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Cronaca

Alluvione, l'indagine va avanti: sequestrati i fiumi tombati di Olbia

Alluvione, l'indagine va avanti: sequestrati i fiumi tombati di Olbia
Alluvione, l'indagine va avanti: sequestrati i fiumi tombati di Olbia
Olbia.it

Pubblicato il 12 December 2013 alle 18:11

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Olbia - Nessun iscritto nel registro degli indagati, nessun avviso di garanzia spedito. Eppure l'indagine condotta dalla Procura di Tempio Pausania corre veloce come un treno e non si ferma davanti a nulla, nemmeno di fronte alle difficoltà "tecniche". Perchè sequestrare diversi fiumi tombati all'interno di una città che conta 60'000 abitanti non è certo cosa da poco. Eppure questo passo clamoroso è stato fatto. Ieri sera, i fiumi tombati della Città di Olbia sono stati tutti sequestrati. I magistrati, in testa il pm Riccardo Rossi - titolare dell'indagine, vogliono andare sino in fondo e, se ne cessario, scaveranno (e non solo metaforicamente). La città sui canali. Vivere costantemente circondati dall'acqua può far dimenticare quanto l'acqua possa diventare pericolosa, specialmente se si ha la convinzione di dominare la Natura con le colate di cemento armato ignorando le più elementari leggi della fisica. Olbia, dal '70 in poi, è cresciuta a dismisura fregandosene altamente della suo passato storico e naturale. Quando furono fatte le bonifiche delle paludi che circondavano l'abitato storico della città, furono creati dei canali per far defluire l'acqua che naturalmente scende dalle colline circostanti. Negli anni, però, gli amministratori olbiesi hanno ignorato la pericolosità dell'acqua e hanno permesso o condonato costruzioni persino ad un metro dagli argini, i quali - nel percorso cittadino - sono stati persino cementificati. Se gli amministratori olbiesi dell'epoca avessero seguito gli insegnamenti dei loro nonni, non avrebbero mai permesso nessuna costruzione vicino ai canali. Perchè gli anziani olbiesi, quelli nati negli anni '20 o anche prima, lo sanno molto bene che Olbia - ogni 20/40 anni - subisce una una vera e propria inondazione. L'ultima è avvenuta a fine anni '70, ma nonostante questo nessuno ha mai pensato che l'acqua potesse diventare un pericolo in un contesto fortemente urbanizzato e così si è continuato a costruire, a speculare, a condonare dove nessun anziano con la terza elementare lo avrebbe mai fatto. Arriviamo così al 2013, ai 9 morti, alla gente che continua a dire che "si dovevano pulire i canali", che "si deve costruire di più", che "si devono chiudere i fiumi", che "vanno tagliati gli alberi altrimenti arrivano i tronchi". Sarà la magistratura, con le sue indagini, a stabilire cos'è capitato ad Olbia quel 18 Novembre. Ma una cosa è certa: Olbia è costruita sull'acqua e l'unica cosa sensata da fare - se mai ci fossero i soldi - sarebbe quella di buttare giù tutto e ricostruire lontano dai canali. Perchè l'acqua non la puoi fermare: puoi solo sperare che non ti travolga.