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Cronaca

Aperta inchiesta sul ponte di Corso Vittorio Veneto

Aperta inchiesta sul ponte di Corso Vittorio Veneto
Aperta inchiesta sul ponte di Corso Vittorio Veneto
Olbia.it

Pubblicato il 04 October 2015 alle 17:51

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Olbia, 04 Ottobre 2015 - Persino Crozza, nel suo show serale, ne ha parlato: Olbia e il suo ponte "ricostruito e abbattuto" sono diventati lo zimbello d'Italia. Peccato che il messaggio passato attraverso i network nazionali fosse scorretto: il ponte su corso Vittorio Veneto non è crollato nel 2013 e dunque non è stato riscostruito. La vicenda è sì grottesca e senza senso, ma è tipica nell'Italia della burocrazia e della poca razionalità.

La Protezione Civile, nel 2013, disse al sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, che quel ponte non poteva essere rifatto, ma solo ripristinato com'era. E il Comune si adeguò: il ponte, costruito nel 1920, era intatto e così venne rifatto il terrapieno con il manto stradale. Vennero rifatte, dunque, solo le strutture che il Ciclone Cleopatra aveva danneggiato. Era palese, all'epoca, l'inadeguatezza delle tre piccole arcate del ponticello ed era palese che proprio quel ponticello diventasse una sorta di diga durante le piene del Siligheddu, il fiume che nel 2013 ha ucciso sei persone durante il suo percorso da Raica a zona Bandinu.

Solo durante questa seconda alluvione, in una situazione di emergenza e di rischio per la pubblica incolumità, il sindaco di Olbia è riuscito ad ottenere ciò che due anni fa non ottenne: l'abbattimento d'imperio. E per averlo, c'è voluto il via libera del Prefetto di Sassari: una lunga, inutile, catena farragginosa di chiamate, fax, consultazioni.

Ed è proprio su questa catena di azioni che la Procura di Tempio sta indagando. Il procuratore della Repubblica, Fiordalisi, ha deciso di puntare la lente di ingrandimento sulle procedure che, nel 2013, hanno impedito al sindaco di Olbia di abbattare quel ponte pericoloso. Nomi e cognomi che, in conferenza stampa, non vengono mai fatti, ma che dovranno prendersi delle responsabilità. L'indagine servirà anche a stabilire se il ripristino dell'ex ante, cioè della situazione pre-alluvione, doveva essere per forza così tassativo o se, invece, si sarebbe potuto trovare una soluzione alternativa. Del resto basta pensare al ponte sul Rio Loddone, situato sulla strada per Loiri. Nel 2013, quel ponte ha subito dei grossi danni, ma non è stato ripristinato così com'era: il progetto è stato adeguato alle piene del fiume che scorre tra i suoi piloni.