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Cronaca, Olbiachefu

Fiocco azzurro nella colonia di mufloni di Figarolo

Fiocco azzurro nella colonia di mufloni di Figarolo
Fiocco azzurro nella colonia di mufloni di Figarolo
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 23 June 2019 alle 15:52

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Golfo Aranci 23 giugno 2019- È noto che l’isoletta di Figarolo, la splendida perla del Golfo di Olbia dalla superficie di soli 22 ettari che si pone come sipario fiabesco nel mare antistante a Cala Moresca (comune di Golfo Aranci), ospiti da oltre un secolo e mezzo una piccola colonia di circa quindici mufloni. La specie, prima assente, vi fu introdotta nella seconda metà del XIX secolo dal proprietario dell’isola Martino Tamponi, il quale dopo averli fatti prelevare dal Monte Albo, ne liberò un certo numero di coppie tra qui e Capo Figari, nell’intento di farne una personale riserva venatoria per sé ed i privilegiati ospiti. Ebbero così modo di cimentarsi con le doppiette anche illustri personaggi della famiglia reale dei Savoia. Le cacce nelle riserve private di Capo Figari e Figarolo aveva regole ferree: mio padre, che ebbe modo di parteciparvi nei primissimi anni Cinquanta ad una di queste battute, raccontava come il cavalier Antonino Tamponi esigesse che si sparasse ai soli maschi adulti, per gli ovvii motivi di mantenimento della colonia, cui teneva come la pupilla degli occhi.

Isola di Figarolo (Golfo Aranci)

Avvistare i pochi mufloni di Figarolo non è una chimera, soprattutto d’estate. Al tramonto, queste inoffensive creature, simbolo indiscusso della fauna terrestre sarda, si recano a bere nella parte settentrionale dell’isola, presso alcuni ruderi che testimoniano le attività di produzione della calce dei tempi andati. Una di queste casupole diroccate presenta una cisterna sottopavimentale che ancora raccoglie miracolosamente l’acqua. Un’anima sensibile ha scritto sulla parete calcinata “Datemi da bere” e ha disegnato una testa di muflone in stile naif. L’appello anonimo viene raccolto quotidianamente da volontari i quali, attinta l’acqua con un secchio, la versano dentro una vecchia vasca da bagno riciclata come rozzo abbeveratoio. Senza questo gesto gratuito di amore per la natura i mufloni di Figarolo – priva di fonti loro accessibili- non potrebbero sopravvivere.

Poco meno di un mese fa –esattamente il 1° giugno – mentre circumnavigavamo l’isola sulla barca “Marco del Mare” di Paolo Porcelli (vedi articolo) abbiamo avuto la fortuna di sorprendere una mamma muflone di Figarolo che allattava il suo piccolo. Non è fuggita, anzi ci ha fissato, come per salutarci, senza particolare apprensione, consapevole che non costituivamo per lei pericolo, e ci ha mostrato il suo piccolo, futuro orgoglio della comunità. Un gabbiano, che covava nel suo nido a pochi centimetri del dolce quadro familiare, sì è invece molto irritato per l’eccessiva vicinanza della coppia che rischiava di calpestargli le uova. Ha aperto minaccioso le ali ed il becco, ma niente di più, è rimasto comunque dov’era. Anche lui, d’altronde, doveva difendere i suoi futuri piccoli, che adesso pigoleranno già nel nido.