Wednesday, 08 May 2024
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Pubblicato il 28 March 2017 alle 12:47
Olbia, 28 Marzo 2017 -M.A. e P.S. sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Tempio per i reati di abuso sessuale continuato, sequestro di persona e riduzione in schiavitù ai danni di una ragazza minorenne (nipote e figlia dei due condannati). La vicenda, la quale ha sconvolto tutta la cittadinanza, si è svolta a Olbia (precisamente nelle sue periferie più isolate e nascoste). A scoprirla sono stati gli uomini della Squadra Mobile del Commissariato di Olbia, in seguito alla ricezione di una segnalazione circostanziata.
La storia è di quelle durissime: una giovane ragazza, minorenne all'epoca dei fatti, ha accusato padre e zio di averla ridotta in schiavitù e di aver subito abusi sessuali. Secondo quanto ricostruito dalla Polizia di Stato durante le indagini, la giovane sarebbe stata costretta a vivere in alcuni ruderi situati alla periferia di Olbia. Questa situazione sarebbe durata per due anni, fino alla segnalazione e alla successiva liberazione della ragazza e l'inizio della vicenda giudiziaria.
A seguire l'intera vicenda è stata l'associazione Prospettiva Donna, coordinata da Patrizia Desole. Il Centro Anti Violenza olbieseha preso in carico la ragazza, dandole sostegno psicologico, materiale e legale. Un sostegno che ha consentito alla ragazza di iniziare un percorso di affrancamento ed elaborazione della violenza: fattori, questi, importantissimi per sostenere il processo e il ritorno alla vita.
Le condanne decise dal Tribunale sono state molto severe: dieci anni di reclusione per lo zio e sette anni e mezzo per il padre. La difesa ha annunciato che ricorrerà in Appello.
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