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Cronaca

Olbia: dipendente Air Italy critica Nizzi e lui abbandona il palco

Olbia: dipendente Air Italy critica Nizzi e lui abbandona il palco
Olbia: dipendente Air Italy critica Nizzi e lui abbandona il palco
Angela Galiberti

Pubblicato il 16 February 2020 alle 19:58

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Olbia, 16 febbraio 2020 - Ci sono due certezze che emergono dalla grande manifestazione avvenuta oggi, all'Aeroporto Costa Smeralda di Olbia, in solidarietà dei 1200 dipendenti della compagnia, di cui 550 in Gallura.

La prima è che la tensione è altissima: i dipendenti sono fiaccati da anni di crisi e promesse, quindi hanno poca voglia di passerelle e libri dei sogni. I dipendenti esigono risposte e oggi, a conti fatti, risposte non ne hanno avuto: la situazione è complessa e si spera di riuscire a non percorrere la strada della liquidazione in bonis. La settimana entrante, da questo punto di vista, sarà cruciale.

La seconda certezza è che la politica ha perso se stessa e non ricorda più qual è il suo ruolo. Un ruolo che non può essere accomunato a quello dello spettatore, come invece - purtroppo - sembrerebbe stia accadendo con la vertenza Air Italy.

Con la decisione apparentemente repentina degli azionisti di liquidare l'azienda, la politica è stata presa in contropiede.

Abituata a lunghi e sfiancanti cerimoniali, in cui gli incontri finiscono spesso con un nulla di fatto e si aggiornano di 30 giorni in 30 giorni, la crisi Air Italy è esplosa in 24 ore in tutta la sua gravità come una bomba a mano esplode nella mano di un bambino.

Attonita e senza parole, la politica è rimasta frastornata e intontita, e ora cerca di metterci una pezza e di riconquistare il suo ruolo in un contesto a dir poco complicato.

Una vera e proprio mission impossible. Lo è per chi è al Governo, lo è per chi si ritrova in Regione e lo è anche per chi guida il Comune di Olbia, seppur sia un ruolo "marginale" rispetto a tutti gli altri.

Perché, parliamoci chiaro, le forze in campo sono diverse e tumultuose: c'è un'azienda privata, che può fare come vuole; c'è un azionista di minoranza che è emanazione diretta di uno Stato estero; c'è un azionista di maggioranza che fa capo a un'importante frangia del contesto islamico, gli ismaeliti, che per anni ha ripianato buchi e oggi ha deciso di non farlo più; c'è il problema della continuità territoriale, che è un servizio pubblico; c'è il problema low cost; c'è il problema Alitalia; c'è un settore, quello aereo italiano, che fa acqua da tutte le parti ed è preda delle aziende estere.

Settore aereo, turismo, bomba sociale, politica europea, politica italiana e geopolitica si mescolano in un mix micidiale che per complessità potremmo paragonarlo alle equazioni di Navier-Stokes.

Mentre, però, tutti accettano (a malincuore, con costernazione) fischi, critiche, urla e metaforici lanci di uova, c'è chi il confronto con la rabbia accesa di chi ha perso tutto non lo regge.

Se la sottosegretaria Todde regge il colpo e chiede ai dipendenti furiosi di salire sul palco e parlare, se Fasolino risponde a tono prendendosi anche qualche fischio, se Angelo Cocciu si mette a disposizione, se Giuseppe Meloni prende su di sé il peso della disperazione, se Nardo Marino promette di ritornare, il sindaco di Olbia Settimo Nizzi si volatilizza dal palco.

Sia chiaro: dal punto di vista emotivo, ancor prima che politico, la vertenza Air Italy è una mazzata per chiunque, anche per il politico più navigato. Affrontare questa vertenza, in queste condizioni, è come affrontare una guerra nucleare con arco e freccette.

Dobbiamo, però, essere onesti e dire che la mazzata peggiore l'hanno subita i dipendenti: quei 1200 lavoratori che sono stati liquidati dagli azionisti in 25 minuti di riunione e che si ritrovano, oggi, con un pugno di niente in mano.

Sono loro che fanno i conti con uno stipendio che tra poco non ci sarà più, con i mutui da pagare, con separazioni da onorare, con problemi di disabilità in famiglia o genitori anziani. Sono loro che, oggi, hanno il problema di mettere insieme il pranzo con la cena, sono loro che si chiedono che cosa sarà della loro vita.

Il peso che sente un politico di fronte a questi problemi è nulla rispetto al peso che sentono i lavoratori.

Quindi, cosa è successo su quel palco? E' successo che una ex dipendente ha lanciato uno tsunami di rabbia contro tutta la politica presente.

Non è così strano: chi segue la vertenza Meridiana da anni sa che i dipendenti non ce la fanno più, che la loro pazienza è finita.

"E' dal 2016 se non prima che siamo stati licenziati noi, è dal 2016 che il sindaco è venuto sotto la palazzina dicendo che avrebbe fatto qualcosa - ha detto la dipendente salita sul palco -. Il governo ha firmato un accordo con un Paese esterno all'Italia che aveva garantito uno sviluppo e il Governo ha firmato questo. Io vi ringrazio perché ringrazierò sempre di chi si occupa di una situazione del genere, ma non bisogna dimenticare che questo fallimento era preannunciato per cui il tempo adesso di fare qualcosa c'è stato dal 2011 al 2016 con primi 1600 licenziamenti di cui io faccio parte con due figli a carico".

"E lei - rivolgendosi al sindaco Nizzi - era venuto sotto la palazzina a parlare con noi: che cosa ha fatto dal 2016 fino a oggi? Quando, le ripeto, il fallimento era preannunciato?".

Il sindaco Nizzi, chiamato in causa, ha acceso il microfono per rispondere e si è scatenata la bagarre.

"Che cosa ha fatto?", ha ripetuto la dipendente supportata dai colleghi in platea.

"Io ho fatto quanto è stato possibile fare - ha risposto Nizzi -. Tutto. L'azienda non è stata chiusa nel 2016".

La tensione è salita alle stelle, le voci si sono così sovrapposte, i due hanno alzato il tono, sempre di più, sono piovute critiche e accuse nei confronti della politica, concludendo il tutto con un "Si vergogni" reciproco ribattuto tipo ping-pong.

"Lei ha detto che la colpa è mia, dovrebbe vergognarsi. Avrebbe chiuso nel 2016 se non avessimo continuato a lavorare e fare ciò che abbiamo fatto", ha detto Nizzi, che ha girato i tacchi e se n'è andato, lasciando senza parole gli astanti, compresi i colleghi politici presenti sul palco che non sapevano più dove guardare.

Come se tutto ciò non fosse abbastanza, sulla pagina ufficiale del primo cittadino è comparso poco dopo un post che è quasi peggio del buco che voleva tappare:

https://www.facebook.com/settimo.nizzibis/posts/2704048223019213?__xts__[0]=68.ARBzdcVkvCuBxlqidgwRsWjoWikmgvgv9gJucesFQ116tj5mOQupMgCbTr49oolE-7zLbVuVN3ICJwElZ-LHEIHs6zD0Wyx7RmzNo7qDcu9JVq_tyb60YBBCyUQqBVqOSccsYgya3bGzgjNkiIZS6JtwUWMyWLtnupaReVB0elidYSFdcuqrqt8bSH40pqVRaxlopfhIHMZyYA9UhMuj6IlfB51ogt9G0TFhcYBS68_ITycaBHfZBrDdf1dFymisavsqNreE8vcjFWUpM6XVJUQptVshdIs_DpcpkjdlGApeMtb1d6T3sxBWnDFOFyvawOue8UpGNfIsQ9EAQ-bBsJLtZw&__tn__=-R
Il post del sindaco pubblicato alle ore 14:59

Quando la politica non è in grado di reggere critiche e confronto, non importa quanto ingiusto possa essere, cosa si può dire?

Fare politica non significa solo tagliare nastri, avviare cantieri, spuntini e campagne elettorali.

Fare Politica significa anche saper prendere chilogrammi di fango in fronte con umiltà e farsi carico della rabbia di una madre che ha perso il lavoro, anche se volano accuse, anche se piovono critiche, anche se queste critiche ci danno fastidio o possono essere ingiuste.

La responsabilità (e il potere) di un sindaco in un vertenza di tale portata è inferiore a quella di un Ministro o di un Presidente di Regione, ma quello del sindaco rimane per sua natura il ruolo politico più vicino ai cittadini e dalla gente non dovrebbe mai allontanarsi, soprattutto quando si vivono drammi così estremi ed estesi che necessitano di un supporto morale, empatico, pubblico che va al di là dell'ordinaria amministrazione.

La vertenza Air Italy, per usare un'iperbole forte, è come una terza "alluvione" invisibile: non c'è acqua a inondare le case, ma c'è lo tsunami psicologico della chiusura della più grande azienda privata sarda e della perdita di un reddito che dà da mangiare solo in Gallura a 1500 persone, più l'indotto e i numeri lombardi.

https://www.facebook.com/ilgiornalediolbia/videos/767900230398371/