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Pubblicato il 12 March 2021 alle 06:00
Olbia. "Le alghe tornano sulla spiaggia "a camionate". Comincia così la segnalazione di una cittadina di Pittulongu. La spiaggia oggetto della sua garbata osservazione, corredata di foto pubblicate sui social, è una delle spiagge di Olbia, Mare e Rocce, dove le alghe di posidonia "sedimentano ammucchiate e recintate per tutto l'inverno lungo il canale detto "di mitigazione"e poi, in procinto della bella stagione (ora) vengono "spalmate" sull'arenile col trattore e mezzi meccanici. A cosa serve tutto questo? Il lavoro naturale del mare che prende e dà, col suo moto continuo, diventa "meccanicizzato"dall'uomo...perché?". La domanda su come mai vengano utilizzati i mezzi meccanici per spostare le alghe dall'arenile non è nuova ed è pure lecita. La questione degli accumuli di posidonia spiaggiata sugli arenili, e il loro corretto spostamento al fine di consentire l'utilizzo delle spiagge durante la stagione estiva, è una questione lunga. Un annoso problema a cui si è deciso di dare una risposta con una specifica legge regionale entrata in vigore lo scorso anno. Già nel gennaio del 2019, ad Alghero, si era tenuta una tavola rotonda con studiosi, operatori e rappresentanti delle Istituzioni fortemente voluta e organizzata dalla deputata algherese Paola Deiana e dalla senatrice Virginia la Mura, rappresentati in Parlamento del Movimento 5 stelle- Tema centrale dei lavori era appunto la "Gestione della Posidonia oceanica spiaggiata e centri di stoccaggio". L'intento era quello di arrivare ad una proposta da presentare al Governo con il nobile fine di determinare una linea di azione comune da applicarsi su tutto il territorio italiano. Ad aprile dello stesso anno la parlamentare Deiana aveva depositato la sua proposta di legge "Interventi a favore della corretta gestione della Posidonia oceanica" per rispondere al meglio alle esigenze di quei comuni italiani che ogni anno si ritrovano ad affrontare il problema di pulizia e stoccaggio delle alghe. In Sardegna a risolvere la questione delle "antipatiche" alghe, almeno in tutti i comuni costieri dell'Isola, un anno dopo ci penserà direttamente il Consiglio regionale approvando la legge che prevede lo stoccaggio con l'utilizzo di mezzi meccanici della posidonia in zone idonee della stessa spiaggia, o in altri siti da individuarsi sempre nel territorio comunale; posidonia che dovrà essere riposizionata al suo posto al termine della stagione balneare. Come racconta Ansa Sardegna, in data 12 febbraio 2020, la proposta di legge del Psd'Az presentata da Franco Mula passa, dopo ore di discussione in Aula, con 30 voti favorevoli, 15 contrari e 7 consiglieri del Pd astenuti. L'utilizzo dei mezzi meccanici viene però criticato aspramente dai Progressisti che contestano anche l'intero impianto della legge. La consigliera Maria Laura Orrù in particolare esprime la sua contrarietà al "ricorso ai mezzi meccanici, nonché la responsabilità lasciata ai Comuni di operare in materia ambientale senza strumenti e senza fornire loro un adeguato supporto tecnico e scientifico". Anche il consigliere Roberto Li Gioi (M5S) annuncia una impugnazione della legge ( vedi qui) precisando "che la Costituzione prevede che lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali". A quel punto il capogruppo sardista Mula difende con forza il provvedimento definendo la posidonia spiaggiata "un materiale morto", mentre l'assessore della Difesa dell'Ambiente Gianni Lampis precisa che "nessuno ha dubbi sul fatto che la posidonia sia un elemento fondamentale per limitare l'erosione costiera, ma occorre capire anche quale sia la linea di confine in cui da strumento di tutela diventa motivo di problemi". A proposito di mezzi meccanici, questo è un aspetto cruciale della nuovo modus operandi approvato per lo stoccaggio della posidonia, è quindi importante sottolineare che la Legge regionale 21 febbraio 2020, n. 1 "Disposizioni sulla gestione della posidonia spiaggiata" al punto 6 recita: "Per lo svolgimento dell'attività di raccolta, spostamento e riposizionamento è consentito l'utilizzo di mezzi meccanici che non devono in alcun caso arrecare danno all'arenile. Solo qualora le caratteristiche del litorale lo consentano, è consentito l'utilizzo di mezzi meccanici aventi peso superiore alle 2,5 tonnellate. In tal caso, è comunque necessario ricorrere ad opportune misure di mitigazione degli impatti sull'arenile, volte alla migliore distribuzione del carico al fine di ridurre la pressione sul sottofondo sabbioso, quale, ad esempio, la riduzione della pressione di gonfiaggio dei pneumatici. È vietato l'utilizzo di mezzi cingolati". Una legge regionale che approva quindi l'ingresso nelle spiagge ai mezzi meccanici gommati per rimuovere del "materiale morto", ma se nelle stesse spiagge si entra con un fuoristrada, o con una moto enduro, per farsi solo ed esclusivamente un bel giretto da immortalare sui social sono multe salatissime. Lo sanno bene quei turisti che ogni anno vengono pizzicati a bordo dei loro fuoristrada sulle spiagge sarde dagli uomini del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Sardegna. Diversa però è la posizione del noto biologo marino Benedetto Cristo. L'olbiese, da sempre impegnato per lo studio delle specie marine e la salvaguardia del Golfo di Olbia, è convinto che a tal proposito potrebbero essere trovate migliori soluzioni eco-sostenibili per venire incontro alle esigenze degli operatori turistici e dei bagnanti. Rispettare le spiagge significa anche non turbare il loro ecosistema con mezzi meccanici. Nessuno infatti mette in dubbio che le alghe siano morte, ma bisogna invece ragionare sulla preziosa vita che esse custodiscono e proteggono. Non si tratta quindi di occuparsi solo di ciò che le alghe provocano con la loro "fastidiosa" presenza per i bagnanti, ma anche di ciò che esse svolgono nella loro naturale azione di contrasto all'erosione degli arenili e per la salvaguardia delle microspecie animali. "I mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge oltre ad essere invasivi distruggono anche la fauna interstiziale detta mesopsammon, cioè quella comunità animale (microinvertebrati) che vive tra i granelli di sabbia". Così ha dichiarato il biologo, proponendo in maniera equilibrata più di una soluzione per quelle che secondo lui dall'oltreoceano verrebbero tranquillamente classificate con il simpatico termine "pocket beach", ovvero spiagge a tasca, o spiagge tascabili. Quest'ultimo termine indica più precisamente quelle piccole spiagge di alto valore ambientale che caratterizzano gran parte delle coste della Sardegna. Secondo lo studioso i lavori di rimozione della posidonia potrebbero essere tranquillamente effettuati anche con mezzi più eco-sostenibili, ovvero con speciali setacci, carriole e personale debitamente formato e preparato, da assumersi anche attraverso le liste dedicate ai lavori socialmente utili. Una soluzione, quest'ultima, di alto valore sociale che sicuramente metterebbe al centro l'uomo e il suo stretto rapporto con la natura.
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