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Il mio nome è Nessuno

Il mio nome è Nessuno
Il mio nome è Nessuno
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 29 December 2019 alle 12:55

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Lo vedo ormai da tre anni che staziona sullastretta carreggiata per il borgo di Suiles, sempre al solito punto, davanti agli antichi stazzi recuperati, che un tempo furono dei Casula.

In una di queste case un’anima pia lo aveva adottato, per poi partire ed andarsene anche lei chissà dove, stavolta non con la volontà di abbandonarlo, ma solo per lasciarlo ancora lì a sperare, e ad aspettare, sempre.

Nessuno è mai arrivato a riprenderselo, nessuno riesce ad avvicinarlo. Nessuno è stato il suo padrone, un padrone che forse si sospetta chi sia, ma il vero nome non lo dice e non lo rivelano, come fecero Ulisse ed i suoi compagni con Polifemo.

Lui, il cane di Nessuno, non si è mai spostato dal solito angolo di strada, vicino al ficodindia, poco prima del breve e ripido strappo che porta alla “chiesa” che fu di Giovannino il guaritore. Una chiesa non chiesa, perché mai fu consacrata, la quale contraddistingue suggestivamente il panorama del piccolo borgo all’uscita della galleria.

“Nessuno” è il nome che non potevo non conferire al setter triste, col pelo bianco e le chiazze color miele amaro.

“Nessuno” è il cane di Nessuno. Una brava signora lì davanti lo nutre; l’altra che è partita gli ha lasciato in eredità la cuccia di plastica dove Nessuno sta lo stretto necessario. Preferisce stare sempre lì, sulla stretta striscia di asfalto, come un doganiere, o un poliziotto di frontiera, a contare le auto che passano. Nessuno - e stavolta parlo del suo padrone dal nome omerico- forse lo amò, un tempo. Lo prese con sé cucciolo, forse lo addestrò alla caccia, forse non gli servì più a un certo punto, forse gli divenne estraneo e di fastidio. Ingrato, padron Nessuno, che padrone non è mai stato. Lo abbandonò come una scarpa rotta, pur essendo un cane bellissimo, dal muso intelligente e dolce.

A Suiles, dove tutti lo conoscono e lo salutano, si racconta che un giorno Nessuno fu visto mentre inseguiva a perdifiato un vecchio fuoristrada. Scodinzolava, abbaiava e correva, con la lingua di fuori per la gioia. Il fuoristrada di Nessuno non si fermò, e nemmeno Nessuno il cane triste, che arrivò fino alla galleria finché non ce la fece più a stare dietro a quel padrone fedifrago che accelerava e buttava giù la sesta marcia. Lui tornò indietro mesto e deluso, ma spera sempre, come quel cane giapponese alla stazione cui hanno fatto la statua, e lo hanno promosso come eroe nazionale di fedeltà.

Nessuno invece, il setter dolce dal muso sconsolato, non avrà mai una statua come quello, nemmeno una targa avrà. Ma, permettetemi, almeno un mio articolo sì, quello gli verrà dedicato. Caro Nessuno, buon anno anche a te, e spero tanto che tu ti faccia finalmente avvicinare. Ti prometto una casa, cure, ciotola piena, tanto affetto, un collare. E un nome nuovo, e questa volta vero come la tua fedeltà di cane illuso.