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Olbia, matrimoni fermi e fotografi in ginocchio: parla la fotografa Tania Mura

Un settore completamente dimenticato

Olbia, matrimoni fermi e fotografi in ginocchio: parla la fotografa Tania Mura
Olbia, matrimoni fermi e fotografi in ginocchio: parla la fotografa Tania Mura
Angela Galiberti

Pubblicato il 24 February 2021 alle 06:00

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Olbia. Che fine hanno fatto i matrimoni? E che fine hanno fatto tutte le professionalità che ruotano attorno ai matrimoni? Si tratta di un mondo in attesa ormai da un anno: in attesa di sapere quando si potrà tornare a lavorare. Tra le varie professionalità ferme a causa dell'emergenza mondiale causata dal Sars-Cov-2 vi sono i fotografi matrimonialisti: settore che a Olbia ha diversi talentuosi esponenti tra cui Tania Mura, fotografa olbiese molto attiva nel settore e anche come membro dell'Associazione Nazionale Fotografi Tau Visual. “Come associazione siamo attivissimi nel sostegno alla categoria – spiega Tania Mura –, ma di fatto noi non esistiamo per lo Stato: abbiamo ricevuto due ristori come partite Iva a maggio e novembre, poi basta. Mentre per la ristorazione il ristoro era legato al fatturato, per noi c'è stato il nulla: ormai è un anno che non lavoriamo, sono stati annullati il 90% dei matrimoni e continuano ad essere spostati”. Cosa muove un matrimonio, in Sardegna, lo hanno capito in pochi: è un settore che coinvolge più professionalità e che, quando si sposta – e dunque si parla di destination wedding – genera un indotto notevole tra hotel, case affittate, ristorazione, eventi, intrattenimento, fioristi, wedding planner, videomaker e fotografi. Matrimoni fermi significa economia bloccata, stagnante, senza uscita e ricadute sociali pesantissime. “La maggior parte dei matrimoni è stata spostata o annullata perché in Italia, specialmente al Sud, non ci si sposa con 30 invitati e senza poter fare la festa. Nel meridione, e anche qua in Sardegna, si parte dai 150 invitati in su. Nei fatti non abbiamo lavoro, è tutto congelato. A fine 2020 pensavamo che a marzo sarebbe ripreso qualcosa, invece è tutto fermo: è una situazione insostenibile, siamo stanchi, la gente è stanca”. I contratti che, di mese in mese, vengono spostati/annullati (quando non direttamente cancellati) sono quelli del 2019: con prezzi del 2019 e caparre versate nel 2019. Fino a oggi i professionisti e le professioniste del settore wedding hanno stretto i denti, ma non si potrà continuare a lungo. In tutti questi mesi, le associazioni di categoria – che a livello nazionale sono molto sviluppate, mentre a livello regionale sardo non esistono poiché è un settore particolarmente frammentato – hanno lavorato duramente per arrivare a delle proposte concrete. “Al tavolo nazionale, come associazione cercheremo di proporre delle soluzioni per poter ripartire. L'idea è quella di un protocollo simile a quello usato sulle navi da crociera. Se loro possono ripartire creando delle 'bolle' perché non lo possiamo fare noi? Non ci interessano gli aiuti economici, vogliamo lavorare”. Al momento, però, tutto tace: il 26 febbraio vi sarà una manifestazione nazionale, poi ci sarà il tavolo istituzionale: il protocollo ha come obiettivo di creare una “bolla” anti Covid che permetta a sposi, invitati e professionisti di poter celebrare e festeggiare il matrimonio in sicurezza. “Le conseguenze, se non ripartiamo il prima possibile, le pagheremo negli anni a venire. Stare fermi per un anno, senza poter scattare e tenersi aggiornati, significa rimanere indietro per anni mentre altrove si è continuato a lavorare”. Il settore è dinamico, pieno di novità e chi si ferma muore. Intanto, però, servirebbe più consapevolezza su ciò che rappresenta questo settore in Sardegna: nella nostra isola in molti non hanno ancora compreso quanto è importante l'indotto creato dal settore wedding e in particolare dal destination wedding. “Purtroppo a livello nazionale non ci considerano, siamo troppo divisi e non siamo strutturati. C'è il problema dei trasporti in primis, ma anche la poca conoscenza delle lingue straniere è un ostacolo. Quando una coppia straniera mi contatta per fissare un matrimonio poi mi chiede aiuto anche per il pullmino per gli invitati, per il fiorista, per il parrucchiere e così via. Divento un ufficio informazioni: la Sardegna gliela facciamo sudare”. Un matrimonio in “trasferta” muove hotel, case in affitto, intrattenimento per i bambini, eventi per gli adulti, dee-jay o musicisti, hair stylist, make-up artist, ristoranti, fotografi, videomaker, wedding planner, fioristi, specialisti nelle bomboniere, negozi per abiti da sposa. L'indotto è notevole e in altre regioni lo hanno capito benissimo: Lombardia, Toscana e Puglia si sono strutturate per diventare “destinazione matrimonio”, la Sardegna ancora non ha compreso (oltre i meri proclami e le iniziative lodevoli dei privati) le enormi potenzialità di questo settore. E poi è arrivato il Covid.