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Cronaca

Olbia, congresso Funzione Pubblica Cgil: ripartiamo dal lavoro

Olbia, congresso Funzione Pubblica Cgil: ripartiamo dal lavoro
Olbia, congresso Funzione Pubblica Cgil: ripartiamo dal lavoro
Angela Galiberti

Pubblicato il 21 February 2014 alle 15:50

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Olbia, 21 Febbraio 2014 – Rimettere al centro il lavoratore, con i suoi problemi e i suoi diritti, ripensando in chiave positiva tutto il Servizio Pubblico. A parlare è Luisella Maccioni, segretario territoriale della Fp Cgil, e questo è il congresso della Funzione Pubblica Gallurese. L'assemblea, molto partecipata, si è svolta ieri mattina nella sala conferenze del Jazz Hotel di Olbia. La relazione del segretario Maccioni. La lunga relazione di Luisella Maccioni ha avuto il merito di mettere al centro le grandi questioni del lavoro nel settore pubblico senza troppi luoghi comuni. Per dare dignità al settore della pubblica amministrazione non si può parlare solo di stipendi, contratti, retribuzioni accessorie: bisogna mettere al centro il lavoratore e i servizi che questo svolge. La qualità di questi servizi va di pari passo con la qualità del lavoro, dei contratti, delle retribuzioni, dei diritti. Il segretario Maccioni è andata persino oltre, parlando finalmente della precarietà e della mancanza di diritti di tantissimi lavoratori in tutti i settori pubblici e privati. Parlare di queste problematiche davanti a una platea tutto sommato più “garantita” di altre ha un che di rivoluzionario. Significa che, per la prima volta, si prende coscienza dell'enorme disparità di trattamento che esiste tra i lavoratori in Italia: uno stato dove ci sono lavoratori di serie A ultragarantiti e lavoratori di serie B che non hanno nessun diritto. 47 tipologie di contratto, scrive Luisella Maccioni nella sua relazione, sono oggettivamente troppe e generano disparità inaccettabili. Sul fronte pubblico, il segretario Maccioni parla di riorganizzazione, di servizi, di qualità. La Funzione Pubblica non si occupa solo del segretario che ha vinto un concorso pubblico, ma anche di tutti quei lavoratori che arrivano nell'ambito del Pubblico attraverso un appalto. Luisella Maccioni ha criticato aspramente e con cognizione di causa gli appalti al “massimo ribasso”, i quali non garantiscono più né la qualità del servizio in appalto, né il lavoratore stesso. Bisogna cambiare il codice degli appalti e chiedere alle imprese qualità e non solo un prezzo vantaggioso. Perchè il prezzo vantaggioso porta con sé contratti irregolari, lavoro in nero, tangenti e mafia. Una presa di posizione coraggiosa, questa, che va a toccare un nervo scoperto assai dolente. I problemi della Gallura. Ovviamente, l'assemblea ha affrontato anche i problemi specifici della Gallura: un territorio che ormai sta perdendo tutti i presidi dello Stato. La Cgil Fp propone l'istituzione di un'Area Vasta, sul modello dell'Emilia-Romagna, che sostituisca la Provincia e che si occupi dei servizi che i comuni non possono offrire. In questo modo verrebbero salvaguardati i posti di lavoro, ma soprattutto verrebbero mantenuti in loco alcuni servizi essenziali. Altro problema riguarda la sanità e la questione del San Raffaele. Questo ospedale privato come si collocherà nell'ambito dell'offerta sanitaria pubblica? Sostituirà i servizi della Asl numero 2? Oppure integrerà? La paura della Cgil è che il San Raffaele sia un primo “piede di porco” utile a scardinare definitivamente la sanità pubblica dal territorio – la quale, nonostante i miracoli fatti in questi anni, è ancora fortemente deficitaria in alcuni ambiti, ma non certo per colpa della dirigenza o dei lavoratori. E' la Regione, infatti, che decide chi deve avere cosa e la Gallura – da questo punto di vista – è stata sempre penalizzata. Un discorso a parte merita La Maddalena e i suoi lavoratori pubblici del comparto Difesa. Con lo smantellamento dell'economia militare, si è assistito al progressivo licenziamento dei lavoratori in un contesto – quello maddalenino – caratterizzato da una disoccupazione dilagante. La revisione dello Strumento Militare (L. 244/2012) porterà nell'Arcipelago alla formazione di altri 100 disoccupati. La Cgil propone, invece, un ampliamento della Scuola Militare di La Maddalena, aprendola anche ai civili: questi ultimi sono costretti a varcare il Tirreno per ottenere specializzazioni che potrebbero essere tranquillamente date dalla scuola maddalenina.