Friday, 12 December 2025
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Pubblicato il 12 December 2025 alle 07:00
Olbia. In un’epoca in cui il design non si limita più a essere estetica, ma diventa linguaggio emotivo e strumento di benessere, la storia di Fabiana Frisanco rappresenta una risposta concreta al bisogno di abitare luoghi più autentici. Interior designer, Pianificatore Territoriale, e Geometra Laureato (come è ama definirsii), Fabiana Frisanco è nata a Olbia e cresciuta in quella cultura dell’artigianato che ha reso celebre la Costa Smeralda nel mondo. Lei porta nel suo lavoro una combinazione rara: competenze tecniche solide e una sensibilità raffinata verso la percezione degli spazi.
La sua formazione, maturata tra Sassari e Lisbona, si intreccia con un approccio progettuale costruito attorno alla persona. Colori, luci, materiali e atmosfere non sono elementi accessori, ma i veri protagonisti di un processo che unisce psicologia del colore, principi del Feng Shui e una profonda attenzione al benessere emotivo di chi vivrà quegli ambienti.
Dal 2018 guida FabDesign studio con sede a Olbia attraverso cui ha dato forma a ville private, spazi commerciali e interni dal carattere unico. Obiettivo: trasformare case e luoghi di lavoro in scenari che raccontino storie, identità, desideri. Perché, secondo Frisanco, "una casa non si abita soltanto: si vive, si sente, ci accoglie e ci rappresenta".
La conversazione con lei è un viaggio dentro questa visione progettuale, un modo diverso di pensare gli spazi, non più contenitori di funzioni ma di emozioni. Un invito, soprattutto, a riscoprire quanto il design possa migliorare concretamente il nostro quotidiano. Con lei entriamo nei dettagli del progetto di riqualificazione urbana a Telti, che la vede essere coinvolta insieme all'architetto Azzena, e l'architetto Placco per una visione della piazza centrale della caratteristica cittadina gallurese.
Foto: Frisanco, Azzena, Placco
Il suo approccio progettuale nasce dall’idea che ogni spazio racconti una storia. Qual è il “racconto” che la nuova piazza di Telti vuole trasmettere ai cittadini, soprattutto nelle sue funzioni sociali e di condivisione?
"Il progetto si propone di valorizzare il centro storico di Telti attraverso un intervento mirato su Piazza Rinascita e sulla contigua Piazza Rossa, che attualmente versano in uno stato di degrado. Le due piazze, inoltre, si trovano su livelli nettamente differenti e risultano oggi non comunicanti tra loro. Il racconto che la nuova piazza intende trasmettere è quello di far rifiorire una centralità ormai spenta, attraverso la realizzazione di uno spazio polivalente articolato su più livelli, in grado di essere fruito dall’intera popolazione in occasioni diverse. La piazza potrà infatti accogliere eventi culturali e folkloristici, feste di paese, ma anche svolgere la funzione di luogo per il tempo libero di giovani e anziani. Si tratta inoltre di uno spazio accessibile anche alle persone con disabilità. In sintesi, il progetto mira alla creazione di un luogo inclusivo e polivalente, capace di restituire vitalità e valore al cuore del centro storico".
Da professionista profondamente legata a Olbia e cresciuta respirando artigianato e design, quanto c’è delle sue radici e della cultura sarda nel modo in cui ha contribuito a progettare questo nuovo spazio urbano?
"Le radici della propria terra sono fondamentali nel pensare e nel progettare gli spazi, soprattutto quando si tratta di luoghi pubblici. Ognuno di noi possiede un’identità che si riflette negli spazi che abita e vive. Quando realizzo un progetto di Interior Design per i miei clienti, cerco sempre di comprendere non solo le loro esigenze funzionali, ma anche ciò a cui sono maggiormente legati, per poterlo tradurre all’interno di ogni ambiente: un ricordo, un luogo, un materiale, una sensazione, un colore. Nel caso di uno spazio pubblico, questi elementi devono essere condivisi e riconoscibili da tutti i fruitori. Per questo motivo, nel progetto di Piazza Rinascita sono stati introdotti riferimenti chiari all’identità del luogo, in particolare attraverso l’uso dei materiali e della vegetazione. Il granito, impiegato nella pavimentazione e nelle sedute, costituisce un forte elemento identitario gallurese, mentre la vegetazione è rappresentata dall’inserimento di piante di mirto all’interno dello spazio giardino, richiamando la tradizione e il paesaggio locale. In questo progetto il mio contributo, inteso come espressione del mio senso di appartenenza alla terra sarda e, in particolare, alla Gallura, si riflette appunto nell’utilizzo di materiali come il granito e il mirto, nonché nella conformazione stessa della piazza, concepita come uno spazio ampio e accogliente. Questa scelta progettuale nasce anche da un ricordo personale: la piazzetta vicino casa, luogo di ritrovo durante l’adolescenza, in cui mi riunivo con gli amici. Un’esperienza che ha influenzato l’idea di uno spazio capace di favorire l’incontro, la condivisione e il senso di comunità, restituendo alla piazza il suo ruolo di luogo vissuto e partecipato".
La piazza porterà anche un’opera dell’artista locale Evi Patittoni: in che modo arte e architettura dialogano all’interno di questo intervento e in che misura la presenza dell’arte contribuisce a creare identità e senso di appartenenza al luogo?
"La presenza dell’opera dell’artista locale Evi Patittoni rappresenta un elemento importante nel progetto, poiché rafforza il dialogo tra architettura, arte e artigianato locale, rendendo lo spazio pubblico portatore di significati condivisi. L’arte, inserita all’interno della piazza, non è intesa come elemento decorativo isolato, ma come parte integrante dello spazio architettonico, capace di dialogare con i materiali, le forme e l’identità del luogo. Il legame con l’artigianato e con la cultura locale consente di radicare l’intervento nel contesto, trasformando la piazza in un luogo riconoscibile e autentico. L’opera artistica diventa così un segno narrativo, che racconta il territorio e le sue tradizioni attraverso un linguaggio contemporaneo, facilmente condivisibile da chi vive quotidianamente lo spazio. In questo senso, l’arte contribuisce in maniera determinante alla costruzione dell’identità del luogo e al senso di appartenenza della comunità".
Lei lavora molto sul colore e sulla percezione degli spazi, anche attraverso studi sul Feng Shui e psicologia del colore. Come questi elementi hanno avuto un ruolo nella definizione dell’atmosfera della nuova piazza e nella scelta di materiali o palette cromatiche?
"In questo progetto il colore si riflette in uno spazio neutro, pensato per essere flessibile e trasformabile in base alle esigenze e ai diversi fruitori, attraverso l’inserimento di installazioni temporanee, ad esempio in occasione di mostre all’aperto o eventi culturali. I colori prevalenti sono il grigio e il verde. Il grigio rappresenta uno sfondo neutro capace di valorizzare ed esaltare qualsiasi altro colore: in questo caso il verde della vegetazione, le cromie dell’opera d’arte e i colori di pannelli, elementi e allestimenti temporanei previsti durante gli eventi culturali. Il verde, introdotto principalmente attraverso la vegetazione, è un colore che trasmette tranquillità e pace, favorisce l’equilibrio e contribuisce a rigenerare le energie. Uno degli obiettivi del progetto è infatti quello di far sentire le persone “a casa”, in un ambiente sereno e accogliente, pur trattandosi di uno spazio pubblico. Il colore, tuttavia, non è inteso esclusivamente come elemento visivo legato ai materiali, alla vegetazione o agli oggetti: diventa anche una sensazione, trasmessa attraverso altri sensi. Il profumo rilasciato dalle piante, come nel caso del mirto, contribuisce a creare un’esperienza sensoriale completa dello spazio. Un ambiente pensato non solo per essere vissuto, ma anche per evocare e rafforzare l’identità del paese, riconosciuto come la città del Mirto".
Nel progetto emerge una piazza moderna, funzionale e pensata per favorire la socialità quotidiana. Quali sono gli elementi concreti – architettonici, di design o di layout – che più contribuiscono a trasformare questo spazio in un luogo vissuto e non soltanto attraversato?
"Un elemento centrale del progetto è rappresentato dalla scalinata e dai gradoni di diverse altezze, pensati per accogliere molteplici occasioni e modalità di fruizione. I gradoni possono infatti trasformarsi in una vera e propria tribuna in occasione di eventi culturali o musicali, assumendo così un ruolo funzionale di grande importanza. Si tratta di un elemento di design contemporaneo che, oltre alla sua flessibilità d’uso, esprime un concetto fondamentale: il dialogo. Dialogo inteso innanzitutto come relazione tra le due piazze esistenti, Piazza Rossa e Piazza Rinascita, oggi separate ma qui finalmente connesse. Dialogo anche come possibilità di incontro tra le persone, grazie alla presenza di sedute informali che invitano a fermarsi, a scambiare due chiacchiere, a vivere lo spazio. La scalinata diventa così un elemento di passaggio e al tempo stesso di permanenza, un luogo di connessione e di unione che invita a restare, a “stare”, trasformando un’area precedentemente degradata in uno spazio accogliente, vivo e riconoscibile".
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