Wednesday, 16 July 2025
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Pubblicato il 16 July 2025 alle 09:10
Olbia. Nel cuore di Olbia, a pochi passi dal fermento del waterfront e dalle nuove architetture che guardano al futuro, si nasconde un paradosso che grida vendetta. In via Nanni, vicino al passaggio a livello di Porto Romano, quello che dovrebbe essere uno dei gioielli archeologici della Gallura è diventato una ferita aperta nel tessuto urbano della città.
Si tratta di un'area archeologica di valore straordinario, un unicum che conserva i resti di un antico quartiere punico su cui, in età imperiale, passava l'acquedotto romano. I pilastri dell'acquedotto sono ancora lì, visibili, che si sovrappongono con evidenza alle strutture puniche sottostanti, raccontando una storia millenaria di stratificazioni urbane. È la testimonianza diretta del passaggio dalla città punica a quella romana, un documento di pietra che non ha eguali in tutta la Gallura.
Eppure, chi si avventura oggi in questo luogo si trova davanti a uno spettacolo desolante. In piena stagione turistica le erbacce che crescono incontrollate tra i resti antichi, rifiuti di ogni genere sparsi ovunque, graffiti che deturpano muretti e superfici storiche. Il piccolo teatro all'aperto che dovrebbe ospitare eventi culturali è stato trasformato in una discarica a cielo aperto, rifugio per bivacchi notturni e vandalismi.
L'ironia della sorte vuole che questo scempio si consumi in una posizione centralissima e strategica. A pochi metri c'è una scuola, un grande parcheggio, una zona ad altissima frequentazione di residenti e turisti. Proprio nel punto dove Olbia potrebbe mostrare con orgoglio le sue radici antiche, offre invece un'immagine indecorosa che stride con le ambizioni di città turistica e culturale.
L'assenza totale di cartelli esplicativi rende il sito muto, incapace di raccontare la sua storia a chi vi transita. Nessuna protezione, nessuna sorveglianza impedisce l'uso improprio degli spazi. Il risultato è che un patrimonio archeologico inestimabile viene quotidianamente calpestato, imbrattato, umiliato.
Il problema non è certo nato ieri, più volte il sito archeologico è stato ripulito completamente senza però risolvere alla radice il propblema. Ora la sua condizione di degrado sta diventando insostenibile per una città che vuole competere nel panorama turistico mediterraneo. Non bastano più interventi di pulizia occasionali, serve una strategia strutturata che preveda il recupero e la manutenzione costante dell'area, la sua valorizzazione didattica e turistica attraverso pannelli informativi, QR code e percorsi guidati. Serve un sistema di controllo e vigilanza che scoraggi atti vandalici e un coinvolgimento attivo delle scuole e della cittadinanza per creare quel senso di appartenenza che evidentemente oggi non riesce a farsi conquistare dalla propria storia.
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