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Alcol e minorenni, l'ordinanza no-sense: al punto uno vieta, al punto secondo consente, al terzo chiude

L'analisi del dispositivo

Alcol e minorenni, l'ordinanza no-sense: al punto uno vieta, al punto secondo consente, al terzo chiude
Alcol e minorenni, l'ordinanza no-sense: al punto uno vieta, al punto secondo consente, al terzo chiude
Angela Galiberti

Pubblicato il 25 May 2021 alle 06:00

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Olbia. Un'ordinanza no-sense: è così che possiamo definire l'ultimo dispositivo emanato dal sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, in relazione agli ultimi fatti di cronaca che hanno visto protagonisti alcuni gruppi di giovanissimi "alticci" in centro storico. Un dispositivo che al punto uno vieta, al secondo consente, al terzo stabilisce delle chiusure dalle 20 alle 7. Partiamo da un dato assodato: l'aperitivo, la birretta con gli amici, il vino bianco a tavola non sono minimamente toccati da questa ordinanza perché questa ordinanza non vieta il consumo di alcol o di super alcolici, anche se così potrebbe sembrare: al punto due si spiega che gli alcolici possono essere consumati negli orari stabiliti dalla legge all'interno dei pubblici esercizi e delle aree esterne di pertinenza. Ciò che non si può fare è consumare alcol "fuori" dai locali: ovvero, comprare una birretta e consumarla a 30 metri di distanza dal bar, magari seduti su una panchina o in un vicolo, che poi è ciò che fanno i ragazzini accusati di mettere "ferro e fuoco" il centro storico. Il punto 1 dell'ordinanza stabilisce un diveto erga omnes all'interno di un'area molto vasta del centro che comprende tutta la fascia costiera dalla rotatoria di via Roma a via dei Lidi, mentre nella parte a terra comprende anche il parco Fausto Noce, via Boccherini, via Lombardia, via Unità d'Italia e rotatoria via Roma. Il divieto "erga omnes" (non sono infatti specificate eccezioni) viene smentito dal punto due, che consente il consumo nei pubblici esercizi. In realtà il divieto "assoluto" non esiste: è un divieto che riguarda esclusivamente il consumo di alcol nelle aree pubbliche, lontane dai bar, a qualsiasi ora del giorno. Tanto valeva esplicitarlo in questa maniera. Il punto 3, invece, stabilisce la chiusura dalle 20 alle 7 di tutti gli esercizi commerciali compresi nell'area che vendono bevande e generi alimentari, compresi i distributori automatici. In queste definizioni possono rientrare i piccoli supermercati come mini market etnici e italiani, molto diffusi nel centro storico e spesso accusati di vendere gli alcolici ai minorenni. La domanda che bisogna porsi è: questa ordinanza, per come è congegnata, risolverà il problema? Molto probabilmente renderà più complicato l'approvvigionamento dell'alcol, ma non impossibile: basterà fare incetta fuori dalla "fascia" individuata dall'ordinanza e portare il "bottino" in qualche luogo "sicuro" per poi dare il via alle danze (sperando di non essere pizzicati dai controlli). Il problema reale e serissimo è che la vendita e la somministrazione di alcol ai minorenni è già vietata da una legge nazionale: è la 48/2017, la quale ha colmato un vuoto legislativo. Non solo: somministrare alcol ai minori di 16 anni è reato, mentre la vendita agli stessi uner 16 può comportare la sospensione della licenza commerciale. Già oggi, senza bisogno di ordinanze specifiche, non si può vendere alcol ai minorenni e dunque la domanda è una sola: chi vende gli alcolici ai ragazzini? Siamo sicuri che basterà chiudere i mini market dalle 20 alle 7 per impedire l'approvvigionamento delle "scorte alcoliche"? In centro storico non sono così sicuri che questa ordinanza funzionerà: alcuni residenti hanno contattato Olbia.it per esprimere i propri dubbi: "Siamo molto dubbiosi su questa ordinanza, i ragazzini aggireranno il divieto comprando alcol prima delle 20 e si ubriacheranno ugualmente. Sarebbe più utile un presidio fisso in centro: lo abbiamo sperimentato qualche anno fa, aveva dato i suoi frutti".