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Olbia che non c'è più - di Salvatore Careddu

Olbia che non c'è più - di Salvatore Careddu
Olbia che non c'è più - di Salvatore Careddu
Patrizia Anziani

Pubblicato il 22 July 2018 alle 11:39

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"Diari e lettere" è la sezione di OLBIAchefu che inauguriamo oggi, con il bellissimo scritto di Salvatore Careddu indirizzato alla nostra direttrice, Angela Galiberti. L'autore di questa lettera, carica di sentimenti e nostalgia, è il graditissimo e illustre ospite Salvatore Careddu, autore del volume"La valigia del Maresciallo", scritto tra il 1988 ed il 1989, e pubblicato con la Edizioni del Bacherontius. Olbiese, classe 1936, Salvatore ha lasciato la Sardegna il 16 giugno del 1956 per coronare il suo sogno di entrare nell'arma dei Carabinieri. Quarant'anni di servizio per la patria, l'incontro e l'amicizia con l'autore e regista Mario Soldati, il felice matrimonio con Marisa durato cinquant'anni e spezzato da un male incurabile, i due figli, Giampaolo e Francesca, i nipoti Nicolò Filippo e Margherita. Una vita lontano da Olbia, ma non dai suoi affetti più cari: i fratelli Giulio e Tonino e l'amato nipote Giulietto che ha interceduto con noi per lo zio. Salvatore Careddu non mancherà di raccontarci ancora e quando vorrà -come sa fare lui, a mezzo fax - un po' della sua avvincente vita che ha ispirato racconti e film. Aspettiamo con grande piacere di poter leggere ancora le sue lettere scritte con quella bella e composta grafia che oggi, nell'era del computer, diventano sempre più una rarità.

Patrizia Anziani coordinatrice di Olbiachefu

[caption id="attachment_103417" align="alignnone" width="986"] Viale Principe Umberto - Cartolina viaggiata 1954[/caption]

Egregia sig.ra Angela Galiberti, direttore dei quotidiano Olbia.it,

mi scuso se la disturbo. Sono il maresciallo Salvatore Careddu, ispiratore dei racconti del maresciallo di Mario Soldati. Vivo a Sestri Levante dove sono stato comandante per sedici anni. Prima ero stato a Sesta Godano La Spezia, dove avevo conosciuto nel 1974 Mario Soldati.

Sono nato a Olbia, dove vivono i miei parenti mio fratello Giulio è stato anche sindaco, mio nipote Giulietto è consigliere comunale. Tonino è un pensionato. Comunque faccio parte di una famiglia grazie a Dio ancora viva. Io mi reco ad Olbia una tantum. In una di queste ultime visite, al rientro ho sentito il piacere di scrivere qualcosa su Olbia che non c’è più. Come le ho detto per telefono non ho il computer. Scrivo sempre a mano. Sarà lei a tradurlo. La ringrazio di tutto. Spero di poterla incontrare e conoscerla personalmente. Per l'articolo ho consultato la pubblicazione fotografica dal titolo "Olbia" di Nello di Salvo. È molto bello. Un caro abbraccio.

M.llo Salvatore Careddu

Olbia che non c'è più - di Salvatore Careddu

Giorni or sono un mio caro amico, dovendosi recare a Olbia per motivi di lavoro, mi ha fatto l’invito se gli facevo compagnia. Trattandosi del luogo dove sono nato e cresciuto e dove vivono parenti e amici, non ho avuto problemi per accettare. Così ci siamo imbarcati a Livorno per giungere ad Olbia.

Olbia! Già rivedevo la mia vecchia Terranova. Rivedevo nei ricordi di chi la ripensava come era. Tanti angoli vissuti, gli aneddoti curiosi, le leggende tramandate, le storie vere o presunte, le risate nel ricordare situazioni, circostanze, usanze, rituali. Le serate passate al chiaro di luna ai giardinetti dell’Isola Bianca, e allo Chalet; le scampagnate estive a Cabu Abbas con gli amici, le vigne rigogliose, le feste al cinema Astra ed al cinema “Olbia”. Le tovaglie bianche dei banchetti nunziali, imbanditi e disposti tra le vie e le piazze. Nella mente scorrevano veloci, come un grande film, con la vita di tutti; di chi a Olbia è cresciuto o ci ha abitato, dei nostri genitori, zii, nonni, amici, un allegro festoso chiacchericcio. Si rideva tra le donne sedute nei portoni delle case, o affaccendate nelle commissioni domestiche, al mercato civico; tra i cantastorie e venditori ambulanti e i banditori di carne. Dall’unico porto del nord dell’isola partivano i carri carichi di sughero e granito. Con l’inverno, sul rumore dell’inquieto mare sempre in movimento, le partenze, gli arrivederci, gli addii e un senso di appartenenza alla città sentiti come un valore importante da conservare e difendere.

[caption id="attachment_103418" align="alignnone" width="836"] Corso Umberto, cartolina viaggiata 1967[/caption]

La mia Olbia! Forse non sapeva o non si rendeva conto di dover crescere e adottare i ritmi serrati e insistenti dello sviluppo moderno. La vecchia Terranova, forse non era preparata alla trasformazione ed ha vissuto un passaggio certamente non facile, talvolta doloroso, ma necessario. Comunque osservando intorno, al mio sguardo di tutto ciò che mentalmente stavo vivendo, notavo che la modernità, se da un lato aveva portato nuovi disagi, non aveva intaccato il volto della città. Mi guardavo attorno, con lo sguardo riuscivo ad abbracciare un pezzo della sua costa, e con un solo colpo d’occhio i palazzi, il campanile, le case. Quanti ricordi. Il tempo non è riuscito a cancellare, anche se il cuore era trafitto, il mal di Sardegna. È stato bello rivedere la mia Olbia.

©Maresciallo Salvatore Careddu