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Olbia: San Paolo senza la cupola in un dipinto di Raimondo Cittadini

Il pittore terranovese così ritrasse la chiesa di San Paolo negli Anni Trenta

Olbia: San Paolo senza la cupola in un dipinto di Raimondo Cittadini
Olbia: San Paolo senza la cupola in un dipinto di Raimondo Cittadini
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 20 February 2021 alle 14:44

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Olbia. “Quando mia cugina ha condiviso la foto del quadro nella chat privata dei parenti, per farsi aiutare ad identificare la chiesa immortalata nel dipinto dello zio - il pittore Raimondo Cittadini - non ho esitato un attimo: quella è la chiesa di San Paolo di Olbia.” L’arte è un vizio di famiglia, tra i Cittadini. Leonardo, classe 1950, che ci ha appena fornito questa testimonianza, è anch’egli pittore famoso ad Olbia e nella costa dei vip, ed è organizzatore di importanti mostre collettive estive all’aperto. “Raimondo  -così prosegue - che noi nipoti chiamavamo tziu Mundeddu, se ne partì per l’America nel 1947 in cerca di fortuna con altri parenti. Era non solo pittore, ma abile ceramista ed artista poliedrico. Si affermò Oltreoceano, e divenne un americano in tutto. Fumava pacchetti interi di Lucky Strike senza filtro. La sua bara con la finestrella di vetro tornò dall’America ad Olbia ed impressionò tutti per come i coroners lo avevano truccato bene.” Maria Paola Demontis, anch’egli sua nipote ci informa che era nato ad Olbia, allora Terranova, il 24 novembre 1912, e di come egli vivesse a Windsor, Ontario, in Canada, insieme ai suoi nonni. Nella stessa città morì nel 1986, il giorno del suo settantaquattresimo compleanno.   Soffermiamoci ora ad analizzare l’opera, un dipinto ad olio di pregevole fattura. Fu regalato a Martineddu Cittadini, fratello dell’artista e nonno dell’attuale proprietaria, Livia Nurra, residente in Roma. Ad informarci puntualmente è l’amica Maria Paola Demontis, anch’essa nipote del pittore. L’insolita inquadratura della chiesa di San Paolo, primaziale cittadina, è presa dall’attuale angolo tra via S. Croce e Via Mons. Cimino. La grande sagrestia che si addossa all’abside all’inizio inganna, dando l’illusione di un edificio a pianta centrale. La chiesa appare nella sua penultima versione settecentesca, più corta, a navata unica, senza dunque il transetto e la cupola aggiunti nel discutibile rifacimento, cantierato a partire dal 1939, quando era parroco mons. Cimino. In quell’occasione venne distrutta –con imperdonabile ed irrecuperabile danno-  anche la chiesetta tardogotica della Confraternita di Santa Croce, che si addossava al lato meridionale della parrocchiale. Il dipinto del Cittadini  non può pertanto che risalire agli anni immediatamente precedenti a questa data. Dietro l’abside è il cortile recintato ancor oggi presente, ridotto per dimensioni a causa dell’allungamento della chiesa. Un sentierino ne costeggiava il muro esterno, avviandosi in direzione di Corso Umberto. Inconfondibile il palazzetto celeste della famiglia Achenza, acquistato qualche anno fa dalla Diocesi di Tempio Ampurias per farne la residenza olbiese del vescovo. Immutato anche il campanile, inconfondibile come il cielo terso, mediterraneo, su cui si staglia. Chissà quanta nostalgia nel ripensare a quell’azzurro nelle fredde giornate canadesi. In foto Raimondo Cittadini all'opera