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Olbia, la pandemia e il nuovo volto della povertà: "le famiglie saranno i prossimi senzatetto"

Le drammatiche testimonianze delle associazioni solidali Guardian Angels e Libere Energie

Olbia, la pandemia e il nuovo volto della povertà:
Olbia, la pandemia e il nuovo volto della povertà:
Camilla Pisani

Pubblicato il 20 January 2021 alle 06:00

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Olbia. Povertà: il più grande dei tabù sociali, lo spettro angosciante che evoca tavole vuote, fame, freddo, solitudine. Un tabù dalle molteplici letture, per alcuni orizzonte lontano e per molti, troppi, consuetudine vicinissima; ma chi sono, oggi, i volti protagonisti di questa povertà? È quello che abbiamo chiesto a Sandro Serra, dei Guardian Angels di Olbia (associazione che si occupa della cura dei senza dimora sul territorio): “Ad oggi possiamo dire che, per quanto riguarda la situazione dei senzatetto, i numeri rimangono stabili” racconta Serra. “Infatti, le persone senza dimora, nella zona di Olbia, non sono aumentate durante il periodo del lockdown e, in generale, della pandemia. Il grave problema con cui ci ritroviamo a fare i conti coinvolge piuttosto le migliaia di famiglie che si rivolgono a noi per essere aiutate; si tratta di persone in gravissime difficoltà economiche, che hanno perso il lavoro ormai da mesi, e non hanno più risorse per affrontare le spese fisse di affitto, utenze, cibo”. Sono i nuovi poveri, famiglie che prima della pandemia potevano contare su entrate fisse, su impieghi più o meno stabili, e che, da un mese all’altro, si sono viste franare sotto i piedi tutte le certezze economiche, entrando in una crisi profonda e inimmaginabile. È un tipo di povertà inedita, quella figlia del Covid: sono professionisti, commercianti, ristoratori, lavoratori di ogni categoria ed estrazione sociale, quelli che adesso affollano le fila delle associazioni solidali: “gli aiuti statali non bastano a coprire le folte spese delle famiglie - aggiunge Serra - e molto spesso queste persone, già in difficoltà, devono fare i conti con una burocrazia farraginosa, la cui matassa si sbroglia troppo lentamente, mentre invece le necessità primarie non smettono di correre”. Per supportare l’enorme mole di richieste, i Guardian Angels si sono mobilitati per la distribuzione di viveri alle famiglie anche tramite la Spesa Solidale: “ma troppo spesso le donazioni sono insufficienti. La domanda continua a salire, e le donazioni scendono, anche a causa della crisi che coinvolge tutti e per colpa della quale chi aveva l’abitudine di donare, giustamente preferisce dare un limite alle proprie spese per evitare di trovarsi in difficoltà”, spiega ancora Serra. A dare sollievo ci ha pensato il Miracolo di Natale lo scorso dicembre: gli olbiesi hanno donato ogni genere di ben di Dio con l'obiettivo di aiutare le famiglie in difficoltà. Un'onda di solidarietà che ha travolto i Guardian Angels e che aiuterà ad affrontare queste durissime settimane. Le difficoltà dovute alla pandemia non si limitano esclusivamente all’aumento vertiginoso della richiesta di aiuti: anche all’interno dell’associazione Guardian Angels c’è stata una rivoluzione nell’approccio, già di per sé delicatissimo, ai senzatetto. Per rispettare i protocolli sanitari, al fine di tutelare sia gli operatori che gli assistiti, si è dovuta fortemente limitare la relazione fisica: un bel problema, considerato che gran parte della comunicazione empatica fondata sulla fiducia, che i Guardian Angels mettono in atto con i loro assistiti, è basata su piccoli ma concreti gesti “fisici” come toccarsi la mano, sorridersi, chiacchierare vicini. “Nella nostra e nella loro tutela - spiega Sandro Serra - abbiamo dovuto rivedere il nostro metodo di approccio, eliminando completamente la parte fisica e cercando di entrare in sintonia senza poterci avvalere di alcun linguaggio corporeo. Ma questo, in un contesto come quello dei senza dimora, è molto complicato, e la distanza di sicurezza certamente non aiuta. Cerchiamo comunque di farci sentire presenti, anche se la tazza di thé bevuta insieme non è più passata di mano in mano ma posata sulla panchina e sorseggiata a due metri di distanza, anche se la coperta per ripararsi dal freddo deve passare prima dall’igienizzazione e non possiamo più rimboccarla come prima. Anche se a maggio siamo riusciti a far eseguire il tampone a tutti loro, è chiaro che per un senzatetto il contagio è sempre dietro l’angolo, per tutta una serie di comportamenti a rischio”. La pandemia cambia il volto della società, cambia anche, come abbiamo visto, i linguaggi. Modifica il sentimento comune e anche quello individuale, sovverte la semantica sociale e scoperchia le paure più irrazionali, i traumi antichi dello status sociale come medaglia d’oro al valore economico: “dal primo lockdown è cambiata la tipologia di persone che vengono a chiederci aiuto - racconta Ginetto Mattana, storico responsabile dell’associazione Libere Energie - certamente il dato fondamentale è quello che vede l’aumento accelerato ed esponenziale delle famiglie in difficoltà, ma quello che colpisce è il sentimento con cui viene richiesto questo aiuto: la vergogna, la sensazione di aver perso la dignità. Ma io rispondo sempre che la dignità non si perde perdendo il lavoro, si smarrisce facendo cose brutte. Chi non è abituato a chiedere fa molta fatica a liberarsi di questo senso di imbarazzo, e questo mi colpisce molto”. Facendo il punto della situazione, dice ancora Mattana: “i senzatetto sono in numero stabile, anzi non abbiamo avuto il consueto aumento estivo, ma, trovandoci ad assistere sia loro che le famiglie, ci siamo trovati in seria difficoltà a reperire la quantità di viveri necessaria per accontentare e supportare tutti. Il lockdown, e in generale la pandemia, ha segnato una drastica diminuzione delle donazioni, per ovvio effetto della crisi dovuta alla mancanza di lavoro, e solo nelle ultime settimane abbiamo riscontrato una lieve risalita che ci ha permesso di riprendere la distribuzione di alcuni bonus come i buoni per le bombole del gas”. “Per ora le persone senza fissa dimora non sono aumentate - conclude Mattana - ma prevedo, in un futuro fin troppo prossimo, che le stesse famiglie che adesso versano in disastrose difficoltà, diventeranno i prossimi; molti sono ad un passo dall’essere sfrattati dalle loro case, e da lì il passo è breve. Si finisce a vivere in macchina, in strada, in qualche capannone abbandonato: senza lavoro, l’assistenza solidale può aiutare solo in minima parte. Queste famiglie saranno i nuovi senzatetto”. L’orizzonte è cupo, ma le mani volenterose sono tante: questo inedito universo di povertà è materia che scotta, una “patata bollente” che deve coinvolgere tutti, il singolo e la comunità, il cittadino comune e la politica, tenendo sempre a mente che non siamo tutti sulla stessa barca, ma sicuramente tutti nella stessa, violentissima, tempesta.