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Pubblicato il 03 November 2020 alle 10:36
Sassari, 3 novembre 2020 - Oltre 1500 condivisioni sui social e oltre 550 messaggi di vicinanza e solidarietà: queste le cifre virali raggiunte dalla drammatica testimonianza di un malato Covid ricoverato a Sassari e recentemente dimesso. Testimonianza poi raccolta in una intervista sull'Unione e che sui social è divenuta una bandiera contro i negazionisti del Sars-Cov-2.
Lo scopo del post di R. era duplice: da una parte ringraziare chi gli è stato vicino, dall'altra sensibilizzare tutte le persone che non credono nell'esistenza del Covid-19. E così, ecco il suo drammatico racconto risolto fortunatamente in un lieto fine. La febbre che non scendeva, la saturazione in peggioramento, la corsa in Pronto Soccorso e la successiva tac con conferma della diagnosi Covid: ricoverato a Malattie Infettive, R. lotta per 15 giorni contro un nemico invisibile con tanto di peggioramento delle sue condizioni. Il suo racconto è puro, semplice, va dritto al cuore: la prova più dura, quella che lo aiuterà a superare il Covid, è il casco CPAP. Un casco che dà ossigeno, ma fa anche un rumore assordante che impedisce le comunicazioni con la famiglia. Una famiglia che non può entrare in reparto e che può rimanere in contatto con il loro caso solo attraverso il telefono. La terapia, fortunatamente, fa effetto ed R. dopo 15 giorni di percorso durissimo può tornare a casa dai suoi affetti.
Il suo racconto, come tanti altri simile al suo - cioè testimonianze di malati che decidono di raccontare il loro dramma per sensibilizzare quella fetta di popolazione che non credeal Covid, è diventato virale sui social trasformandosi in un simbolo. La speranza è che le sue parole arrivino a toccare l'animo di chi, ancora oggi, non crede a quanto può essere pericoloso questo virus.
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