi anni.
Come riportato da L’Unione Sarda, il gup del Tribunale di Cagliari, Michele Contini, ha inflitto 14 anni e 8 mesi di reclusione a un uomo originario dell’Alta Gallura, riconosciuto colpevole di aver abusato più volte del figlio di otto anni, filmando le violenze e diffondendo i video. I fatti, secondo l’accusa, si sarebbero protratti sino alla primavera del 2024 in un piccolo centro gallurese.
La sentenza di primo grado è arrivata al termine di un procedimento complesso, nato dalla denuncia della madre del bambino e dalle indagini coordinate dal pm Gilberto Ganassi della Procura distrettuale di Cagliari. Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Tempio Pausania avevano già portato a diversi arresti e a una fitta rete di riscontri su scambi di materiale pedopornografico anche oltre mare.
Nello stesso procedimento, è stato condannato anche un uomo residente a Milano, che avrebbe ricevuto foto e filmati delle violenze: per lui la pena è di otto anni e otto mesi di carcere.
Un terzo imputato, una donna, è stata invece condannata a un anno di reclusione per aver avuto rapporti sessuali davanti alla figlia di tre anni, episodio ritenuto idoneo a integrare un grave abuso psicologico nei confronti della minore.
Durante l’inchiesta, gli investigatori hanno inoltre individuato un ulteriore episodio a Modena, dove un uomo è stato condannato a 12 anni di carcere per violenze su un minore.
Dagli atti dell’indagine emergono riferimenti a “spettacoli pedopornografici” e al presunto coinvolgimento di altri bambini, ospitati in abitazioni private. Secondo gli inquirenti, le immagini delle violenze sarebbero state condivise con più persone nella Penisola, tutte successivamente denunciate.
Un quadro che, come evidenzia il pm Ganassi, rivela la dimensione sistemica e la brutalità di un fenomeno che ha scosso nel profondo la comunità gallurese e non solo.
Le vittime e le loro famiglie, assistite dall’avvocata Monica Liguori, si sono costituite parte civile nel processo, ottenendo un primo, importante riconoscimento di giustizia dopo mesi di indagini e di dolore.
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