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Pubblicato il 18 May 2020 alle 15:09
Olbia, 18 maggio 2020 - Non solo negozi, bar e parrucchieri: tra i tanti soggetti colpiti dalla crisi Covid-19 ci sono anche gli ambulanti. Per circa 60 giorni sono stati bloccati i mercatini, mentre ancora non si sa se e quando riprenderanno le fiere e le feste, le quali rappresentano buona parte dell'indotto degli ambulanti. "Uno dei più antichi mestieri del mondo", tiene a specificare Pietro Giordo, consigliere regionale di ANA Sardegna (Associazione Nazionale Ambulanti).
Sono 4000 in tutta Italia gli iscritti ad Ana: a gennaio è nata a Sassari, poi ecco la divisione gallurese con circa 70 iscritti tra Olbia e il resto del territorio gallurese. La situazione degli ambulanti del nostro territorio non è particolarmente positiva. "Siamo messi veramente male a causa delle decisioni prese dal governo, per questo faremo una manifestazione il 3 giugno a Roma. Stavo leggendo le linee guida in vigore - spiega Pietro Giordo -, bisognerebbe sentire prima i sindacati, ma i Comuni non ci ascoltano. I sindaci devono governare non fare i padroni".
Molti dei problemi che hanno gli ambulanti in questo periodo ha a che vedere con le norme per l'ingresso dei mercati. "Abbiamo constatato che per il governo non esistiamo - continua -. Siamo una categoria riconosciuta dall'Unesco, siamo forse una delle categorie lavorative più antiche al mondo. Noi in teoria potremmo riaprire, ma non è così semplice. Le linee guida dicono che gli accessi devono essere regolamentati in entrata e in uscita, a senso unico. Noi diciamo che questa è una follia, abbiamo spiegato agli enti locali che i mercati sono luoghi aperti, l'assembramento si si crea all'esterno, e poi ai centri commerciali non viene chiesto questo".
"Acquistare nei mercati è più sicuro - precisa -. Sei all'aria aperta, non tocchi nulla, diamo noi la merce al cliente. Possiamo servire solo poche persone per volta, a seconda dei metri quadri del posteggio. Non si creano file come nei supermercati, c'è tutto lo spazio che serve. Sarebbe importante coinvolgerci per riaprire i mercati".
Da Comune a Comune, però, la situazione cambia. "Ci sono sindaci che fanno fare mercati come Tempio, Sorso, etc - prosegue Giordo -. Tempio non è nemmeno contingentato, il mercato è come prima. Ecco perché il 22 maggio faremo sit-in di protesta davanti al Comune di Olbia e lo faremo in tutta Italia per protestare contro queste regole e contro le misure economiche che noi non possiamo usare. Sappiamo che nessun ambulante può chiedere un finanziamento a fondo perduto. Il 60% andrà in fallimento senza avere alcuna colpa".
Il tema "mercatino di Olbia" è delicato: secondo ANA dovrebbero essere fatti alcuni cambiamenti sia per gli ingressi contingentati, sia per il tipo di merce in vendita. Forse persino la location potrebbe non andare così bene. "Olbia deve aprire a tutti, come ha fatto Tempio", sottolinea Giordo.
C'è poi un grosso macigno sul destino degli ambulanti: l'impossibilità di partecipare a feste e sagre poiché è tutto bloccato. Le grandi feste religiose che, dalla primavera in poi, costellano tutti i paesi della Sardegna rappresentano una primaria fonte di reddito per il popolo degli ambulanti e un incredibile indotto economico. Si pensi solo al danno causato dai mancati festeggiamenti di San Simplicio: una delle feste più importanti della Sardegna. Stesso discorso per le fiere, anch'esse completamente bloccate.
In ogni caso, gli ambulanti non ci stanno: "Il 18 maggio non apriamo, vogliamo partire con tranquillità". E ora si attende il sit-in del 22 maggio davanti al municipio di Olbia.
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