venerdì, 31 marzo 2023
Informazione dal 1999
Pubblicato il 26 febbraio 2023 alle 15:20
Olbia. Appartengo alla generazione della frequenza della scuola elementare, allora senza grembiule nero, del colletto bianco di plastica col nastrino blu con la gassa, che dire fiocco era troppo.
Era il 1946, il maestro si chiamava Ottavio Degortes. Riservato e innamorato perdutamente di Linuccia, una graziosa signorina di ottima famiglia che abitava vicinissimo a casa. Data la propizia combinazione del caso, all’uscita di scuola soleva incaricarmi di recapitarle brevi manu alcune lettere d’amore. Un insolito compito cominciato durante l’ultimo anno di scuola, ma che a causa di quel lungo corteggiamento ereditò persino mio fratello Giulio diventando entrambi una sorta di postino-cupido di un fortunato amore infine ricambiato con festose nozze.
Sono passati tanti anni ma lo ricordo ancora come fosse davanti a me: magro e sempre elegante, camminava con passo uguale senza rumore e aveva gesti lenti come misurati al suo passo, anche mentre parlava in modo incisivo così da essere sentito dall’ultimo banco.
Appartengo alla generazione del “battiamo battiamo le mani arriva il Direttore, battiamo battiamo le mani all’uomo di valore”. Appartengo dunque a quella generazione dell’arriva il Direttore. Ed era proprio così.
Quando lui appariva alla porta il maestro Degortes - che quando rimproverava qualcuno lo faceva in modo composto - con un vibrante “In piedi!” ordinava a noi di stare dritti come soldatini, immobili con le mani sui fianchi, a guardare quell’uomo distinto, che avanzava silenzioso. Lo accoglievamo sempre con lo stesso stato d'animo, come se venisse da un altro mondo per noi figli di operai, la maggior parte della Compagnia Corridoni, o di naviganti, a parte alcune eccezioni, tra cui ricordo il figlio di uno che adesso si direbbe commercialista.
E restavamo in piedi quasi senza respirare, mentre lui gli stringeva la mano. Mentre il direttore saliva sulla predella della cattedra e il maestro lo invitava ad accomodarsi, noi attendevamo l'ordine “Seduti” e dovevamo farlo tenendo le mani incrociate sul banco, in attesa. Di che? Che lui ascoltasse lo sviluppo dei programmi per decidere chi interrogare, e a seconda della materia, il maestro in un moto chissà se di pietà per noi o di esibizione sua, chiamava sempre i migliori.
Allora diventava paterno, e a chi era chiamato alla cattedra diceva “Rispondi al signor Direttore” e il signor direttore faceva qualche domanda e annuiva ancor prima che l’alunno rispondesse, forse per incoraggiarlo a non balbettare per l’emozione.
Era il direttore. Ma c’era qualcun altro che bussava alla porta dell’aula: il bidello che portava qualche foglio, per noi segreto, e ovviamente restavamo seduti.
Lui dopo aver espletato il suo dovere se ne andava in silenzio, come se non esistessimo. Ma era lo stesso discreto bidello che quando passava fra i banchi con la brocca dell’inchiostro da versare negli appositi calamai a disposizione di ciascuno di noi, sempre in silenzio ci sorrideva come a darci coraggio, come nostro amico. Era una figura modesta ma sempre presente, che diventava importante quando qualcuno di noi si sentiva male, anche se era il maestro a decidere se davvero o per finta.
Quest'ultimo, solo dopo aver constatato il reale malessere del malcapitato di turno mandava il capo classe a chiamarlo. Il bidello arrivava a prelevare il “malato” e lo portava con sé, in una sorta di ripostiglio dove custodiva tutti gli attrezzi del mestiere.
A me capitò una sola volta di stare male a causa di un forte mal di stomaco. Lui, dopo avermi accompagnato fuori dalla classe, mi portò in quel suo piccolo angolo di mondo. Con fare premuroso accese un fornelletto e mentre mi parlò della sua scuola, delle sue maestre, mise a scaldare dell'acqua per prepararmi una camomilla. Ascoltai quell'uomo semplice come avvolto nel contempo da un abbraccio paterno e mi scottai persino la lingua tanto era calda quella salutare bevanda. Mi ripresi subito da quel malore e tornai presto in classe felice e spensierato nella certezza che tutti, dal direttore, al maestro ed infine il bidello, stavano lavorando insieme per il nostro migliore futuro.
M.llo Salvatore Careddu
A Sestri Levante 24/02/2023
In copertina il maestro Ottavio Degortes, futuro direttore scolastico, ritratto assieme ai suoi alunni. Si ringrazia la figlia, professoressa Paola Degortes, per la gentile concessione della foto.
23 giugno 2022
01 aprile 2022
20 marzo 2022
13 marzo 2022
23 gennaio 2022
23 gennaio 2022
01 gennaio 2022