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Cronaca

Olbia, traffico cocaina: ecco come l'Arma ha incastrato la banda

Olbia, traffico cocaina: ecco come l'Arma ha incastrato la banda
Olbia, traffico cocaina: ecco come l'Arma ha incastrato la banda
Olbia.it

Pubblicato il 03 February 2020 alle 16:59

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Olbia, 03 febbraio 2020 - Pedinamenti, appostamenti, fotografie con il teleobiettivo: un lavoro paziente, partito da una rapina avvenuta nel 2016 a Padru, che ha portato a 15 persone in carcere e a un obbligo di dimora nella città di Olbia. Questa, in breve, è l'operazione Barber Shop scattata all'alba di oggi.

La maggior parte delle persone sottoposte alla custodia cautelare è olbiese, come è olbiese il presunto "capo" della presunta organizzazione dedita al traffico di stupefacenti.

Sedici, invece, le perquisizioni portate a termine questa mattina sempre durante l'operazione scattata all'alba che ha visto tra i protagonisti anche un elicottero decollato da Venafiorita.

Secondo la ricostruzione dei Carabinieri di Olbia - le indagini sono state condotte dal Nucleo Operativo Radio Mobile - i canali di approvvigionamento della presunta organizzazione erano tre da tre Regioni diverse: Calabria, Lazio e Campania.

Da queste tre Regioni sarebbe arrivata la cocaina utile a rifornire il fiorente mercato olbiese. Un mercato ricchissimo a giudicare dagli ingenti sequestri avvenuti negli ultimi anni.

Per ricostruire la presunta attività illecita sono state usate sia le intercettazioni che i metodi tradizionali: questi ultimi non di facile applicazione quando l'Arma ha avuto a che fare con l'aperta campagna.

Per concordare l'arrivo delle partite di cocaina, secondo gli investigatori, sarebbero stati compiuti diversi incontri all'aperto, in luoghi insospettabili: stradine di campagna, autolavaggi, distributori di benzina, parcheggi.

Incontri debitamente documentati dall'Arma con appositi filmati e fotografie.

Non solo: i militari hanno più volte individuato i nascondigli dello stupefacente. In diverse occasioni, i Carabinieri hanno trovato nascosta la droga in posti particolari come in località Raica o a Tilibbas.

Non è la prima inchiesta con la quale si scopre che tra i nascondigli prediletti degli spacciatori e dei trafficanti vi sono gli spazi verdi cittadini. Non solo aperta campagna, ma anche aree limitrofe all'abitato.