Wednesday, 23 July 2025
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Pubblicato il 23 July 2025 alle 09:00
Olbia. Due rotonde, due destini. Da una parte il decoro istituzionale, dall'altra il pragmatismo della natura che non aspetta nessuno. Benvenuti nel teatro del verde pubblico cittadino, dove la pianificazione urbanistica incontra la realtà dell'incuria quotidiana.
La protagonista di questa storia è la rotonda di Sa Murighessa, quella che attraversate ogni giorno andando verso zona Bandinu Sì, proprio quella dove ultimamente dovete rallentare perché se è vero che hanno finalmente riasfaltato è altrettanto vero che della segnaletica si sono dimenticati tutti. E del decespugliatore pure.
Intanto, a pochi chilometri di distanza, la rotonda "ufficiale" di viale Vittorio Veneto continua a sfoggiare la sua vite simbolica, quella piantumata con tanto di cerimonia e benedizione assessorile. Curata, annaffiata, fotografata la rotonda del Vermentino rappresenta tutto ciò che il verde urbano dovrebbe essere: ordinato, programmato, istituzionale. Un piccolo gioiello di planologia che fa bella mostra di sé mentre i turisti si fermano a immortalarlo sui social.
Ma la domanda sorge spontanea: chi ha vinto davvero questa sfida involontaria tra pianificazione e spontaneità? La vite di viale Vittorio Veneto, simbolo del territorio vinicolo locale, con i grappoli d'uva ancora acerba o il finocchietto di Sa Murighessa, che già oggi offre ai cittadini più intraprendenti un profumato raccolto gratuito e a chilometro zero?
Perché mentre l'amministrazione comunale continua a vantarsi sui social della rotonda "simbolica", quella dimenticata di Sa Murighessa ha risolto da sola il problema della sostenibilità ambientale. Zero irrigazione, zero concimi, zero giardinieri: solo madre natura che fa il suo corso, producendo erbe aromatiche fresche per tutta la comunità. Un'economia circolare perfetta, se non fosse che nel frattempo guidare è diventato un'avventura.
La verità è che viviamo in un'epoca in cui il verde urbano viaggia a due velocità: quella del marketing istituzionale, fatto di inaugurazioni e comunicati stampa, e quella dell'abbandono quotidiano, dove la natura si riprende i suoi spazi senza aspettare permessi. E forse, in questa assurda competizione tra incuria e propaganda, la lezione più importante la sta dando proprio il finocchietto selvatico: che a volte l'utilità batte il decoro, e che la città più vera è quella che cresce nonostante tutto, non grazie a tutto.
Ora, mentre aspettiamo che qualcuno si ricordi di passare il decespugliatore, godiamoci questo piccolo miracolo del pragmatismo urbano. Ma per favore, almeno la segnaletica stradale ricompaia presto. Perché l'ironia ha un limite, e quello è la sicurezza stradale.
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