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Olbia, Piano Technital: cosa sono i deviatori e quali sono le opere urbane

Tra scolmatori e deviatori: le opere idrauliche che devono salvare la città

Olbia, Piano Technital: cosa sono i deviatori e quali sono le opere urbane
Olbia, Piano Technital: cosa sono i deviatori e quali sono le opere urbane
Angela Galiberti

Pubblicato il 28 May 2024 alle 10:30

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Questo pomeriggio, a partire dalle ore 16, si torna a parlare di rischio idrogeologico a Olbia: è la conferenza pubblica del Piano Technital che, finalmente, approda alla valutazione ambientale. Benché non si tratti del progetto esecutivo, tale studio – che abbiamo scaricato e letto – è piuttosto approfondito, oltre che particolarmente vasto e anche interessante (almeno per i cultori della materia e per le persone curiose che desiderano conoscere meglio il territorio e i ragionamenti a monte di determinate soluzioni tecniche adottate o scartate).

Quello che è approdato in Regione non è il primo progetto presentato, e neanche il secondo: si tratta dell'ultima versione, la cosiddetta Soluzione 2 ottimizzata B. Il nome dato fa un po' "sorridere", visto quante versioni abbiamo visto nel corso degli anni, ma ha un suo perché: si tratta della nota soluzione con gli scolmatori, ma riveduta e (molto) corretta.

Non ci sono vasche di laminazione in questa versione, eccezion fatta per l'area prevista allo sbocco dello Scolmatore 1 (Seligheddu), ma non ci sono nemmeno tunnel a doppia canna che cingono tutto l'abitato di Olbia.

Come avevamo detto in più occasioni su questa testata giornalistica, a Olbia esiste da sempre un "problema" (che poi non è altro che una caratteristica) che si chiama "falda freatica": problema ben noto a chi abita nel centro storico nei pressi del noto tunnel.

Abbiamo sempre scritto che non era possibile prevedere un tunnel a doppia canna così esteso proprio a causa della falda freatica, la cui estensione ci era ignota ma che ovviamente è stata trovata durante le indagini geognostiche compiute dal Comune di Olbia.

La presenza di questa falda freatica ha scombinato, si fa per dire, i piani e ha "costretto" il team ingegneristico a pensare ad altre soluzioni che permettessero la raealizzazione di un piano opere che da una parte funzionasse come il "tunnel a doppia canna" e dall'altra fosse il meno impattante possibile sotto il profilo falda. E questo è il risultato di questo studio approfondito, probabilmente il più approfondito a cui Olbia sia mai stata sottoposta. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Come mitigheremo il rischio?

Stando ai documenti caricati allo Sva, e disponibili a tutti e tutte, il piano delle opere è composto in questo modo: la parte più nota ai più è quella degli scolmatori, ma non sono previste solo queste opere. Il piano è molto più complesso e articolato rispetto alle prime versioni, quando si parlava esclusivamente di canali di gronda a mono-canna con vasca di laminazione o a doppia canna senza le "odiose" vasche (odiose solo a Olbia, perché la Technital - e non solo la Technital - le progetta in lungo e in largo ovunque).

L'idea alla base del piano è quella di portare "fuori" l'acqua da Olbia, ma non l'acqua nella sua totalità: solo quella delle piene che superano una determinata soglia. L'acqua non è un nemico in sé, va semplicemente accompagnata "fuori" quando è troppa e i canali cittadini non la possono contenere.

Per fare questo, la Technital ha creato un piano di gestione idraulica delle acque composto da tre scolmatori (le opere più note) e tre deviatori urbani (le opere meno note), più una serie di opere accessorie che riguardano da una parte le interferenze (c.d. "opere incongrue" di vario genere) e dall'altra parte opere "migliorative" (vale a dire: la darsena sul Seligheddu, le piste ciclabili accanto ai canali, il parco in zona ex Ostello, il ripristino delle dune di Pittulongu con l'escavo delle foci fluviali).

Partiamo dagli scolmatori e poi parliamo dei deviatori.

Scolmatore 1 – dal Seligheddu al Padrongianus

Questa è l'opera principale, anzi l'opera regina di tutto il piano. Il Seligheddu è il fiume che raccoglie il bacino più grande ed è il fiume più pericoloso per la città. Realizzando questo scolmatore vengono risolti buona parte dei problemi.

Questa opera, citiamo testualmente (tutti i virgolettati arrivano dalla documentazione ufficiale): "rappresenta l’opera principale del progetto, nasce in corrispondenza dell’opera di presa lungo il rio Seligheddu in località Putzolu immediatamente a valle della confluenza con il Riu Santa Mariedda, localizzata a ovest della tangenziale poco più a nord dello svincolo di Pasana e termina su un’opera di scarico sul rio Padrongianus. L’opera di presa è costituita da uno sbarramento in alveo presidiato da 3 paratoie 2m x 3.5m e da 2 luci di sfioro d’emergenza. A monte degli organi di regolazione verrà posizionata una vasca di dissipazione. Tale vasca ha il duplice obbiettivo di dissipare l’energia della corrente in arrivo e di limitare il trasporto solido. In condizioni ordinarie di deflusso le paratoie saranno completamente aperte e il deflusso rimarrà inalterato e indisturbato. I salti di fondo, dell’altezza di 1.50m, così come le vasche di dissipazione e sedimentazione, saranno realizzati con il granito derivante dagli scavi nei cantieri limitrofi. Tale vasca, determinando un notevole aumento della qualità dell’acqua, contribuirà a limitare sostanzialmente il processo di interrimento del fiume Padrongianus alla foce nel Golfo di Olbia. Per la regolazione delle luci di efflusso delle paratoie, invece, è prevista la costruzione di un ponticello carrabile con parapetto al di sopra delle valvole di regolazione. Infine, sarà realizzata una rampa di calcestruzzo della larghezza di 6.50m anche per consentire ispezioni e manutenzione alla galleria scolmatrice".

Oltre a questa opera di presa, il canale di gronda ne prevede altre due: una sul rio Pasana senza vasca di dissipazione e una sul rio Paule Longa (in prossimità del quale si trovano tre aste pluviali). Tale scolmatore prevede tratti sotterranei in galleria naturale (nel granito vivo per intenderci, tratti cut-and-cover e brevi tratti all'aperto). Il tutto si conclude nei pressi del Padrongianus, nell'area di Colcò dove è prevista una cosiddetta "opera di scarico" che non è altro che un'area di espansione/laminazione che servirà a far depositare l'eventuale sedimento portato dalla piena.

Scolmatore 2 – da Abba Fritta a Cabu Abbas

Il secondo scolmatore si trova più a Nord e ha il compito di raccogliere le acque in eccesso del rio Abba Fritta e del rio Cabbu Abbas. Tale scolmatore sarà lungo 2,1 km e sarà composto da tratti a cielo aperto, cut-and-cover e galleria naturale nel granito.

"La realizzazione dell’opera di presa sul rio Abba Fritta è prevista in adiacenza a Via Veronese Fra Giacomo. All’interno dell’alveo del rio Abba Fritta sarà realizzato uno sbarramento presidiato da una singola paratoia 1m x 1m e da singola luce di sfioro d’emergenza. In condizioni di deflusso ordinario, quando la portata è tale da non costituire pericolo per i sistemi abitati a valle, la paratoia sarà completamente aperta e il deflusso verso valle rimarrà inalterato e indisturbato. Durante i periodi di morbida, raggiunta l’opera di presa, il rio Abba Fritta defluirà all’interno di un’incisione longitudinale opportunamente dimensionata. Immediatamente a monte dello sbarramento, dove si instaurerà un elevato carico idraulico, è prevista la realizzazione di uno sfioratore superficiale in grado di convogliare la portata in eccesso all’interno della galleria scolmatrice 2 recapitante nel fiume Cabu Abbas. A monte degli organi di regolazione verrà inoltre posizionata una vasca di dissipazione rivestita in massi di granito con il duplice obbiettivo di dissipare l’energia della corrente in arrivo e di limitare il trasporto solido, particolarmente elevato durante i fenomeni di piena. Tale vasca, determinando un notevole aumento della qualità dell’acqua, contribuirà a limitare sostanzialmente il processo di interrimento del rio Cabu Abbas alla foce nel Golfo di Olbia", si legge nei documenti (questa è una citazione del documento "Analisi dei costi", in questa sede non approfondiamo gli scolmatori).

Scolmatore 3 – dal San Nicola al Zozò

Last but not least, ecco il terzo scolmatore che completa la tripletta delle gallerie. L'opera di presa è a valle dell'attraversamento in via Faggio. Tale scolmatore è completamente a cielo aperto e si sviluppa lungo l'asse del canale Zozò che sarà ri-sezionato: dopo di che, l'opera confluisce nel Gadduresu all'altezza del ponte di via Barcellona. L'acqua così confluita nel Gadduresu, poco dopo, confluisce nel Seligheddu con un diversibo urbano.

Le opere urbane

Gli scolmatori sono tutti realizzati in ambito "extra-urbano", anche se è una definizione un po' larga perché in effetti si tratta di aree esterne e non urbanizzate sì, ma limitrofe alle aree cittadine. Questo Piano Technital, riveduto e corretto, prevede anche tutta una serie di opere dentro la città. Alcune sono di regimentazione (deviatori, interventi in alveo) altre rappresentano dei miglioramenti ambientali (potremmo definirle "opere accessorie").

I deviatori sono parte integrante dell'opera idraulica di regimentazione delle acque olbiesi. Sebbene siano gli scolmatori a portare fuori l'acqua da Olbia e a evitare gli allagamenti, i deviatori – secondo quanto asserito dal progetto – contribuiscono a una migliore gestione delle acque all'interno del perimetro urbano.

I deviatori sono tre:

  • deviatore Zozò-Gadduresu

  • deviatore Gadduresu-Seligheddu

  • deviatore Paule Longa-Tannaule-Seligheddu

I primi due operano sulla stessa direttrice "idraulica", il terzo no.

Deviatore Zozò-Gadduresu e deviatore cittadino Gadduresu-Seligheddu

Questi due deviatori fanno parte del complesso di opere che, per così dire, lavorano insieme allo Scolmatore numero tre.

"In corrispondenza dell'intersezione del canale Zozò con via San Guido, poco a monte del bordo occidentale del contesto urbano di Olbia, le portate raccolte dal nuovo alveo ri-sezionato dello stesso canale Zozò entro il quale verranno recapitate anche le portate scolmate all'altezza dell'opera di presa sul riu San Nicola, avrà inizio un canale diversivo con sviluppo parallelo alla via San Guido in direzione sud con recapito nell'alveo del riu Gadduresu appena a valle del ponte esistente sullo stesso riu lungo via Barcellona. Tale canale diversivo ha lo scopo di scaricare le portate di canale Zozò e scolmate dal riu San Nicola, nel riu Gadduresu il quale, ulteriormente adeguato, recapiterà le portate nel riu Seligheddu, il quale disporrà di un residuo di capacità di portata per effetto dello scolmo delle sue portate di piena all'altezza dell'opera di presa prevista sul Rio Seligheddu in località Potzolu“, si legge nella relazione tecnica.

Il secondo deviatore è compreso tra le opere di sistemazione fluviale del rio Gadduresu che prevedono anche l'adeguamento delle sezioni a monte del ponte di via Barcellona, nonché la ricostruzione del ponte di via San Siro.

"Il riu Gadduresu, dopo aver raccolto le portate provenienti dallo scolmatore Zozò all'altezza del ponte della via Barcellona lungo la quale verrà realizzato un nuovo ponte per sovrappesare l'asse del canale scolmatore Zozò - Gadduresu, all’incirca all’altezza di via Newton verrà deviato in un nuovo canale deviatore (già previsto nel precedente piano delle opere) che consentirà alle portate del riu Gadduresu e di quelle in esso convogliate dal Rio San Nicola e dal Rio Zozò, di raggiungere il riu Seligheddu dopo aver sottopassato via Vittorio Veneto", spiega sempre la Relazione tecnica.

Con questo deviatore urbano, non arriveranno più le portate del bacino di monte ma solo quelle generate dal bacino urbano. A quanto pare, rimane la criticità di via Amba Alagi, sempre che il Comune voglia tenere "attivo" il sottopasso ferroviario. In tal caso, di fronte a eventi intensi, basterà attivare la Protezione civile.

"Il tratto urbano del riu Gadduresu, scolmata la portata di piena che proviene da monte, assumerà la funzione di canale di drenaggio urbano e riceverà unicamente le portate generate dai deflussi delle aree urbanizzate ubicate lungo il suo asse. È appena il caso di far osservare come le portate che giungeranno nello scenario di progetto al sottopasso ferroviario, talora con funzione di guado, di via Amba Alagi saranno di entità sensibilmente inferiore a quelle attuali dacché la parte maggiore della superficie del bacino contribuente alimenterà il deviatore del Rio Gadduresu a monte del tratto urbano e del tratto tombato e quindi anche della sezione critica di via Amba Alagi", spiega sempre la Relazione tecnica.

Tornando al deviatore cittadino, "L’incile del canale deviatore del riu, all'altezza di via Isaac Newton sarà dotato di una paratoia per regolare una portata minima di deflusso lungo l'asse urbano Delrio inviando invece le portate di piena verso il deviatore".

In pratica, il deviatore lambisce Isticcadeddu e la parte più periferica di Zona Baratta.

Deviatore Paule Longa-Tannaule-Seligheddu

L'ultima opera "idraulica" propriamente detta in ambito urbano è il deviatore che colleghera Paule Longa e Tannaule al Seligheddu.

"Nelle previsioni di progetto, il riu Tannaule non ottiene a monte dell’abitato un'azione di scolmo delle portate nello scolmatore 1 dacché il dimensionamento dello stesso non ne ha consentito la realizzazione. Il riu Tannaule, poco prima dell'immissione nel Rio Seligheddu, di cui è affluente in destra, è sovrappassato da 2 ponti di non adeguata geometria: uno è quello a servizio della linea ferroviaria in avvicinamento alla stazione di Olbia; l'altro è quello di via Portogallo, di competenza comunale. Per evitare di dover metter mano a questi 2 ponti la cui risoluzione non sarebbe affatto semplice, dovendo metter mano anche all'attraversamento ferroviario senza la possibilità di modificare le livellette, si è preferito prevedere un deviatore del Rio Tannaule prima che lo stesso debba intersecare la linea ferroviaria ottenendo così la possibilità di deviare le portate dell'eterna utile direttamente nel Rio Seligheddu a monte del ponte ferroviario che attraversa per l'appunto il Rio Seligheddu", spiega la Technital.

 

Per evitare, dunque, un progetto alquanto complesso il team ingegneristico ha pensato a una soluzione composta da più opere che vanno a creare in concreto il deviatore:

  • opera di presa sul Tannaule in una sezione a monte della linea ferroviaria;

  • canale a cielo aperto con funzione di deviatore del rio Tannaule;

  • opera di presa sul Paule Longa a valle della linea ferroviaria;

  • nuovo canale (un po' aperto, un po' in scatolare) che ha la funzione di deviatore del rio Paule Longa e che scarica nel deviatore del rio Tannaule;

  • sottopasso linea ferroviaria del canale deviatore del Paule Longa (microtunneling);

  • opera di scarico nel rio Seligheddu del deviatore Tannaule-Paule Longa ("previo passaggio sotto il programmato cavalca ferrovia in via Lupacciolu).

Il motivo di questa opera è così spiegato: "La necessità di questo secondo piccolo deviatore che peraltro dovrà sottopassare la ferrovia per raggiungere il deviatore del mio canale con un intervento di microtunneling allo scopo di alleggerire il tratto tombato del Rio del Rio Paole Longa in zona Bandinu ove le portate ammissibili sono molto inferiori a quelle che il bacino residuo a valle delle opere di presa che immettono le portate nel canale scolmatore 1 è in grado di generare".

Non solo deviatori e scolmatori

In questa sede abbiamo voluto analizzare esclusivamente il sistema prettamente idraulico nel suo complesso, ma il progetto prevede anche altre opere come l'eliminazione di molte interferenze e la ricostruzione di ponti, l'eliminazione degli eventuali scarichi abusivi nei fiumi cittadini oggetto dei lavori in alveo (allargamenti, scavi, nuovi argini erbosi o in granito), più tutta una serie di opere accessorie come il riempimento della zona ex Ostello che va a risolvere una precisa criticità idraulica "accessoria" (quella, per intenderci, che investe la pista dell'aeroporto Costa Smeralda), piste ciclabili e darsena con parecchi posti barca per piccoli natanti nel Seligheddu, più l'utilizzo delle sabbie di scavo delle foci per il ripristino del sistema dunale di Pittulongu.

Sono tutti aspetti che meriterebbero approfondimenti a sé, data la mole del progetto e la complessità dell'opera. Sicuramente, dal punto di vista prettamente tecnico, si tratta di un'idea progettuale meritevole e, per quel che appare – in base a quello che si legge nelle relazioni, ingegneristicamente valida.

Secondo quanto leggiamo nei documenti, tutto il "malloppo" potrebbe essere realizzato in soli 36 mesi. Ora, considerando la lentezza con la quale in questa città vengono realizzate le opere pubbliche, la nostra speranza è che questo cantiere – qualora dovesse partire – non venga colpito dalle due maledizioni più diffuse nell'italico Stato: la maledizione della Lumaca lentissima e la maledizione della "ennesima" Variante.